Anziani con più di 75 anni che soffrono di almeno tre malattie croniche, mortalità infantile sopra la media, bassa speranza di vita oltre i 65 anni, alimentazione inadeguata e stili di vita sedentari: sono questi i principali ‘mali’ dei siciliani in materia di salute, fotografati dall’Istat nell’ultimo rapporto Benessere equo e sostenibile (Bes) 2022. In questi indicatori in particolare, sui 15 presi in esame, la Sicilia presenta delle evidenti criticità in quanto si distacca maggiormente dalla media nazionale. Guardando all’intera nazione, l’Istituto di statistica aveva osservato proprio nel 2019 un netto miglioramento delle condizioni generali di salute rispetto al decennio precedente, ad eccezione della mortalità per demenze e malattie del sistema nervoso negli anziani. Poi è arrivata la pandemia, che ha inferto un colpo molto duro alle condizioni di salute raggiunte negli anni precedenti: così, già nel 2020 si era ridotta di un anno la speranza di vita alla nascita, che era di 83,2 anni nel 2019 e che, pur in risalita, nel 2022 è ancora a 82,6 anni.

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In Sicilia resta bassa la speranza di vita alla nascita
Un bambino che nasce nel 2022 può aspettarsi di vivere in buone condizioni di salute fino a 60,1 anni: è la “speranza di vita in buone condizioni”, nel 2021 ammontava a 60,5 anni e nel 2020 a 61, a fronte di 58,6 nel 2019. L’indicatore ha subito delle “turbolenze eccezionali”, secondo Istat, con la flessione degli ultimi tre anni dovuta allo shock pandemico e a livello territoriale “si conferma nel 2022 lo svantaggio del Sud”. Osservazione riscontrata in particolare in Sicilia dove il relativo indicatore è di 7,4 punti contro la media nazionale di dieci. Se da una parte, tuttavia, l’Italia ha riguadagnato nell’ultimo anno le posizioni perse nel 2020 e il Paese si è attestato nuovamente al terzo posto dopo Spagna e Svezia nella graduatoria dei paesi Ue per livello di vita media, dall’altra “in nessuna regione si ripristinano i livelli di vita media attesa del 2019”. La speranza di vita alla nascita (indipendentemente dalle condizioni di salute) vede ancora disparità territoriali tra le varie macroaree d’Italia, dove la media è di 82,5 anni. In Campania si conta di arrivare a 80,9 anni, quasi tre anni in meno di Trento, dove si vive fino a 84 anni. La Sicilia supera di poco gli 81 anni, la seconda regione con il dato più basso d’Italia.

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Benessere psicologico: i più colpiti tra i 20 e i 34 anni
La pandemia, con le sue restrizioni alla mobilità e e le limitazioni imposte alla vita sociale e relazionale, ha influito “sulla componente psicologica ed emotiva della salute” in maniera molto evidente soprattutto tra i più giovani, scrive l’Istat. In Sicilia l’indicatore della salute mentale arriva a 68,6 punti (punteggio medio standardizzato), identico a quello del Mezzogiorno, mentre in Italia è mediamente superiore (69), a Bolzano è il più alto (72,8) e in Campania il più basso (67,7). Un indice considerato dall’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) come componente essenziale della salute, e che decresce con l’età, indicando condizioni peggiori tra i più anziani e in particolare tra le donne. Il fatto più rilevante sottolineato dall’Istituto e documentato anche da Oms e Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) è il “forte contraccolpo subito dai più giovani in termini di benessere psicologico negli ultimi due anni”, con “i ragazzi nelle fasce di età tra 20 e 34 anni che nel 2022 mostrano un livello di benessere mentale inferiore rispetto alle persone di 35-44 anni, un marcato peggioramento solo in parte riassorbito nel 2022”.
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Salgono i morti “evitabili”: ma è colpa del Covid
I tassi di mortalità sia prevenibile che evitabile fanno registrare le situazioni più critiche in Campania, Sicilia e Molise. Va molto meglio in Lazio e Piemonte. L’indicatore fa riferimento alle persone che potrebbero essere salvate con stili di vita più salutari e riducendo fattori di rischio ambientali, oppure con un’assistenza sanitaria adeguata e accessibile. Anche stavolta la pandemia ha giocato un ruolo decisivo e con l’incremento del numero dei decessi, molti dei quali riconducibili al gruppo delle “cause evitabili”, nel 2020, “per la prima volta dopo un lungo periodo di riduzione – sottolinea Istat – si rileva un incremento, seppure lieve, del tasso di mortalità evitabile”. In Sicilia l’indicatore è di 18,8 (percentuale su 10 mila residenti tra 0 e 74 anni), più alto di quello nazionale di 16,6. Resta elevato in Sicilia anche il tasso di mortalità infantile, che raggiunge 3,3 punti contro i 2,5 della media nazionale. Il fenomeno a livello nazionale è stabile, ma ci sono delle differenze territoriali e la Sicilia, così come la Sardegna, vede una diminuzione, come nelle regioni del Nord-est.

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Vita sedentaria e alimentazione inadeguata
Troppi siciliani non svolgono alcun tipo di attività fisica nel tempo libero, come passeggiare per almeno due chilometri, nuotare, o andare in bicicletta: l’indicatore di “sedentarietà” è infatti straordinariamente più elevato che nel resto d’Italia: 57,7 per cento contro la media nazionale del 36,3 per cento. In Italia sono le donne ad essere più sedentarie degli uomini (38,8 per cento contro 33,7 per cento) e la pigrizia aumenta con l’età. Riguarda infatti “due persone su dieci tra gli adolescenti e i giovani fino a 24 anni, fino a quasi sette persone su dieci tra la popolazione di 75 anni e più”, secondo Istat. Ma il trend sembra incoraggiante e si osserva “nel 2022 una ripresa della pratica sportiva, specialmente di tipo continuativo, che si era molto ridotta specialmente nel 2021”. L’aumento è avvenuto specialmente tra i giovanissimi di 14-19 anni. L’indicatore che rispecchia una adeguata alimentazione resta basso in Sicilia: 12,1 per cento contro il 16,8 per cento nazionale. Viene calcolato considerando quanti consumano almeno quattro porzioni di frutta e verdura e in questo le regioni del Centro e del Nord hanno stili alimentari più sani. Cresce infine, ma non particolarmente in Sicilia – dove l’indicatore è del 9,2 per cento contro il 15 nazionale) il consumo di alcol a rischio, con comportamenti eccessivi, come concentrare in un’unica occasione l’assunzione di sei e più unità alcoliche di una qualsiasi bevanda (cosiddetto bringe drinking).