Il ‘bio’ piace ma costa troppo: le famiglie comprano sempre meno (specie al Sud)

Laspesa in prodotti biologiciin Italia non è mai stata così alta, sfiorando i 3,9 miliardi, spesi soprattutto al Nord, e in quota minore al Centro, al Sud e nelle Isole. Eppure la quota diprodotti “naturali” sul totale degliacquisti delle famiglieè in calo. Un paradosso, ma soltanto in apparenza. “Nonostante la spesa alimentare per i prodotti biologici sia cresciuta nel complesso di oltre 191 milioni di euro nel 2023, si segnala, per il secondo anno consecutivo, una flessione dellaquota di biologicosul valore totale dell’agroalimentare italiano, che scende al 3,5%”. È quanto si legge nell’ultimo rapporto“Bio in cifre 2024”,realizzato daIsmea, Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare,in collaborazione con il Centro internazionale di alti studi mediterranei di Bari. La sproporzione tra l’aumento dellaspesa per il biologicoe il calo della quota di mercato dipende dall’inflazione,“che, nonostante un rallentamento, nel corso dell’anno ha continuato ad incidere sul potere d’acquisto delle famiglie italiane”. Tanto da penalizzare il consumo diprodotti certificati. Leggi anche –Agricoltura, i primati siciliani: c’è il biologico ma anche il caporalato A dominare, tra iprodotti biologici,sono sicuramente frutta e ortaggi. “Il peso delcomparto ortofrutticoloin valore sulle vendite complessive diprodotti biologicirimane prevalente anche nel 2023 (43,5%)”, scrivono gli esperti. Allo stesso tempo, però, “tale quota è in calo rispetto allo scorso anno”. A vantaggio del comparto deiprodotti lattiero-caseari,“che guadagna un punto percentuale sul 2022, raggiungendo un fatturato di oltre 882 milioni di euro nel 2023”. Atrainare il settoresono in particolare “latte per neonati e formaggi industriali”. Ma a crescere sono anche “cereali e derivati, oli e grassi vegetali, uova fresche e bevande analcoliche”. A fare un passo indietro sono leproteine animali.“Le categorie delle carni e dei salumi registrano, invece, un calo (rispettivamente -9,5% e -11,4%) riconducibile a unariduzione dei consumi“. Si riprende invece ilmercato del vino,“che dopo un 2022 chiuso in flessione (-3,9%), incrementa di oltre 3 milioni di euro il proprio fatturato. Registrando unacrescita del valoredella spesa del 6,9%”. Leggi anche –Biologico e aree svantaggiate in Sicilia. Bandi per oltre 239 milioni A livello territoriale, come detto, i consumi sonosoprattutto al Nord.A trainare le vendite “è il Nord, che con un fatturato ormai superiore a 1,2 miliardi esprime più del 60% del valore”, anche se mostra “un lieve calo della propriaincidenza sul totale Italia“. Segue l’areaCentro e Sardegna,“che arriva al 26,4%, mentre resta pressoché invariata quella del Nord-Est (27,5%)”, mentre Sud e Sicilia “arriva a superare il 12%”. A livello generale gli esperti di Ismea notano “una crescita in valore della spesa per prodotti biologici comune atutte le macroaree,tra le quali però spicca l’incremento dell’area “Sud e Sicilia”(+8,5% rispetto al 2022), unica area in cui gli acquisti di prodotti biologici tengono il ritmo dell’agroalimentare nel complesso”. La quota, tuttavia, rimane “la più bassa del Paese”. Un dato tanto più significativo considerando che la maggior parte del biologico èprodotta proprio al Sud e nelle Isole.E in particolare inSicilia, che vanta la maggiore superfice destinata adagricoltura biologica,oltre 410 mila ettari su un totale di 2,4 milioni, e con il maggior numero di operatori biologici, oltre 14 mila su 55 mila presenti nel Paese. Leggi anche –Biologico in Sicilia, gli operatori: “Servono anni di fatica e spalle coperte” Per quanto riguarda icanali di vendita,a farla da padrone per il biologico, come per la maggior parte dei settori, è laGrande distribuzione organizzata.“La Gdo conferma la propria leadership con il 65% di market share, pari a 2,5 miliardi di euro, incrementando di oltre 178 milioni di euro il proprio fatturato (+7,7% sul 2022)”, scrivono gli esperti. Crescono anche idiscount,“dove si superano i 548 milioni di euro (+7% sul 2022)”. A “spingere” questa categoria di negozi, ancora una volta, è l’inflazione,“che ha indotto lefamiglieitaliane a porremaggiore attenzione al prezzoallo scaffale”. Quanto ai negozi tradizionali, infine, “l’incidenza della quota vendite è in flessione di quasi due punti percentuali. Equivalenti a 22 milioni di euro in meno difatturato biologicosul 2022″. Una sofferenza che esiste già da diversi anni, precisano gli esperti, ma che per la prima volta comporta “uncalo del valoredei consumi difrutta(-12,7%) eortaggi(-2,9%). Categorie che nel complesso incidono più del 65% sul valore complessivo dellaspesa biologica“.