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Giovani, diritto allo studio e affitti troppo alti. La protesta si fa in tenda

Il diritto allo studio sembra compromesso dal caro affitti in molte città. Gli stipendi dei genitori non riescono a coprire le spese e spesso gli studenti diventano lavoratori per camparsi. Un nuovo scontro generazionale è in atto. La protesta è partita. Non chiamateli choosy

Li hanno definiti sdraiati. Li hanno accusati di voler trascorrere la propria vita sul divano e loro si sono messi in tenda. Perché oggi un divano in città costa caro. Il diritto allo studio è sancito dalla Costituzione ma gli universitari si sono dovuti accampare davanti agli atenei per farsi ascoltare. E intanto il governo Meloni ha annunciato di aver ritirato l’emendamento che avrebbe destinato 660 milioni di euro a sostegno degli studenti, scongiurando il rischio che questo fosse dichiarato inammissibile. Un passo falso che aizza ulteriormente lo scontro politico. Ma nel tentativo di cavalcare la rabbia per il caro-affitti si rischia grosso e difatti, il fronte studentesco ha fischiato anche il leader della Cgil, Maurizio Landini, segno tangibile di una contestazione che esige risposte vere, non slogan.

La tenda davanti all’ateneo

Un recap è d’obbligo. Tutto è cominciato con Ilaria Lamera. È lei la 23enne, iscritta al Politecnico di Milano che pochi giorni fa ha incontrato il sindaco Beppe Sala, bucando la generale indifferenza della politica. Lamera per mesi ha vanamente cercato una stanza in città ma non trovando nulla sotto i 700 € (spese escluse, ovviamente), stufa di dover fare la pendolare con Bergamo, ha piantato la tenda davanti all’ateneo. Scatenando un casino.

Criminalizzare gli studenti

Secondo i dati Istat, in Sicilia si contano un milione e 157 mila abitazioni inutilizzate ovvero il 36 per cento del totale, con alcuni comuni delle aree interne che superano il 70 per cento ma risalendo la linea della palma, nelle città universitarie la musica è ben diversa, al punto che il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha affermato che “il problema del caro affitti è grave ma tocca le città governate dal centrosinistra”, lì dove “non sono state attivate dalle giunte comunali politiche a favore dei giovani e degli studenti”. Ma le polemiche bisogna anche saperle cavalcare e un altro membro dell’esecutivo, la ministra dell’Università, Anna Maria Bernini, non ha nascosto la propria ira per essere stata scavalcata mentre il sindaco di Firenze, Dario Nardella, ha incolpato Valditara di voler “criminalizzare gli studenti”.

700 euro al mese

I numeri parlano chiaro. Secondo i dati Istat, i prezzi delle camere singole risultano aumentati di ben 11 punti percentuali rispetto al 2021, e di 13 punti rispetto al 2022, fino a raggiungere un costo medio mensile di 539 euro e annuale di 6.468 euro con picchi massimi nelle grandi città come Milano, Padova, Roma, Firenze e Bologna, che hanno toccato affitti mensili anche di 700 euro al mese. A queste cifre, gli studenti sono fuori chiaramente budget e intanto, i proprietari convertono i propri immobili in bnb, al punto che Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, a sua volta invoca una proposta di legge per regolarizzare gli affitti brevi e le piattaforme online, fermando “il gran danno della ricettività irregolare ai danni di chi paga le tasse”.

Il Papa e il presidente della Repubblica

Persino Papa Francesco e il presidente Mattarella sono intervenuti sul tema, dichiarando che “servono correttivi al mercato e stipendi più alti per i giovani” e nuove “politiche abitative, fiscali e sociali” ma intanto, affiorano storie aberranti: a Milano c’è chi affitta “mezzo letto matrimoniale a 350 euro” e chi vive con “otto sconosciuti in 140 metri quadrati” mentre anche diverse zone dell’hinterland hanno affitti decuplicati e fuori controllo.

Non chiamateli più choosy

Ammettiamolo, Milano è anche un miraggio. Una tappa per molti obbligatoria, un traguardo considerato inevitabile per diventare “adulti”, mescolando il sacrosanto diritto allo studio con la necessità di trovarsi nella città più alla moda d’Italia, fra le fiere del mobile, le sfilate degli stiliti e gli influencer. Tutto ciò ha innescato una gigantesca bolla immobiliare che aveva spinto il governo ad intervenire. E in attesa che le promesse d’aiuto si concretizzino, la protesta non si ferma. E per favore, adesso non chiamateli più choosy.

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Francesco Musolino
Francesco Musolino
Francesco Musolino (Messina, 1981), giornalista culturale e scrittore. Collabora con diverse testate nazionali occupandosi di libri, società e tecnologia. Nel 2019 ha esordito con il romanzo L'attimo prima (Rizzoli, 2019). Nel 2022 ha pubblicato il noir mediterraneo Mare Mosso (Edizioni e/o). Ideatore del progetto lettura no profit @Stoleggendo, collabora con la Scuola Holden.

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