Impresa, Sicilia ferma al periodo pre Covid. Tasso di natalità al palo

Fareimpresa in Sicilia, anche a due anni dalla fine dell’emergenza Covid-19, è complicato e lo dicono i numeri. Con untasso di nuove attivitàche oscilla tra il3,52 per centoal4,8 per cento, l’Isola è l’unica regione d’Italia in cuisette province su novehanno fatto registrare statistiche molto inferiori alla media nazionale per natalità d’impresa. Il tassoviene calcolatomettendo in rapporto ilnumero di realtà costituite in uno specifico anno(in questo caso il 2023) e ilnumero complessivo di imprese già attivenel territorio. Un dato che in Sicilia non èmai migliorato dopo la pandemia, nonostante le misure messe a punto perstart-upepmi(piccole e medie4 imprese) sia da parte dellaRegione sicilianache le varieassociazioni di categoria. I numeri arrivano dalDataview – Il barometro dell’economia territorialedelCentro Studi delle camere di commercio Tagliacarne. E in effetti sono tante le difficoltà per le aziende sottolineate dalle associazioni di categoria, difficoltàlogistiche,infrastrutturali, di accesso alcredito, ma anche di reperibilità delle giusteprofessionalità. Leggi anche –Imprese e accesso al credito: sempre più difficoltà, specie se sei “piccolo” Lavoglia d’investirein nuove realtà d’impresa in Sicilia è ripartita nel 2020, ma in manieramolto contenutaemancando il “rimbalzo”che ha interessato il resto d’Italia con le riaperture post Covid. Oggi la Sicilia è la17esima su 21 regioni italiane per tasso di natalità d’impresa.Leimprese di nuova formazione sono solo il 4,29 sul totale. Segnali positivi arrivano dall’incidenza delle attività gestite dadonne, superiore al24 per cento del totaleel’incidenza delleimprese giovanili,inferiore al 10 per centoma in linea con il resto del Paese. È bassa invece l’incidenza delleimprese straniere, sono il6,30 per centotra tutte. Iltasso di mortalità d’impresain Sicilia regge ed è in linea con il3,77 per centoche permette comunque a tutto il territorio di salire dal19° posto del 2022 al 17° postonella graduatoria del tasso di natalità imprenditoriale. Il dato su cui riflettere resta ilmancato ritorno della Sicilia agli standard pre-pandemia, dove il tasso di natalità d’impresa regionale eravicino alla media italiana del 6 per cento. Alcrollo nazionaledel 2019-2020, che ha portato il tasso di natalità d’impresa italiano (e siciliano) al4 per cento, è seguita sì unaripresa 2021vicina al 5 per cento anche in Sicilia, ma anche e soprattutto unpasso indietro nel 2023 al 4,29 per cento. Questo è accaduto mentre nel resto d’Italia si consolidata un tasso di nuove imprese nate pari al5,5 per centoannuo. In un confronto tra regioni del Sud, laCampaniaha raggiunto comunque il 4,8 per cento,CalabriaePugliahanno superato grazie ad alcuneperformanceterritoriali anche il5 per cento. A livello provinciale siciliano la situazione è invece uniforme, ma in negativo.Cataniaoccupa la 75esima posizione per nuove aziende nate, il capoluogoPalermoscende all’87°. Sorprende la tenacia diRagusa, che scavalca il capoluogo e si posiziona all’82° posto. Leggi anche –Un’impresa, fino a 21 Enti di controllo: così la burocrazia “stritola” gli artigiani In soledue province sicilianeil tasso di natalità imprenditoriale non è evidenziato in rosso:CataniaeRagusa. Nel range elaborato dal Centro Studi Tagliacarne i due territori sono in fascia marrone. Catania ottiene alivello nazionaleun dato migliore rispetto Ragusa occupando il 75° posto nel 2023, mentre Ragusa è indicata all’82°. Ragusa ha unamaggiore propensione all’imprenditoria giovanile(5,61 per cento sul totale di imprese attive) rispetto Catania (5,12 per cento sul totale), ma questo non equivale ad unamaggiore incidenza delle imprese giovaniliregistrate sul totale delle imprese registrate (10 per cento, contro 9,41). Catania ha mostrato unamaggiore incidenza percentuale di imprese femminiliregistrate sul totale delle imprese del territorio (23,90 per cento) rispetto Ragusa (23,68 per cento). Il dato sostanziale che differenzia le due province è iltasso di mortalità d’impresa, maggiore nel catanese (3,83 per cento) e minore nel ragusano (3,47 per cento). Il tasso di natalità imprenditoriale di Catania (4,65 per cento) e Ragusa (4,55) è differente dello 0,10 per cento. NonostantePalermosia città capoluogo, progettare un’attività d’impresa sembra essere difficile come farlo aSiracusa. Tra i due territori la differenza nel tasso di natalità d’impresa è differente disolo lo 0,4 per cento. A Palermo è del 4,49%, a Siracusa del 4,45%. Due percentuali che valgono l’87° posto e l’88 posto nel confronto con il resto d’Italia.Siracusa stacca Palermodi quasi due punti percentuali per incidenza diimprese femminilisul totale (25,73% contro il 23,99%) e propensioneall’imprenditoria giovanile(4,80 contro il 4,65 per cento). L’incidenza diimprese giovanilial contrario spetta a Palermo (10,14 per cento contro solo l’8,67 per cento) sul territorio, così come unminore tasso di mortalitàd’impresa(3,67 per cento contro 4,31 per cento) e una maggiore incidenza delleimprese straniere(6,26 per cento contro il 5,69 per cento) che complessivamente permettono alla città capoluogo di posizionarsi ad una migliore posizione rispetto Siracusa. Fare impresa a Ragusa è oggettivamente più difficile rispetto Catania, Palermo o Siracusa, considerata lamancanza di autostrada(in costruzione) e di un aeroporto (in attesa dello sviluppo delprogetto cargo). Il presidente diSincidustria Ragusa, il neo elettoGiorgio Cappello, ha parlato di statistiche in crescita nel 2023 per numero di imprese. “La provincia di Ragusa, con un incremento lo scorso anno dello0,33% del numero di imprese registrate alla Camera di Commercio, è chiaramente al di sopra dellamedia siciliana, ferma al + 0,15%, e anche aldato nazionalepari al + 0,26%”. Manifattura, costruzioni e alimentare restano trainante nel ragusano. “Non abbiamo ancora dati aggiornati, ma ci sonosegnali chiari di ripresa in tutti i settori manifatturierie possiamo comunque ipotizzare che lafiliera delle costruzionie quella dellatrasformazione alimentareabbiano registrato nuovi investimenti e, probabilmente, la creazione di nuove imprese”. “Appare incerto lo scenario futuro, causa l’incremento deicosti energetici prodotti dalla guerrae lariduzione dei traffici mediterranei prodotti dalla situazione in medio-oriente“. È questo il motivo per cui secondo Sicindustria iblea anche le imprese ragusane, al pari a tutte le altre in Sicilia, stentano a ripartire dopo la pandemia. In base alle statistiche elaboratore dalCentro Studi Tagliacarne,imprese femminilieimprese gestite da giovanihanno vita più dura anche a Ragusa. “I giovani che vogliono avviare attività d’impresa incontranodifficoltà nell’accesso al credito, stentano atrovarebusiness angelsche investanonelle loro idee. Affrontano uncontestoche non li aiuta – ha evidenziato il presidente Cappello – sia perché il tessuto imprenditoriale cui attingere per gli acquisti o qualemercato di sboccoè spesso debole e frammentario, sia perché sono ancorainadeguati ed eccessivamente onerosi i collegamenti, sia perchétarda la costruzione di poli e filiere organichein cui i giovani possano inserirsi con le loro idee innovative”. Riguardo infine l’impatto dell’imprenditoria femminile, “sono noti ifattori culturaliestrutturali che in Sicilia, e nell’intero Mezzogiorno d’Italia,rallentano la crescita delle imprese al femminile– ha ammesso il presidente ibleo di Sicindustria – ma in provincia di Ragusa abbiamo realtà aziendali gestite da donne o che le vedono inruoli di comprimaria responsabilità”