Esperienze diverse, un’idea comune: sulle rinnovabili la Sicilia è a buon punto, e sull’idrogeno verde si gioca il futuro. Lo dicono le imprese che sono intervenute al dibattito sull’idrogeno in Sicilia, nel corso della convention “Catania 2030. Expo green del Mediterraneo”. Aziende del settore informatico, imprese della trasformazione, multinazionali dell’energia, compresi player del calibro di Enel ed Eni, che hanno aderito alla manifestazione d’interesse della Regione siciliana per la realizzazione del Centro nazionale di alta tecnologia per l’idrogeno. Il progetto sarà finanziato con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza e rientra negli obbiettivi del Piano energetico ambientale regionale siciliano. Alla “chiamata alle armi” della Regione, ha ricordato l’energy manager per la Sicilia Roberto Sannasardo, hanno aderito circa 80 aziende.
I progetti di Enel Green Power
Tra esse c’è Enel Green Power, la succursale del gruppo Enel che si occupa di energie rinnovabili. “Noi crediamo che la Sicilia sia un perfetto candidato a ospitare il Centro nazionale per l’idrogeno”, dice a FocuSicilia l’ingegnere Paola Brunetto, responsabile della Hydrogen Business Unit della multinazionale. Enel ha presentato tre progetti – uno dei quali in collaborazione con Eni, relativo alla raffineria di Gela – che prevedono l’utilizzo industriale dell’idrogeno verde al posto dell’idrogeno grigio. Una vera e propria rivoluzione, dice l’ingegnere, soprattutto sul fronte della sostenibilità. A dirlo sono i numeri. Per ogni chilogrammo di idrogeno grigio prodotto, infatti, si emettono circa nove kg di anidride carbonica. “Con l’idrogeno verde, invece, le emissioni di CO2 sono pari a zero. Un’occasione unica”, sottolinea Brunetto. Con tutto ciò che ne consegue per l’ambiente.
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“Sicilia avanti sulle rinnovabili”
Per il momento i costi dell’idrogeno verde sono ancora alti, ma secondo Irena (Agenzia internazionale per le energie rinnovabili, ndr) dovrebbero ridursi in modo significativo nei prossimi dieci anni. “Nel 2030 sarà la fonte di energia più conveniente”, conferma l’ingegnere Brunetto. L’investimento su questa fonte d’energia “consentirà di ridurre le emissioni di Co2 e creare molti posti di lavoro”. Per quanto riguarda la sicurezza i cittadini possono stare tranquilli. “L’idrogeno non è un prodotto sconosciuto, e in altre versioni si utilizza già da molti anni. I player importanti come Enel sono perfettamente in grado di gestirlo”, assicura l’ingegnere. Quanto alla Sicilia, è già molto avanti sul tema delle energie rinnovabili. “Ci sono già importanti utilizzatori di idrogeno. Secondo noi ci sono buone opportunità che si arrivi a ospitare il Centro nazionale”, conclude la manager di Enel.
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Obbiettivo residui zero
Tra le imprese presenti anche Green Wave srl, che ha presentato un progetto per la produzione e il recupero di gas tecnici a partire da fonti rinnovabili. Fuori dai tecnicismi, si tratta di produrre i gas necessari alla filiera industriale in modo sostenibile. “Nel futuro idrogeno, ossigeno, azoto dovranno essere prodotti sempre più con queste modalità”, spiega l’ingegnere Raffaella Mandarano, rappresentante della società. L’obbiettivo è ottenere il cosiddetto “residuo zero”, sia dal punto di vista delle emissioni che dell’inquinamento”. L’azienda punta alla produzione di idrogeno verde, per l’uso comune ma soprattutto a livello industriale. “La Sicilia in questo momento è un laboratorio, per quanto riguarda le rinnovabili e quindi anche per l’idrogeno”, spiega l’ingegnere.
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Sensibilizzare i cittadini
Secondo Mandarano la Regione “ha fatto un ottimo lavoro”, e la manifestazione d’interesse per le aziende sul Centro nazionale per l’idrogeno “è un contributo importante per il mondo che ruota intorno alle energie rinnovabili”. Idrogeno a parte, in Sicilia c’è molta richiesta di gas. “Parliamo soprattutto di azoto verde, per il quale esiste una filiera molto attiva”. L’isola è in prima linea sul fronte delle rinnovabili, ribadisce l’ingegnere, ma il prossimo passo è far sì che la transizione energetica sia compresa anche dai cittadini. “È un passaggio essenziale, a partire dal trattamento dei rifiuti, e in generale per veicolare un messaggio di sostenibilità. Il rischio di distruggere l’ecosistema è evidente, e la gente sta iniziando a comprenderlo”.
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Dall’idrogeno all’informatica
La sfida dell’idrogeno non riguarda esclusivamente le aziende del settore. “Noi ci occupiamo di information tecnology, ma pensiamo ugualmente che il comparto sia di grande interesse”, spiega l’ingegnere Diego Arnone, rappresentante di Engineering – Ingegneria Informatica Spa. L’azienda già in passato ha collaborato a progetti riguardanti le rinnovabili, in particolare l’idrogeno verde. “Siamo stati coordinatori della realizzazione di un impianto nella provincia di Foggia, per la produzione di idrogeno tramite elettrolisi dell’acqua”. La filiera dell’idrogeno richiede controlli, monitoraggi, gestione dell’energia. “Questo è esattamente il nostro ambito. Per questo siamo estremamente interessati all’iniziativa della Regione siciliana”.
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Il ruolo delle Università
A supervisionare la strategia dell’idrogeno della Regione anche il Consorzio interuniversitario nazionale per la Scienza e Tecnologia dei materiali, rappresentato dalla professoressa Siglinda Perathoner dell’Università di Messina. “Il Consorzio riunisce 50 Atenei in tutta Italia. Cerchiamo di facilitare le buone pratiche amministrative nel settore della ricerca”, spiega la professoressa. Da qui la presenza all’evento. “Il Consorzio sta lanciando iniziative sul tema delle rinnovabili. La Sicilia è senz’altro tra le più avanzate in questo momento”, spiega Perathoner. Per il adesso l’idrogeno è ancora costoso, afferma la docente, ma nel 2030 sarà la fonte energetica più conveniente. “Come Consorzio faremo accordi specifici con la Regione al fine di promuovere gli investimenti in questo settore”.