Garlasco, Gioielli sporchi di sangue mai esaminati: tracce anche sul telefono | è rimasto nascosto per anni
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L’inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 nella villetta di famiglia a Garlasco, torna nuovamente al centro dell’attenzione giudiziaria. In vista dell’incidente probatorio fissato per il 18 dicembre, stanno emergendo nuovi elementi che potrebbero incidere sulla ricostruzione della dinamica dell’aggressione, rimasta per anni oggetto di interpretazioni contrastanti.
Da un lato, la Procura ha disposto ulteriori approfondimenti su un reperto già noto ma finora considerato marginale: il telefono fisso dell’abitazione. Dall’altro, i consulenti della famiglia Poggi hanno riportato l’attenzione su una serie di accessori indossati dalla vittima, presenti sulla scena del crimine ma mai sottoposti ad accertamenti genetici completi. Due filoni distinti che ora convergono nello stesso appuntamento giudiziario.
Il telefono fisso e la nuova analisi della traccia di sangue
Il telefono dell’abitazione di via Pascoli era stato repertato già nel 2007. All’epoca, una piccola goccia di sangue individuata sotto la cornetta era stata considerata secondaria e interpretata come una possibile infiltrazione avvenuta con la cornetta abbassata. Questa lettura aveva portato a escludere il reperto da un’analisi approfondita sulla dinamica dell’aggressione.
La situazione è cambiata nel 2025, quando la Procura ha disposto una nuova Bloodstain Pattern Analysis (BPA), affidata ai RIS. Le analisi hanno evidenziato che la traccia presenta un’inclinazione di circa 19 gradi, un dettaglio ritenuto compatibile con una cornetta sollevata al momento della caduta della goccia di sangue.
Secondo questa ricostruzione, Chiara Poggi potrebbe aver tentato di effettuare una chiamata durante l’aggressione o nelle sue fasi iniziali. Un elemento che, se confermato, escluderebbe l’ipotesi di un attacco completamente improvviso e suggerirebbe una dinamica articolata in più fasi, con un lasso di tempo sufficiente per un gesto di richiesta d’aiuto.

I “gioielli dimenticati” e le lacune negli accertamenti
Parallelamente, i consulenti della famiglia Poggi hanno riportato l’attenzione su quelli che definiscono i “gioielli dimenticati”. Si tratta degli accessori indossati da Chiara al momento dell’omicidio: due orecchini, di cui uno perso durante l’aggressione e ritrovato sulla scena, una catenina con ciondolo a forma di dente di squalo, alcuni braccialetti al polso destro, un orologio al polso sinistro e una cavigliera.
Nel 2007, questi oggetti furono esaminati dai carabinieri del RIS di Parma su delega della Procura. Tuttavia, secondo quanto riferito oggi dai consulenti, non tutti gli accessori furono sottoposti a prelievi biologici, nonostante la presenza di tracce visibili. In particolare, braccialetti e orologio, pur risultando imbrattati, non furono analizzati dal punto di vista genetico.
Questa scelta viene oggi indicata come una lacuna investigativa. La richiesta di approfondire quegli oggetti non è nuova: risale infatti al primo grado d’appello del 2011, quando Alberto Stasi venne assolto. All’epoca, però, la richiesta fu dichiarata inammissibile.
Nemmeno la riapertura del fascicolo nel marzo 2025, con l’iscrizione di Andrea Sempio nel registro degli indagati, ha portato a nuovi accertamenti su quei reperti. Nel frattempo, gli accessori sono stati restituiti alla famiglia di Chiara Poggi, rendendo oggi più complessa qualsiasi nuova analisi diretta.
Le conclusioni delle analisi sul telefono e le valutazioni sollecitate dai consulenti sui gioielli confluiranno nell’udienza del 18 dicembre. Un passaggio cruciale, chiamato a valutare elementi che per anni sono rimasti sullo sfondo dell’inchiesta e che ora tornano a interrogare una vicenda giudiziaria tra le più discusse e controverse della cronaca italiana.
