Garlasco esplode di nuovo, la mossa di Sempio ribalta l’inchiesta | L’avvocato parla di un situazione “da custodire gelosamente”

Garlasco esplode di nuovo, la mossa di Sempio ribalta l’inchiesta | L’avvocato parla di un situazione “da custodire gelosamente”

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Nel giallo Poggi torna la tensione: un silenzio strategico, un’impronta contestata e nuove analisi che possono cambiare tutto

Il caso di Garlasco non è mai davvero uscito dal cuore nero della cronaca italiana, ma nelle ultime settimane la tensione è tornata a farsi quasi tangibile. Una nuova inchiesta ha rimesso al centro della scena Andrea Sempio, nome rimasto per anni ai margini della vicenda, e oggi di nuovo indagato. Questa improvvisa accelerazione ha riaperto ferite mai rimarginate e acceso un dibattito che sembra riportare tutti all’estate del 2007, quando la giovane Chiara Poggi venne trovata senza vita nella villetta di via Pascoli. Nel nuovo clima di attesa e sospetto, ogni dettaglio pesa come una prova, ogni scelta processuale diventa un segnale.

È in questo vortice che si inserisce la decisione di Sempio di non rispondere alle domande dei magistrati. Una scelta che ha sorpreso molti, alimentando interpretazioni e tensioni. Ma per la difesa, guidata dall’avvocato Liborio Cataliotti, si tratta di una strategia perfettamente coerente con il quadro attuale delle indagini. Gli inquirenti stanno infatti riesaminando gli elementi storici del caso e affiancandoli a nuove perizie tecniche, mentre la famiglia Poggi attende da anni una ricostruzione definitiva di ciò che accadde nel cuore di quella villetta.

Il “vantaggio” difensivo e l’impronta 33: la mossa che scuote l’indagine

Cataliotti, intervistato da La Provincia Pavese, non usa mezzi termini: il silenzio del suo assistito è «un vantaggio che vogliamo custodire gelosamente». Secondo il legale, parlare ora sarebbe prematuro, perché la difesa non conosce ancora la linea dell’accusa né gli elementi che verranno utilizzati durante l’interrogatorio. La strategia, dunque, è attendere che il quadro probatorio venga svelato prima di muovere qualsiasi passo.

Il difensore affronta poi uno dei nodi più controversi dell’intera vicenda: l’impronta 33, la traccia palmare individuata nel 2007 vicino alla scala della taverna, dove fu trovato il corpo di Chiara. La procura di Pavia, alla luce delle nuove perizie del 2025, sostiene che l’impronta sia compatibile con il palmo di Sempio grazie a 15 minuzie dattiloscopiche, superando le 12 considerate sufficienti per una coincidenza. Una conclusione che ha riacceso il caso e alimentato un dibattito tecnico complesso.

Ma la difesa frena: non chiederà alcuna nuova perizia finché non saranno resi noti gli esiti dell’analisi Bpa sulle macchie di sangue, parte centrale dell’incidente probatorio in corso. E intanto diversi tecnici contestano l’identificazione, sostenendo che l’impronta non sarebbe abbastanza nitida e che alcune presunte corrispondenze potrebbero derivare da irregolarità del muro o dall’intonaco, e non dal palmo dell’indagato.

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Le prossime mosse e l’attesa per gli esiti scientifici: il giallo si riapre

Gli sviluppi più attesi riguardano proprio le analisi ematiche e gli ulteriori accertamenti disposti dalla procura. Finché non saranno disponibili, la posizione di Sempio resterà in sospeso, appesa a un equilibrio fragile fatto di prudenza, strategie processuali e valutazioni scientifiche contrapposte. Il suo silenzio, interpretato da alcuni come una chiusura, appare invece per la difesa come un modo per proteggere l’unico margine di manovra ancora disponibile.

Intanto la vicenda continua a scuotere l’opinione pubblica, che dopo diciotto anni si ritrova davanti a un caso che sembrava ormai fissato nella memoria collettiva. La riapertura dell’inchiesta, l’impronta 33, le nuove perizie e il silenzio dell’indagato riportano tutto a un punto di tensione che molti credevano superato. E mentre gli esperti discutono, le famiglie coinvolte attendono. Perché nella storia di Garlasco ogni nuovo elemento rischia di cambiare la prospettiva, riaprire domande e ridisegnare scenari che si pensavano archiviati.