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Geotrans, il rilancio dopo la mafia. “Non ci davano credito, oggi cresciamo”

Bilancio positivo per il primo anno di attività dell'azienda strappata alla mafia e riassegnata agli ex lavoratori. Secondo il presidente Faro "la cooperativa migliora in tutti i sensi", ma per un vero rilancio serve la collaborazione di tutti. Oltre a procedure più snelle

Sedici mesi fa la Geotrans veniva assegnata a una cooperativa di ex-lavoratori, “tra i primissimi casi in Sicilia di un’azienda confiscata alla mafia che riesce a completare questo iter”. Un anno dopo l’impresa di trasporti cammina sulle sue gambe, “con un fatturato di cinque milioni di euro e dipendenti in crescita, con 14 assunzioni nell’ultimo anno”. A raccontare l’esperienza della società catanese è Maurizio Faro, presidente del Cda di Geotrans Società Cooperativa, la realtà che dal 24 febbraio 2022 ha ottenuto l’assegnazione del bene confiscato alla famiglia Ercolano, ovvero il vertice di Cosa Nostra a Catania insieme a Santapaola.

“C’erano pregiudizi su una azienda confiscata”

Durante questi sedici mesi non sono mancati momenti difficili. “Abbiamo passato dei brutti periodi, in cui nessuno voleva lavorare con noi, perché eravamo un’azienda confiscata, c’erano forti pregiudizi. Grazie al nostro lavoro siamo riusciti ad abbattere questi ostacoli, ma c’è ancora molto da fare”. Secondo Faro infatti “per il settore trasporti cinque milioni di fatturato non è una grossa cifra, ma se consideriamo che siamo in attività soltanto da un anno possiamo ritenerci soddisfatti”, spiega. È infatti passato poco più di un anno dalla partenza del workers buyout (impresa rigenerata dai lavoratori), e oggi “la cooperativa è in crescita in tutti i sensi. Siamo riusciti a chiudere dei contratti con delle realtà importanti a livello nazionale, che ci hanno permesso di incrementare il personale”, prosegue Faro. Le assunzioni, sottolinea, seguono uno strategia precisa. “Il nostro obiettivo primario è creare nuovi posti di lavoro. Complessivamente stiamo andando bene, ma abbiamo ancora dei margini di miglioramento da qui alla fine del 2023”. E non è un caso che in pochissimi riescano a completare questo iter.

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Meccanismo “farraginoso”

I primi in assoluto a ottenere l’assegnazione di un’azienda confiscata, nel lontano 2011, sono stati i lavoratori della cooperativa Ericina di Palermo, che produce calcestruzzo per l’edilizia e l’ingegneria civile. Segno di un sistema che gli addetti ai lavori non esitano a definire “farraginoso“, anche a causa dei diversi livelli amministrativi coinvolti. Ad aprire la pista nella parte orientale dell’Isola è stata proprio Geotrans. Conquistare la gestione dell’azienda, però, è soltanto un primo passo. Dopo bisogna farla funzionare, osserva Faro, guardando con pragmatismo ai numeri. Per quanto riguarda il personale, invece, “oggi diamo lavoro complessivamente a 32 persone, che permettono all’azienda di coprire tutto il territorio nazionale, anche se nell’ultimo anno abbiamo puntato soprattutto sulla Sicilia”.

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La storia della Geotrans

Ottenere il controllo dell’azienda non è stato semplice per i lavoratori. L’iter governativo infatti è lungo e complesso. La storia inizia nel 2014, con il sequestro di due società al clan Ercolano, Geotrans Srl e Geotrans Logistica Frost. Nel 2019 arriva la confisca definitiva, con il passaggio della proprietà all’Agenzia nazionale dei beni confiscati. Gli ex lavoratori di Geotrans, guidati dall’amministratore giudiziario Luciano Modica, iniziano l’iter per ottenere la gestione dell’azienda. La formula scelta è quella della società cooperativa, con la partecipazione in una prima fase della cooperativa Finanza e Imprese, partecipata e vigilata dal Ministero dello Sviluppo Economico, che da statuto “ha lo scopo di promuovere la nascita e lo sviluppo di imprese cooperative di produzione e lavoro e di cooperative sociali”. Tra i soci ci sono anche Invitalia, AGCI, Confcooperative, Legacoop e altre 325 imprese cooperative. Spalle coperte, insomma. Perché l’assegnazione dell’azienda diventi definitiva, però, bisogna aspettare il 22 febbraio 2022. Calendario alla mano, un percorso amministrativo e burocratico lungo quasi dieci anni.

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Necessaria “rete di protezione”

Essenziale perché l’iter vada a buon fine, sottolinea Faro, la presenza di una “rete di protezione” sul territorio, per aiutare le aziende confiscate e riassegnate a camminare con le proprie gambe. Da questo punto di vista, secondo il presidente, nel catanese “ci sono grossi margini di miglioramento”. Su questo fronte Geotrans ha avviato diverse interlocuzioni, anche nel mondo datoriale. “Quello della rete di protezione è un tema su cui stiamo lavorando, sia con Legacoop che con altri partner”. Faro è fiducioso. “Nei prossimi sei mesi contiamo di superare i nostri obiettivi. Si può fare, ma bisogna sapere che non si fa da soli”.

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Valerio Musumeci
Valerio Musumeci
Valerio Musumeci, giornalista e autore. Nel 2015 ha esordito con il pamphlet storico-politico "Cornutissima semmai. Controcanto della Sicilia buttanissima", Circolo Poudhron, con prefazione della scrittrice Vania Lucia Gaito, inserito nella bibliografia del laboratorio “Paesaggi delle mafie” dell'Università degli Studi di Catania. Nel 2017, per lo stesso editore, ha curato un saggio sul berlusconismo all'interno del volume "L'Italia tradita. Storia del Belpaese dal miracolo al declino", con prefazione dell'economista Nino Galloni. Nel 2021 ha pubblicato il suo primo romanzo, "Agata rubata", Bonfirraro Editore.

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