E se Il mondo al contrario del generale Roberto Vannacci fosse proprio al contrario e il suo autore vivesse in un altro mondo proprio a testa in giù, scoppieremmo tutti a ridere per le tante “provocazioni” scritte e, come si dice in Sicilia, per le tante “minchiate sparate al vento”. Invece così non è, questo libro non è stato scritto duecento anni fa ed è intollerabile esprimere frasi come: “gli omosessuali non sono normali”. L’autore del libro è un generale dell’Esercito italiano e quello che ha scritto non è semplicemente politicamente scorretto, ma è becera retorica razzista, insofferenza verso il “diverso”, lo “straniero”, di accuse banali alle femministe e generiche agli ambientalisti.
Tendenza generale e sentire comune
Se guardiamo, SOTTOSOPRA, a questo libro autopubblicato dal generale Vannacci sarebbe troppo facile liquidarlo come uno scritto shock, o come “farneticazioni” personali, perché purtroppo questo è il pensiero di un pezzo di società italiana (fortunatamente minoritaria) che ancora vorrebbe un mondo in cui il più forte ha più diritti e si impone su tutti gli altri, dove il diverso deve essere eliminato. L’uomo padre padrone che si impone sulla società e ne detta le regole attraverso la “violenza”. Ma vediamo cosa scrive il generale Vannacci: “Questo libro vuole provocatoriamente rappresentare lo stato d’animo di tutti quelli che, come me, percepiscono negli accadimenti di tutti i giorni una dissonante e fastidiosa tendenza generale che si discosta ampiamente da quello che percepiamo come sentire comune, come logica e razionalità”.
L’Esercito contro il generale Vannacci
Vannacci era alla guida dell’Istituto geografico militare. Lo Stato Maggiore dell’Esercito ha emanato un provvedimento, con un dispaccio ufficiale, in cui dopo il suo libro dai contenuti omofobi e sessisti, il generale Roberto Vannacci viene rimosso dall’incarico. Dal 20 agosto gli subentrerà il generale Massimo Panizzi. Sia il ministro della Difesa Guido Crosetto che i vertici dell’Esercito italiano si sono dissociati fin dal primo momento. Il contenuto di questo libro non poteva essere derubricato a “semplici considerazioni personali” di un alto ufficiale militare. Il generale Vannacci ha un curriculum molto ampio e di grande esperienza nell’ambito delle forze speciali (è stato comandante degli Incursori del 9° reggimento Col Moschin e della Brigata Paracadutisti Folgore), in zone molto “calde” come Somalia, Ruanda, Yemen, Afghanistan, Libia, Russia.
il generale Vannacci si definisce il nuovo Giulio Cesare
Si definisce erede di Giulio Cesare Vannacci e scrive che in Italia viviamo in una dittatura delle minoranze, che sarebbero i gay, i clandestini, gli animalisti. “Nel nostro Paese ci sarebbero infatti delle discutibili regole di inclusione e tolleranza imposte dalle minoranze“. Sostiene che sarebbe in corso “un lavaggio del cervello di chi vorrebbe favorire l’eliminazione di ogni differenza compresa quella tra etnie, per non chiamarle razze”. “Quando gli occupanti abusivi delle abitazioni prevalgono sui loro legittimi proprietari”, si legge nella quarta di copertina, “quando si spende più per un immigrato irregolare che per una pensione minima di un connazionale; quando l’estrema difesa contro il delinquente che ti entra in casa viene messa sotto processo; quando veniamo obbligati ad adottare le più stringenti e costosissime misure antinquinamento, ma i produttori della quasi totalità dei gas climalteranti se ne fregano e prosperano; quando le città si trasformano in luoghi per single benestanti e alternativi mentre lavoratori, operai e famiglie sono costretti ad abbandonarle; quando definirsi padre o madre diventa discriminatorio, scomodo ed esclusivo perché urta con chi padre o madre non è. Molti chiamano questa condizione Civiltà e Progresso. Ecco, questo libro è dedicato a tutti gli altri!”.
Omofobia, razzismo, negazionismo climatico, machismo
E ancora, non mancano frasi ingiuriose verso l’atleta italiana Paola Enogu, giocatrice della nazionale di pallavolo. “Paola Enogu è italiana di cittadinanza, ma è evidente che i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità“. Ecco, leggendo solo brevi stralci di questo libro autoprodotto del generale Vannacci, ci si rende conto non solo della gravità sconcertante di tali pensieri, ancor più preoccupanti perché provengono da una figura che occupa un ruolo apicale nell’esercito italiano, ma anche della loro pericolosità. Va ricordato, al generale, che la Costituzione italiana si fonda sui principi di uguaglianza, dignità e rispetto per ogni individuo, senza alcuna distinzione di sesso, razza, lingua, religione o convinzioni personali. Il razzismo e l’omofobia non sono compatibili con i valori fondamentali del nostro Stato. Queste affermazioni riportano le istituzioni che rappresenta indietro nel tempo e ahimè ricordano periodi bui e drammatici del nostro Paese. Omofobia, razzismo, negazionismo climatico e maschilismo sono atteggiamenti che appaiono oggi non solo anacronistici, ma soprattutto pericolosi.
Sono ampiamente convinto che il generale Vannacci ha scritto sacrosante verità che possono capire solo le persone che hanno lavorato una vita e si trovano con un pensione da fame. Penso di andare in Africa e sbarcare In ITALIA come rifugiato. Sarei trattato meglio di come sono trattato oggi. Mi auguro che il generale VANNACCI fondi un partito.
…se ci sono pensioni da fame in Italia non è certo colpa nè dei gay nè degli emigranti. Parliamo invece delle pensioni d’oro e privilegi che fanno vomitare. I privilegi i nostri politici li vogliono e li rivogliono, col cavolo che mollano l’osso!! ecco…fa molto comodo scatenare la guerra tra poveri. Ma apra gli occhi pittosto!!
…e non credo proprio che il n ostro Generale, con il suo duro lavoro per carità, abbia percepito stipendio da fame o percepirà una pensione da fame! Non credo potrà essere paragonato a minatori o operai edili etc..
L’articolo è stato scritto o da chi il libro non lo ha letto, o da chi il libro non lo ha capito. il proplema non sono il 97% “etero” degli italiani, che NON sono omofobi, ma il 3% “arcobaleno” degli italiani che è eterofoba e cerca di imporre alla maggioranza i valori di una minoranza. Quando in democrazia le decisioni spettano alla maggioranza.