I vini siciliani nella classifica dei migliori cinquanta d’Italia
Il Best Italian Wine Awards elegge i cinquanta migliori vini d’Italia. Quest’anno nella classifica, nata nel 2012 da un’idea di Luca Gardini e Andrea Grignaffini, ce ne sono cinque siciliani. Raccontano due facce della viticoltura dell’isola: i grandi brand e le etichette indipendenti. Il tratto in comune: la qualità. Il Marsala Superiore Riserva Doc S. A.
è il primo vino siciliano in classifica. Piazzato al sesto posto, è
l’espressione di uno dei vini più importanti e caratteristici della
regione. Cantine Florio nasce nel 1832 per volere di Vincenzo Florio.
Con un tratto di spiaggia acquistato tra i bagli di Ingham e di
Woodhouse, che in quegli anni dominavano il mercato del marsala,
iniziò la sua produzione l’anno successivo, cambiando per sempre la
storia della città e di questo vino. Oggi, dopo numerosi passaggi
societari, Florio fa parte del gruppo Duca di Salaparuta, che
comprende i Brand Florio, Duca di Salaparuta e Corvo. Fattura 42
milioni di euro l’anno, ha trenta dipendenti e produce 3,5 milioni di
botiglie l’anno. Florio si trovano a Marsala e punta a intensificare
gli investimenti nel comparto turistico: ogni anno oltre 50 mila
visitatori fanno visita alle cantine di marsala. “Per noi è
un’occasione importantissima di contatto diretto con i nostri
consumatori”, spiega Fabio Nard, direttore commerciale Italia
wines & spirits. Mentre i vini rossi e bianchi dell’isola devono
confrontarsi con un mercato che chiede loro maggiore eleganza, beva e
capacità comunicative ed enogastronomiche maggiori, il marsala
sembra non essere intaccato da questi fenomeni. “Il principale
problema che affronta è quello legato alla sua poca attualità fra i
nuovi consumatori, che non lo conoscono”, spiega Nard. “Riaffermare
in modo efficace la propria modernità e versatilità di abbinamento
è la vera scommessa del marsala, che è stato la prima DOC in
Italia”. Giuseppina De Bartoli ha una certezza:
qualsiasi direzione assuma il mercato del vino a livello regionale,
nazionale e internazionale, l’unico imperativo è mantenere la
qualità, quello stesso obiettivo che ha guidato suo padre Marco. Il
suo Vecchio Samperi Vino Perpetuo si è piazzato in quindicesima
posizione della classifica Biwa 2019. L’azienda Marco De Bartoli,
nata a Marsala nel 1978, oggi è condotta dai figli del fondatore. È
emerso dalla notte della Sicilia del vino da taglio mandato al Nord.
Il suo fondatore infatti ha rivoluzionato l’idea della viticoltura
nella regione, iniziando a parlare di qualità. “Ha dovuto lottare
contro i mulini a vento. Oggi parlare di vitigni autoctoni e di
eccellenza è quasi cool: ci ha spianato la strada”. Il contesto
vitivinicolo siciliano è molto cambiato e lo dimostra la
concentrazione di Giuseppina De Bartoli e del suo team nella
produzione di Grillo e Pignatello, ma anche del finissimo Zibibbo,
coltivato a Pantelleria. Con 120 mila bottiglie l’anno (espoerte per
il 35 per cento) e dieci dipendenti, nel 2018 l’azienda si è
attestata attorno a un fatturato di 1,5 milioni di euro. Gli
obiettivi per il futuro sono chiari: “Vogliamo mantenere standard
altissimi: non seguiamo le mode del momento, ma vogliamo fare
viticoltura di qualità. Produrre eccellenza è la nostra costante:
lo era quando non era di moda, lo è anche oggi e continuerà a
esserlo”. In diciassettesima posizione spicca il
Ben Ryé di Donnafugata. Altra Doc di eccellenza della regione, il
Passito di Pantelleria è uno dei fiori all’occhiello dell’economia
siciliana. La coltura della vite ad alberello dello Zibibbo, da cui
si ottiene il vino, è diventato patrimonio dell’Unesco. La chiamano
viticoltura eroica. A questo prodotto la cantina Donnafugata di
Marsala lega il suo marchio, realizzando un prodotto dal bouquet
molto intenso, che ben si abbina a formaggi erborinati, foie gras e
cioccolato d’autore. Nata nel 1851 per volere della famiglia Rallo,
l’azienda oggi è sostenuta da Giacomo e Gabriella, che danno il nome
Donnafugata alla cantina. L’azienda, che oggi si arricchisce della
presenza dei figli José e Antonio, ha chiuso il 2018 con un
fatturato di 20 milioni di euro, con una crescita dell’8 per cento e
un utile di 2,16 milioni di euro. Al ventunesimo posto si piazza il
Trimarchisa Etna Rosso Doc 2016 prodotto da Tornatore. La Famiglia
Tornatore inizia l’attività vitivinicola nel 1865, grazie
all’intraprendenza del bisnonno dell’attuale proprietario.
Francesco Tornatore ha deciso di tornare alla sua terra, nel comune
di Castiglione di Sicilia. Ha scelto di dedicarsi all’impresa di
famiglia, dopo una vita da amministratore di un’azienda di tecnologie
elettro-telefoniche. Il vino incluso in classifica omaggia la
contrada dove vengono raccolte le uve di nerello mascalese e nerello
cappuccio, i vitigni che compongono la Doc Etna Rosso. Alta Mora Etna Bianco Doc 2018 di Cusumano si piazza al trentaduesimo posto della classifica Biwa 2019. Dietro un prodotto simbolo di un’altra Doc siciliana ci sono Diego e Alberto Cusumano, due fratelli che dal 2001 gestiscono 517 ettari di vigneti, dislocati in varie zone della Sicilia. Il centro delle attività di Cusumano è a Partinico, in provincia di Palermo. Ad oggi il 50 per cento della produzione lascia l’isola e va all’estero, in circa 62 nazioni.