Imprese straniere, più 10% in dieci anni. “Freno alla denatalità di quelle italiane”

Sono state leimprese stranierea sostenere l’economia dell’Italia nell’ultimo decennio, mentre quelle “autoctone” chiudevano i battenti.Al 30 giugno 2023 erano 657 mila, il 10 per cento in più rispetto al 2013.Nello stesso periodo, le imprese italiane si sono ridotte del tre per cento. A dirlo è uno studio realizzato daUnioncamere e Infocameresulla base delle iscrizioni al Registro delle imprese delle Camere di commercio. “L’Italia delle imprese èsempre più multietnica,e questo è un bene perché fare impresa aiuta a integrarsi e perché si pone unfreno alla denatalità, fenomeno che coinvolge l’Italia e che non può alla lunga non ripercuotersi sul sistema imprenditoriale”, commenta il presidente di UnioncamereAndrea Prete.Gli stranieri, aggiunge, hanno portato“concorrenza leale”nel sistema italiano, contribuendo così a “migliorare il tessuto delle imprese“. Leggi anche –Imprese straniere, duemila in più dal 2008. La Sicilia resta sotto la media Per quanto riguarda laSicilia, scorrendo il report spicca la presenza di imprenditori marocchini nel messinese. Questi ultimi infatti vantano lamassima incidenza nelle province dello Stretto (Catanzaro, Reggio Calabria e Messina)“. Per il resto,l’Isola non si segnala in modo particolareper la presenza di imprese straniere. Anzi, alcune aree risultano tra le meno multietniche in Italiasul piano economico.Su tutte la provincia di Enna, che con una presenza del 4,8 per cento rientra nelleultime dieci province per incidenza di imprese straniere. Le meno multietniche in assoluto sono al Centro Sud,Oristano e Bari(4,3 per cento),Potenza(3,8 per cento) eBarletta(2,5 per cento). Viceversa, la maggior parte delle imprese straniere si concentra nel Nord Ovest. Le province più popolate sonoPrato(32,7 per cento),Trieste(20,1 per cento) eFirenze(18,3 per cento). Leggi anche –Imprese straniere, due record in Sicilia: Trapani prima, Palermo ultima Unioncamere fornisceulteriori dettagli sulla natura delle impresestraniere. Anche nel 2023 – malgrado la difficile congiuntura economica internazionale, segnata da guerre, aumento deicosti delle materie prime e inflazione– il loro numero è cresciuto. “I dati indicano un saldo positivo per14.500 unità nel primo semestre 2023, frutto di 35.501 iscrizioni e 20.923 cessazioni“, si legge nel report. Quanto ai settori di attività, “a trainare l’imprenditoria straniera nei primi sei mesi di quest’anno sono statii comparti delle costruzioni e dei servizi(più tre per cento su base annua) che insieme rappresentano il 44 per cento del totale, insieme all’agricoltura (più cinque per cento)”. Sotto delle aspettative, invece, ilcomparto del commercio.Quest’ultimo infatti “registra una lieve frenata (meno 0,7 per cento) ma restail settore più rappresentativocon oltre261 mila imprese“. Leggi anche –In nove anni persi 1,4 milioni di italiani. Il Governo “chiama” gli stranieri Quanto alla“nazionalità” delle imprese straniere, “Marocco, Romania e Cinasono i Paesi da cui provengono la maggior parte dei titolari d’azienda (34 per cento) seguiti daAlbania, Bangladesh e Pakistan(19 per cento) e quindi da Egitto, Nigeria e Senegal (11 per cento)”. Come dettogli imprenditori marocchiniprediligono lo Stretto come area d’azione, mentre altre etnie si concentrano altrove. In particolare “ititolari cinesimostrano un’elevata incidenza inToscana(Prato, con il primato assoluto del 70 per cento, eFirenze) ma anche nelleMarche(Fermo)”. C’è anche chi mostra maggiore adattabilità, impiantando aziende in tutta Italia. È il caso degliimprenditori romeni,la cui presenza “risultameno specializzata territorialmentein quanto raggiunge la massima incidenza in province di tre regioni diverse (Viterbo, Torino, Cremona)”.