Infrastrutture al Sud: solo progetti. La loro assenza blocca lo sviluppo

Emergenza Mezzogiorno o emergenza Sud. Quanti anni sono che si sentono queste parole. Eppure, grazie ai tantiprogetti di infrastrutture al Sud, l’emergenza dovrebbe essere temporanea. Verrebbe dunque da chiedersi perché così non è. A dare una risposta ci prova l’istituto di ricercaEurispes, nel suo36esimo Rapporto Italia. Progetti e potenzialità ci sono, da sempre, a mancare sarebbe la concretezza. Insomma, spesso,i progetti per le infrastruttureal Sud, fondamentali per la crescita,rimangono solo sulla cartasecondo il rapportoEurispes. “In considerazione di quella che da sempre chiamiamo “emergenza Mezzogiorno”, è fondamentale che si pervenga ad un immediato avvio o completamento di una serie di interventi che da tempo o sono stati avviati o sono ancora in corso di approvazione”, si legge nel rapporto.Rimangono forti dubbi sulla loro realizzazione però. Vanno considerati gli errori fatti dai governi, le risorse economiche che non ci sono e i vincoli del Patto di Stabilità. “Un dazio annuale pesante che inciderà parecchio nel contenimento dei possibili investimenti nel comparto delle infrastrutture”. Le infrastrutture rappresentano un nodo fondamentale per il Sud anche in considerazione del fatto che, scrivono da Eurispes, “all’interno delle otto Regioni si produceoltre il 40% della filiera agroalimentaredel Paese. Una filiera – specificano – che è strettamente legata alla efficienza delle attività logistiche: esclusa la Regione Campania, sono tutte realtà territoriali servite daassi ferroviari non ad alta velocitàe che dispongono solo di un impianto aeroportuale, quello diLamezia, con capacità adeguata avoli cargo. Nel Mezzogiorno viene creato il 37% del valore della produzione agricola nazionale, vedendo Puglia, Sicilia e la Campania sul podio della produzione meridionale, rispettivamente con valori del 23% (per le prime due) e del 17,2% per la terza”. Più in generale “delle opere monitorate, attraverso la Piattaforma ReGis, il 75% risulta in ritardo e nel 2023 è stato speso solo il 7,4% dei fondi stanziati”. Ciò che manca è dunque il passaggio dalle parole ai fatti o meglio dai progetti alle infrastrutture concrete al Sud, secondo Eurispes. Opere che sarebbero necessarie non solo per ricucire l’ormai famosogap Sud-Nord, anche per il miglioramento di tutta l’economiaitaliana. Le otto regioni del Mezzogiorno infatti, dicono ancora dall’Istituto di ricerca, “sono ormai caratterizzate da una sommatoria di elementi comuni o da potenzialità inutilizzate quali: sono tutte 8 in “Obiettivo Uno” cioè hanno tutte unPil pro capite inferiore al 75% della media europea, sono le Regioni che dispongono del numero maggiore di porti transhipment (Cagliari, Augusta, Gioia Tauro e Taranto)”. Leggi anche –T.E.R.R.A., arriva il portale di Terna sulle infrastrutture energetiche del Paese Come dicevamo i progetti ci sono. Hanno un “valore globale di circa60 miliardi di euroed il valore delle risorse già autorizzate in Leggi pluriennali di spesa è pari a circa 30 miliardi di euro”. Bene, si potrebbe pensare: spendiamoli. Non sembra così semplice. Secondo gli esperti di Eurispes “ci sono tanti fattori che potrebbero rendere difficile o, addirittura,impossibile il raggiungimento degli obiettivi per il Mezzogiorno“. Il problema è la copertura economica: quella che c’è è spesso mirata alla realizzazione di determinati interventi, ma più spesso non c’è proprio. Per gli interventi mirati il riferimento è ai Fondo diSviluppo e Coesioneo delPnrr. Tuttavia “molte delle opere in programma sono ancora nella fase progettuale e, quindi, potrebbero non garantire, nel tempo, un utilizzo di tale quadro di disponibilità”. Leggi anche –Catania, intesa tra Comune e Rfi su infrastrutture e rigenerazione urbana Ci sono anche opere, e sono tante che non hanno copertura economica. Opere, scrivono da Eurispes, “per un importo globale di circa 30 miliardi (cioè metà del quadro finanziario disponibile)non hanno coperturae sono solo presenti nei Contratti di Programma di grandi aziende comeAnaseFerrovie dello Statoo in atti programmatici vari, anche regionali, e, quindi ancora privi di un iter autorizzativo completo”. Stando al trend rappresentato dall’Istituto di Ricerca le speranze di vederle realizzate sembrano ridotte al lumicino. Eppure, se volesse, il governo potrebbe “istituire un organismo con il compito di realizzare, entro un arco temporale di5-6 anni, l’intero Action Plan“. Invece “di fronte a questi insormontabili vincoli rimane solo una fastidiosa rassegnazione di uno Stato che, davanti ad una annosa emergenza, quella di un Mezzogiorno che rimane integralmente in area “Obiettivo Uno”,preferisce solo identificare una possibile soluzione senza tentare però di attuarla“.