Granchio, quello blu minaccia mari e bagnanti. “Mangiamolo” ma non basta

Per gli esperti è “unamacchina da guerra“, che se lasciata libera di agire “puòeliminare intere speciedai nostri mari, provocando danni enormi all’ecosistema e a comparto della pesca”. Parliamo delgranchio blu,ufficialmenteCallinectes sapidus, una“specie aliena“di crostaceo sempre più diffusa sulle coste italiane, dove sta causando seri danni. “La sua vittima preferita sono i mitili,cozze e vongole, che riesce ad aprire con grande facilità, ma si nutre anche di altre specie autoctone”, spiega aFocuSiciliaFrancesco Tiralongo,ricercatore delDipartimento di Scienze Biologiche dell’Università di Catania. Una situazione che mette in ginocchio il settore dellamitilicoltura. “A essere colpito è soprattutto ilNord, in particolare ilVeneto, con circa tremila coltivatori colpiti nei centri diScardovarieGoro“, spiega l’esperto. Il dossier è finito sul tavolo delgoverno Meloni, che neldecreto Assetapprovato nei giorni scorsi ha stanziato2,9 milioni di euro“per incentivare i soggetti che si dedicano alla cattura e allo smaltimento” del pericoloso crostaceo. Leggi anche –Sicilia, centinaia di specie aliene. E il “cimicione” ora minaccia il pistacchio Secondo l’esperto,Callinectes sapidusè una vecchia conoscenza dei mari italiani. “Le prime segnalazioni risalgono al 1947/49, aTriestee inGrecia. È probabile che il granchio sia arrivato nel Mediterraneo dall’Atlantico, ‘agganciandosi’ alle grandi navi”. Unaintroduzione involontariache per decenni, spiega Tiralongo, non ha creato grandi problemi. “L’exploit si è verificato negli ultimi anni, quando ilgranchio blusi è moltiplicato sempre più, forse a causa dell’aumento delle temperature nei nostri mari”. Un effetto indesiderato delriscaldamento globale, insomma. “Questa specie in genere oscillatra i 70 e i 300 grammi, ma sono stati osservati anche esemplari da un chilo. La larghezza massima misurata, dalla punta di una chela a un’altra, è stata dimezzo metro“, dice il ricercatore. In genere, tuttavia, le dimensioni sono più modeste. “Anche questo è un problema, perché le pezzature più richieste sulmercato alimentaresono proprio quelle più grandi”. Leggi anche –Centinaia di specie aliene nella banca dati messa a punto da Catania e Malta Paradossalmente, infatti, ilCallinectesè una risorsa alimentare. Secondo l’ultimo rapporto annuale su Pesca e acquacoltura, realizzato dall’Osservatorio sulla pescadel Mediterraneocon il sostegno dellaRegione siciliana, “alcuni insediamenti di Nis [specie aliene, ndr] originarie dell’Atlantico tropicale che potrebbero essere interessanti per lapesca costiera siciliana“. Il granchio blu, in particolare, viene consumato sul litorale di Trapani. “Le carni sonobuone da mangiare, io stesso le ho provate in diverse preparazioni”, conferma Tiralongo. Al momento, tuttavia, il mercato è saturo a causa dellasovrappopolazione. “Parliamo di milioni e milioni di esemplari, che non hanno nemici naturali e che si riproducono molto velocemente. È stato calcolato che in un giorno è possibile pescarnefino a 120 quintali“. Simili quantità, unite alla piccola pezzatura, hanno portato a un crollo verticale del prezzo. “Al Nord il prezzo del crostaceo è sceso a 50 centesimi al chilo, quindi alleimbarcazioninon conviene nemmeno più pescarlo”, dice l’esperto. SecondoColdirettiinvece, una soluzione per contenere l’eccessiva diffusione del granchio è proprio il suoconsumo alimentare. Il problema del granchio blu non è da poco e Coldiretti lo definisce una“calamità naturale che mina la sopravvivenza dell’economia ittica di molte regioni”. Mangiarlo significherebbe trasformare quella che è una “calamità in un’opportunità”. Secondo l’associazione deli consumatori infatti il granchio blu haproprietà nutrizionaliimportanti, “grazie a una presenza forte divitamina B12, estremamente preziosa per l’organismo umano ma ha anche un sapore delicato e gustoso”. Si può fare di tutto: dal granchio blu al rosmarino all’insalatina di granchio alla veneziana fino agli spaghettoni all’aglio saltati al granchio. I prezzi per si aggirano intorno ai dieci euro al chilo. Leggi anche –Specie aliene invasive, seminari Unict: “Perso il 5% del Pil mondiale” I danni allafiliera ittica, come detto, sono gravi. Lecozzevengono vendute a circa2,5 euro al chilo all’ingrosso e a quattro euro al dettaglio, mentre levongolevanno dai16 euro al chilo all’ingrosso ai 25 euro al dettaglio. “È chiaro che nemmeno lo sfruttamento commerciale del granchio blu può compensare queste perdite”, chiarisce Tiralongo, secondo cui lostanziamento del governoè “necessario” ma sul lungo periodo rischia di essere insufficiente. “Serviranno sicuramente altre risorse, perché come detto gli allevamenti di mitili del Nord sono devastati”. Nemmeno ibagnantisono al sicuro. “Il granchio usa le sueforti chele per rompere i gusci, e puòferire anche gli esseri umani“. Il suggerimento per i bagnanti è di “fare attenzione”, per evitare di mettere i piedi sopra i crostacei e rischiare “morsi”. “Purtroppo ilCallinectesrappresenta ungrave problema. Occorre affrontarlo in modo serio e scientifico, perevitare danni irreparabili“, conclude Tiralongo.