Giustizia lumaca, in Sicilia nel 2023 risarcimenti per oltre 7 milioni di euro

Giustizia lumaca, in Sicilia nel 2023 risarcimenti per oltre 7 milioni di euro

Giustizia troppo lenta e diritti dei cittadini “negati”:sono oltre sette i milioni di euro erogati come risarcimenti perdurata irragionevole dei processi in Sicilia.Il dato, che si riferisce all’anno giudiziario 1 luglio 2022-30 giugno 2023, è contenuto nelleRelazioni sull’amministrazione della Giustiziarelative alle quattrocorti d’Appello siciliane(Palermo, Catania, Caltanissetta e Messina) ma è un dato incompleto perché non contempla quello relativo aldistretto giudiziario etneoche, interpellato daFocuSicilia, ci riferisce che non è disponibile. Quello dellagiustizia lumacanon è un problema solo siciliano. Ilministero della Giustiziaci dice che al 30 giugno 2023 era “a rischio Pinto” il 27,7% dei processi attualmente in corso a livello nazionale. Il riferimento è alla legge n. 89/2001 (cosiddetta legge Pinto e successive modifiche) che ha previsto ildiritto all’equa riparazioneper il mancato rispetto deltermine ragionevole di durata del processo. Il termine didurata ragionevolesi considera rispettato se il processo non eccede la durata ditre anni in primo grado, di due anni in secondo grado e di un anno nel giudizio di legittimità.Se la Giustizia va troppo a rilento, ecco che lo Stato viene chiamato a risarcire il cittadino per ildanno derivato dal ritardo.Solo nel distretto diPalermo,nell’anno giudiziario 2022-2023, sono stati erogati risarcimenti per 1,3 milioni di euro. Il dato, spiega il Presidente della Corte d’Appello di Palermo,Matteo Frasca,risulta addirittura in flessione del 48% rispetto all’anno precedente. Tuttavia ha fatto registrare un’impennata del +216% rispetto al 2016 quando attraverso i 67 decreti di liquidazione erano statierogati “appena” 373 mila euro. Presso laCorte d’Appello di Catania,al momento sono 497 le istanze per equa riparazione che attendono una risposta. Dopo il picco raggiunto nell’anno giudiziario 2011-2012 con oltre quattromila richieste di risarcimento pendenti, la Corte d’Appello nissena è riuscire invece ad invertire la rotta e aridurre in maniera significativa la mole di richieste.Sono 136 i procedimenti sopravvenuti, 133 quelli definiti e appena 37 quelli attualmente pendenti.FocuSiciliaha richiesto al distretto giudiziario nisseno il dato sui risarcimenti liquidati. Sono 110 i decreti emessi complessivamente nell’anno giudiziario 2022-2023e 596 mila euro erogati a titolo di ristoro. Ben 5,1 milioni di euro, invece, sono stati liquidati a titolo di risarcimento nel distretto diMessinanel 2023, a fronte dei 4,5 milioni del 2022. Come perCatania,anche per il distretto giudiziario messinese, a colpire non è solo il dato relativo all’entità dell’indennizzo economico riconosciutoma anche quello della mole delle richieste pendenti. Ben 566, ovvero oltre la metà del dato complessivo regionale. Ma a rischio Pinto, in realtà, è il 39% dei processi al momento in corso presso laCorte d’Appello di Messinasecondo quanto scrive lo stesso PresidenteLuigi Lombardonella sua Relazione. “Nonostante i correttivi introdotti nel tempo – si legge nel documento –  per tentare di razionalizzare i ruoli civili (si pensi alla previsione di udienze monotematiche o alla creazione di ruoli specializzati) e sebbene laproduttività dei magistratipossa definirsi mediamente adeguata ed in taluni casi assolutamente straordinaria, i tempi di definizione dei processi superano ancora troppo spesso i parametri previsti dalla cosiddetta legge Pinto”. Il pensiero va inevitabilmente allariforma Cartabiache aveva posto l’ambizioso obiettivo, purtroppo non ancora pienamente raggiunto, di una Giustizia più equa ma soprattutto più veloce ed efficiente. Il vicepresidente della Commissione Giustizia alla Camera, Federico Cafiero De Raho, proprio qualche giorno fa, ha ricordato chein Italia ci sono 10,6 magistrati ogni 100 mila abitanti,a fronte della media dei 18 ogni 100 mila abitanti dei Paesi europei. Le carenze della Giustizia italiana, tuttavia, non possono ricondursi esclusivamente alnumero insufficiente di magistratiin servizio. Sono imputabili piuttosto ad un sistema ancora troppo farraginoso che stenta adare risposte tempestive ai cittadini che chiedono giustizia.