Un Sud più povero, con gravi difficoltà ad accedere ai servizi essenziali e una visione del futuro sempre più pessimistica. Nel 2021 il numero delle persone in povertà assoluta nel Mezzogiorno è cresciuto di 196 mila unità, pari al 12 per cento della popolazione. In Sicilia le persone a rischio povertà sono il 38 per cento, ponendo l’Isola sul podio delle regioni più in sofferenza. Sono i numeri del rapporto Bes 2021 realizzato da Istat, nei capitoli dedicati al benessere economico, al benessere soggettivo e alla qualità dei servizi. Per quanto riguarda la Sicilia, il 33 per cento delle famiglie ritiene che la situazione economica sia peggiorata rispetto all’anno precedente, più del Mezzogiorno (31 per cento) del Centro (32,5 per cento) e del Nord (29,5 per cento). La crisi economica generata dalla pandemia “ha messo in luce profonde differenze territoriali”, infatti la difficoltà ad arrivare a fine mese “è più sentita nel Mezzogiorno (17,4 per cento di individui contro quattro per cento nel Centro e cinque per cento nel Nord), e in crescita rispetto al 2019”. Numeri confermati anche dall’ultimo rapporto Eurostat, per il quale la Sicilia, con un tasso di occupazione del 41 per cento, è tra le cinque regioni europee che registrano i dati peggiori insieme a Campania, Calabria, Puglia e alla Guyana francese.

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Più povertà, più disuguaglianza
Nel 2020 il reddito medio in Sicilia è stato poco superiore a 14 mila euro annui. Il dato è in linea con quello del Mezzogiorno ma inferiore a Centro (20 mila euro) e Nord (21 mila euro). Come detto il 38 per cento degli abitanti dell’Isola è a rischio povertà, più che nel Mezzogiorno (34 per cento), nel Centro (16 per cento) e nel Nord (11 per cento). Si tratta del secondo dato più alto in Italia dopo la Campania (39 per cento), e superiore ad altre regioni del Sud come Basilicata (36,5 per cento) e Calabria (36 per cento). Nelle regioni del Mezzogiorno, osserva Istat, “il rischio di povertà più elevato si associa anche a valori più alti dell’indice di disuguaglianza, ovvero il rapporto tra il reddito posseduto dal 20 per cento più ricco della popolazione e il 20 per cento più povero”. La Sicilia è tra le regioni con l’indice più alto. Il valore è di oltre sette punti, contro i 6,5 del Mezzogiorno, i cinque del Centro e i 4,5 del Nord. A far peggio soltanto il Molise, che supera gli otto punti.

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Come vivono le famiglie siciliane
Il report Bes fornisce anche altri elementi per valutare il benessere delle famiglie. In Sicilia 9,5 persone su cento vivono situazioni di “grave deprivazione materiale”, ovvero rischiano di non poter pagare le utenze, assicurarsi pasti adeguati o sostenere spese improvvise. Il dato è leggermente inferiore a quello del Mezzogiorno (dieci per cento), ma superiore rispetto a Centro (cinque per cento) e Nord (quattro per cento). In Sicilia inoltre 7,5 persone su cento vivono situazioni di “grave deprivazione abitativa”, risiedendo in case sovraffollate o con gravi problemi strutturali. Il dato è in linea con quello del Mezzogiorno ma superiore al Centro (5,5 per cento) e al Nord (cinque per cento). In Sicilia, infine, 13 persone su cento dichiarano di avere difficoltà ad arrivare alla fine del mese. Stavolta il dato è inferiore rispetto alla media del Mezzogiorno (17,5 per cento), ma è più alto di quello del Centro (quattro per cento) e del Nord (cinque per cento). Situazioni difficili a cui va aggiunta la difficoltà di accesso ad alcuni servizi, a cominciare dalla sanità.

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Servizi sanitari ancora indietro
Su questo fronte, nel 2021 il nove per cento dei siciliani ha dichiarato di aver rinunciato a visite specialistiche o esami diagnostici pur avendone bisogno. Il dato è inferiore a quello del Mezzogiorno (10,5 per cento), del Centro (11,5 per cento) e del Nord (11 per cento). Il Covid segna un prima e un dopo. Fino al 2019 la rinuncia alle prestazioni sanitarie riguardava soprattutto il Sud, mentre la pandemia “ha reso il problema omogeneo sul territorio”. Se il coronavirus ha cambiato tutto, la situazione di partenza nelle aree del Paese era ben diversa. I dati sui posti letto sanitari relativi al 2018 parlano chiaro. In Sicilia erano 53 ogni diecimila abitanti, un dato migliore rispetto al Mezzogiorno (38,5 posti) e quasi pari al Centro (55 posti), ma parecchio inferiore a quello del Nord (99 posti). Il peggioramento dell’offerta sanitaria riguarda tutto il Paese, scrive Istat, con una riduzione delle strutture e dei posti letto che ha sicuramente contribuito all’acuirsi della pressione sul sistema sanitario determinata dalla pandemia”.

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Gestione dei rifiuti e altri servizi
Il report fotografa anche la situazione di altri servizi, a partire dalla gestione dei rifiuti. Su questo fronte la Sicilia “rimane fanalino di coda”, visto che “appena il 23,8 per cento delle famiglie vive in Comuni che hanno superato l’obiettivo del 65 per cento di raccolta differenziata”. Per quanto riguarda la difficoltà di accesso ai servizi di pubblica utilità – farmacie, pronto soccorso, uffici postali o comunali, supermercati, scuole o stazioni di polizia e di carabinieri – l’Isola è “una delle regioni che riscontrano di più il problema” insieme a Calabria e Campania. Su cento famiglie siciliane 8,5 dichiarano di avere “molta difficoltà a
raggiungere tre o più servizi essenziali”, dato più alto del Mezzogiorno (otto per cento), del Centro (5,5 per cento) e del Nord (quattro per cento). Anche sul fronte del servizio idrico la situazione “è particolarmente grave”, visto che la percentuale dei siciliani che lamentano disservizi nella fornitura “arriva addirittura al 29 per cento ed è in aumento rispetto agli ultimi anni”.

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Quale visione del futuro?
In Sicilia il 43 per cento degli abitanti sopra i 14 anni esprime comunque soddisfazione per la propria vita. Il dato è in linea con quello del Mezzogiorno, ma inferiore al Centro (46 per cento) e Nord (48 per cento). A livello nazionale, le regioni con il livello di soddisfazione più alto sono Trento e Bolzano (oltre il 60 per cento), mentre a registrare l’induce più basso è la Puglia (meno del 40 per cento). Per quanto riguarda il futuro, il 29 per cento dei siciliani dà un giudizio positivo, cioè ritiene che la situazione personale migliorerà nei prossimi cinque anni. Il dato è in linea con quello del Mezzogiorno e leggermente inferiore al Centro (33 per cento) e al Nord (32 per cento). A esprimere giudizio negativo sul domani è invece l’otto per cento dei siciliani. In questo caso il dato è inferiore a quello del Mezzogiorno (8,5 per cento), del Centro e del Nord (11 per cento). Nelle Isole, osserva Istat, “si registra il minor livello di pessimisti”, dato che si lega a quello anagrafico visto che la visione del futuro “è sempre meno positiva all’aumentare della classe di età”.