Industria, fatturato in picchiata. Trasporto e tessile i peggiori

Una lunga linea in discesa, in picchiata, segna i dati dei fatturati e ancora di più degli ordinativi dell’industria italiana nel mese di aprile rispetto a marzo. E il crollo è ancora più marcato se si paragonano i dati anno su anno. “Un calo senza precedenti degli indici complessivi”, lo definisce Istat nel suo report. “I peggiori risultati per entrambe le serie storiche in termini sia congiunturali sia tendenziali”. Il calo del fatturato industriale nel mese di aprile è di poco meno di 30 punti percentuali rispetto al mese precedente, quello di marzo. Ma la diffusione del virus e il relativo lockdown per contrastarne la diffusione hanno ripercussioni sugli ultimi tre mesi, con una flessione vicina al 24 per cento rispetto ai tre mesi precedenti. Un dato che vale sia per il mercato interno (-28) che soprattutto estero (-32). Se poi guardiamo il raffronto tra aprile 2020 e aprile 2019 la picchiata è evidente: meno 47 per cento, con cali del 48 per cento sul mercato interno e del 44,6 su quello estero. Le cose vanno peggio guardando agli ordinativi. Si arriva a una flessione di oltre 32 punti percentuali rispetto a marzo e a quasi il 28 per cento su base trimestrale. In questo caso però è il mercato interno che registra la flessione più rilevante (-34), sebbene anche gli scambi verso l’estero abbiano subito una forte contrazione (-30). Secondo la rilevazione dell’istituto nazionale di statistica i danni sono “assai limitati” per il settore farmaceutico che perde appena lo 0,2 in termini di fatturato ma aumenta gli ordinativi dei 1,5 punti. “Relativamente meno marcato” è il calo per il comparto alimentari (-9,5). Per tutti gli altri settori “si registrano diminuzioni superiori al 25 per cento”. Alcuni, in particolare, piangono lacrime amare. I mezzi di trasporto sono i più colpiti con un fatturato in negativo di 73,5 punti e un ordinativo di -71. Seguono l’industria tessile, l’abbigliamento e i prodotti in pelle con -78,5 di fatturato e -66,5 di ordinativi. Sopra la soglia di perdita del 26 per cento, sia per fatturato che ordinativi, anche il settore della chimica.