Incastrati nel forfettario: 10 mila autonomi verso l’esclusione

Incastrati nel forfettario: 10 mila autonomi verso l’esclusione

Le continue modifiche, anche quelle fatte con le migliori intenzioni, hanno creato un centauro normativo che costringerà migliaia di partite Iva a cambiare strada. Le stime dei Consulenti del lavoro Per 10 mila neo-partite Iva è già ora
di chiudere. O, in alternativa, di rinunciare al regime forfettario.
I cambiamenti introdotti con la legge di bilancio 2019 e con quella
del 2020 hanno trasformato una porta di servizio in un portone, nel
quale molti si sono infilati. Ma alcuni potrebbero già dover uscire
dalla finestra, a causa dei correttivi contenuti nell’ultima manovra. Ilregime
forfettario attualeè un centauro: metà vecchio regime dei
minimi e metà flat tax abortita. Pensato come tappa intermedia verso
la tassa piatta (che non arriverà mai), è diventato un’estensione
di un regime già esistente, con soglia massima innalzata da 30 mila
a 65 mila euro di fatturato. Un allargamento che, come prevedibile,
ha stimolato la corsa al forfettario, contraddistinto da
semplificazione burocratica e da una tassazione conveniente, al 15
per cento. Secondoun
rapporto della Fondazione studi consulenti del lavoro, nei primi
nove mesi del 2019 ci sono state quasi 220 mila nuove aperture di
partita Iva in regime forfetario (oltre la metà del totale), cui si
aggiungono le 285 mila “ordinarie”, già esistenti, che hanno
scelto di abbracciare la nuova opportunità. In tutto sono 505.086
partite Iva. A queste si dovrebbero sommare le nuove arrivate
nell’ultimo trimestre 2019. Se fosse confermato il trend degli anni
scorsi, tra ottobre e dicembre ci sarebbero state meno di 50 mila
iscrizioni, frutto di un “naturale decalage”. Alla corsa al
forfettario, tra novizi e trasferimenti, lo scorso anno avrebbero
quindi partecipato 554.902 partite Iva. La legge di Bilancio 2020 ha ritoccato
il quadro. E, come spesso accade quando si corregge strada facendo,
si creano delle intercapedini normative all’interno delle quali si
rischia di rimanere incastrati. Questa volta, è toccato a chi ha
percepito “redditi di lavoro dipendente” o “redditi assimilati”
(cioè pensioni) oltre i 30 mila euro. In pratica, si tratta –
spiegano i Consulenti del lavoro – di chi “ha voluto affiancare
all’attività principale di lavoro dipendente una attività
secondaria di tipo autonomo, o di pensionati che hanno intrapreso
un’attività consulenziale o commerciale”. La ratio del nuovo
vincolo è chiara: correggere una distorsione che, già a maggio,avevano
segnalato l’economista Marco Leonardi e il commercialista Andrea
Dili. Innalzare il limite a 65 mila euro senza intrecciarlo con
il reddito da lavoro dipendente ha favorito un doppio lavoro o la
figure del pensionato-consulente. E così, un regime immaginato
(anche) per fare spazio a giovani e nuove forme contrattuali, finiva
per favorire soprattutto i più anziani. I Consulenti del lavoro
confermano infatti che, nel 2019, il maggiore incremento di partite
Iva forfettarie si è avuto proprio tra gli over 65 (+23,8 per cento
contro una media dell’11 per cento). Non era certo per questo che
erano nate le agevolazioni. A rimanere intruppato nell’intercapedine sarebbe quindi chi ha aperto una partita Iva nel 2019 mantenendo un lavoro da dipendente o percependo una pensione. Per molti di loro, “il 2020 – spiega il rapporto – comporterà la scelta se abbandonare l’attività autonoma o passare ad un regime ordinario molto più oneroso in termini di tassazione”. Quanti saranno? Secondo lo studio, circa 10 mila. Tra loro, solo qualche centinaio dovrebbero avere meno di 35 anni, mentre dovrebbero rinunciare al forfettario un terzo dei 51-65enni e tutti gli over 65 che hanno aperto una partita Iva con regime agevolato nel 2019. Il rapporto assume infatti che siano (praticamente tutti) pensionati-consulenti, in gran parte professionisti e medici. Il punto non è tanto la giustizia del provvedimento, che pare solare. Il problema sta nelle leggi-patchwork, che fanno, disfano e ritoccano di anno in anno. Costringendo le partite Iva a fare lo stesso.