Inchiesta su dati Covid, Razza si dimette. “Sereno, la verità emergerà”

“Per sottrarre il governo da inevitabili polemiche ho chiesto al presidente della Regione di accettare le mie dimissioni”. Lo scrive in una nota l’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza, indagato dalla Procura di Trapani nell’inchiesta sulla comunicazione dei dati della pandemia all’Istituto superiore di sanità. Nella stessa indagine sono finiti ai domiciliari tre persone, tra cui la dirigente dell’assessorato Maria Letizia Di Liberti. Solo poche ore fa, commentando la vicenda nel corso di una trasmissione televisiva, il governatore aveva ribadito fiducia in Razza. “Bisogna essere sereni e fiduciosi, sono convinto che la verità emergerà prestissimo”, aveva detto Musumeci. Ora sul tavolo del presidente della Regione sono arrivate le dimissioni. “Alla luce della indagine della Procura di Trapani”, scrive Razza, “nel confermare il massimo rispetto per la magistratura, desidero ribadire che in Sicilia l’epidemia è sempre stata monitorata con cura, come evidenzia ogni elemento oggettivo, a partire dalla occupazione ospedaliera e dalla tempestività di decisioni che, nella nostra Regione, sono sempre state anticipatorie”. “Non avevamo bisogno di nascondere contagiati o di abbassare l’impatto epidemiologico”, continua il titolare della Salute, “perché proprio noi abbiamo spesso anticipato le decisioni di Roma e adottato provvedimenti più severi”. “I fatti che vengono individuati”, scrive ancora Razza, “si riferiscono essenzialmente al trasferimento materiale dei dati sulla piattaforma che sono stati riportati in coerenza con l’andamento reale dell’epidemia, tenuto conto della circostanza che sovente essi si riferivano a più giorni e non al solo giorno di comunicazione. Come sempre, il fenomeno della lettura postuma delle captazioni può contribuire a costruire una diversa ipotesi che, correttamente, verrà approfondita dell’autorità giudiziaria competente individuata dal Gip”. “Deve essere chiaro”, ha concluso l’assessore regionale, “che ogni soggetto con l’infezione è stato registrato nominativamente dal sistema, e nessun dato di qualsivoglia natura è mai stato artatamente modificato per nascondere la verità. Soprattutto nel tempo della pandemia, le istituzioni devono essere al riparo da ogni sospetto”.