Imprese, in Sicilia 70 chiusure al giorno nel 2023. Assoesercenti: dati da incubo
In Sicilia, nel 2023, hanno chiuso 70 imprese al giorno.Circa 25.700 saracinesche sono state abbassate nel corso dell’anno, per non essere alzate mai più. In termini percentuali, lecancellazioni di imprese dalleCamere di commercio dell’Isolasono cresciute del 27,6 per cento in più rispetto al 2022, un’ecatombe non compensata dalle nuove aperture, appena il 10,25 per cento in più rispetto allo scorso anno. Sono levalutazioni di Assoesercenti sulla base dei dati Infocamere,presentate a Catania nel corso di una conferenza stampa di fine anno. “I dati parlano chiaro,le imprese siciliane sono ancora molto dinamichema il tasso di mortalità è eccessivo”, dice aFocuSiciliaSalvo Politino, presidente di Assoesercenti. Tre i fattori principali di questo “incubo”, come lo definisce il dirigente. “Le aziende devono fare i conti con ipostumi della pandemia,con l’aumento delcosto delle materie primeprovocato dalla guerra in Ucraina e con l’incremento dei tassi di interessedeciso dallaBanca centrale europea,che ha fatto lievitare glioneri finanziari delle imprese“. Leggi anche –Export siciliano: cala del 17%, ma per Unioncamere “va a gonfie vele” Assoesercenti fornisce anche idettagli provinciali,che focalizzano la crisi soprattutto nella parte orientale dell’Isola. “Cataniasegna un saldo di meno 1.968 imprese (più 641 nel 2022) tra iscrizioni e cessazioni,Siracusasi attesta a meno 1.112 (lo scorso anno il saldo era positivo con più 210), mentreMessinaregistra un saldo di meno 854 (più 404 nel 2022)”. Tendenza opposta per la parte occidentale. “La provincia diPalermochiude il 2023 con un saldo positivo di più 1.187 imprese, e quella diTrapanicon più 207″. Quanto ai settori produttivi,è soprattutto l’edilizia ad arretrare. “A fronte di 2.452 nuove imprese (2.031 unità nel 2022) e di 2.786 cancellazioni (più 41,3 per cento rispetto allo scorso anno), registra unsaldo negativo di meno 334 imprese nel 2023,in contrasto con il dato del 2022 che registrava un saldo positivo”. Numeri su cui pesano “gli strascichi del Superbonus 110 per cento”, e che ancora una volta riguardano soprattutto “Catania, Ragusa e Siracusa,che registrano ilmaggior incremento delle cessazioni“. Leggi anche –Unioncamere, la Sicilia guadagna 7.700 imprese nel 2021. E traina l’Italia A mostrare una certa resilienza sono invecei comparti commercio e turismo. “Pur con saldi negativi, tra iscrizioni e cessazioni (commercio meno 2.672 e turismo meno 83) mostrano unlieve decremento rispetto allo scorso anno,attenuato soprattutto dall’aumento delle imprese iscritte con più 78,3 per cento rispetto allo scorso anno per il comparto delcommercioed un più 175,3 per cento per ilsettore alberghieroe della ristorazione”. Sia il commercio che il turismo mostrano “un decremento dei saldi negativi” rispetto al 2022. Un rallentamento dellacrisi economica degli anni precedenti, insomma. Ancora una volta è la Sicilia occidentale a “spingere” la ripresa dell’Isola. I dati delcommercio, in particolare, “sono trainati soprattutto dalla provincia di Palermo che chiude con unsaldo negativo, tra iscrizioni e cessazioni, nel 2023 con meno 114 unità, contro il meno 804 del 2022″. Un netto miglioramento, anche seil saldo positivo appare ancora lontano. E dipende anche dagli interventi messi in campo dal governo regionale e da quello nazionale. Leggi anche –Startup innovative, la Sicilia è indietro. Il report di Mise e Unioncamere Su questo fronte, secondo Politino,non tutto ha funzionato a dovere.“I ritardi sono evidenti,soprattutto a livello regionale.Basti pensare che nei giorni scorsi sono stati erogati aiuti richiesti dalle imprese due anni fa”. Quanto amisure come il bonus Energia, “hanno coperto parzialmente le esigenze delle imprese e vanno sicuramente rinnovati”, ma per il presidente di Assoesercentiil problema è di metodo, oltre che di merito.“Le misure vanno programmate, ma la cosa importante è che ci siano risposte in tempi celeri. Non si possonoaspettare anni per avere un aiutorispetto a una crisi che morde adesso”. A fine 2023gli occhi delle imprese sono puntati sulla Finanziaria.“Chiediamo che la Regione si adoperi sin da subito per aiutare le imprese a far fronte ai mutui contratti con le banche, eschizzati per via degli aumenti della Bce“. La soluzione proposta sono dei “contributi a fondo perduto“, da inserire tempestivamente “nella Legge di bilancio in discussione“.