Un impianto per la produzione di bio diesel. O, come lo definisce Eni, di green diesel, carburante prodotto partendo da materie organiche. Parliamo di Gela, dove il colosso italiano degli idrocarburi ha riconvertito lo storico impianto di raffinazione: abbandonando i metodi classici di produzione utilizzerà la tecnologia Ecofining, sviluppata nei laboratori Eni in collaborazione con Honeywell-Uop che permette, secondo l’azienda, una riduzione delle emissioni di gas serra del 60 per cento. Nell’impianto, che Eni ha ribattezzato green refinery, si produrrà oltre al green diesel anche green nafta e gpl, tutti ricavati da materie organiche.
La riconversione è costata finora 322 milioni di euro, ed è stata concordata da Eni, sindacati, governo centrale e al comune di Gela, alla provincia di Caltanissetta e alla regione Siciliana attraverso un protocollo d’intesa sottoscritto al ministero per lo Sviluppo economico il 6 novembre del 2014, per un investimento globale di 2,2 miliardi di euro. Il nuovo impianto, il secondo di questo tipo in Europa dopo quello di Marghera nei pressi di Venezia, presenta una capacità di lavorazione di circa 720 mila tonnellate annue di oli vegetali ed una produzione di 530 mila tonnellate annue di bio diesel. Come materia prima vengono utilizzati oli esausti, grassi animali, oli di palma, da alghe e rifiuti. La green refinery di Gela è una delle poche bio-raffinerie al mondo ad elevata flessibilità operativa nel rispetto dei requisiti dell’economia circolare.