A Gela, sequestrata una società di Eni che cura le bonifiche dell’acqua. Secondo le indagini tecniche svolte dai consulenti dei pubblici ministeri non sarebbe stato rispettato il piano del ministero dell’Ambiente in merito alla bonifica delle acque di falda. Dagli accertamenti sono risultate alte concentrazioni di manganesio, idrocarburi e mercurio nelle acque che poi finiscono in mare o nei terreni. E secondo Legambiente Sicilia “l’Eni si conferma uno dei maggiori nemici del clima, un’azienda il cui profitto si fonda sull’estrazione e lo sfruttamento di fonti fossili e che è nota a livello nazionale e mondiale per le sue pratiche inquinanti e di greenwashing”.
“Territorio fortemente compromesso da Eni”
Legambiente sostiene che “il territorio di Gela è stato fortemente compromesso proprio dall’attività di Eni. Qui, infatti, fin dagli anni sessanta il polo petrolchimico del colosso italiano ha inquinato l’aria, il suolo, le falde e la città, danneggiando fortemente la salute delle cittadine e dei cittadini. E la situazione resta tutt’ora difficile a causa delle bonifiche che procedono a rilento”. Legambiente annuncia la costituzione di parte civile e rivolge un invito all’università Kore di Enna, partner di Eni, “a mettere in cattedra chi davvero opera per la transizione ecologica e la tutela dell’ambiente. Nello scorso mese di aprile, infatti, Legambiente Sicilia aveva chiesto all’università Kore di Enna di recedere dall’accordo di collaborazione con Eni per avviare e rinnovare il corso di Laurea Magistrale in Ingegneria per l’ambiente e il territorio presso la sede distaccata di Gela. Ma a questo corso, la Kore ha aggiunto un Master universitario di II livello in Protezione dell’ambiente e riqualificazione delle aree industriali e un corso di laurea professionalizzante in Tecnologie per il costruito e la sostenibilità ambientale nella sede Macchitella Lab. Ci chiediamo come si possa conciliare questa collaborazione di Eni con l’Universita Kore ed i suoi programmi formativi per i giovani con le notizie di oggi e con lo scarso impegno che Eni continua a dimostrare nel territorio di Gela”, conclude Legambiente.
La posizione di Eni
Eni ha inviato in serata una nota in merito al sequestro. “Eni prende atto dei provvedimenti adottati dall’autorità giudiziaria rispetto all’impianto TAF a Gela. La società, riservandosi ogni opportuna valutazione in sede processuale, conferma di avere sempre operato nel rispetto dei requisiti di legge e ribadisce che continuerà ad interloquire con la magistratura assicurando la massima cooperazione”.