Inps: per ogni siciliano che lavora, due incassano sussidi e pensioni

L'Istituto ha scattato una fotografia del sistema previdenziale della regione. Caratterizzato da oltre un milione di pensioni, 170 mila Naspi. E 300 mila domande per il reddito di cittadinanza

“In Sicilia è di uno a due il rapporto tra chi lavora e contribuisce alle prestazioni e chi le percepisce”. A scattare la fotografia del sistema previdenziale siciliano è il direttore regionale dell’Inps, Sergio Saltalamacchia, che ha presentato il Bilancio sociale dell’Istituto di previdenza siciliano nel 2018, a Palazzo dei Normanni, a Palermo. Dal report di 125 pagine emerge un quadro poco rassicurante anche sotto il profilo occupazionale. Le pensioni percepite sono fra le più basse del Paese, crescono i destinatari di misure per il sostegno al reddito e non si arresta l’emorragia di posti di lavoro. Lo conferma anche il boom di domande di Naspi (l’indennità di disoccupazione), aumentate dell’11 per cento rispetto al 2017.

Pensioni e forme di sostegno per 2 milioni

In Sicilia sono circa un milione i lavoratori tra dipendenti, cocopro, artigiani, commercianti, lavoratori agricoli. E circa 2 milioni i percettori di prestazioni. Di questi, un milione ricevono pensioni e il resto è tutta assistenza. Ci sono 500 mila destinatari tra invalidità civile e assegni sociali, e poi una quota importante di prestazioni di disoccupazione, circa 250 mila. Infine, si assiste a una crescita forte con il passaggio dal Rei al Reddito di cittadinanza, che arriva fino a quasi altri 500 mila percettori. Dati che appaiono “preoccupanti”, soprattutto se confrontati con gli anni precedenti. “Il periodo migliore per la regione è stato il 2016 – spiega Saltalamacchia – con una crescita del lavoro dipendente e dell’auto imprenditorialità, soprattutto nel settore dei servizi”. Ma già nel 2017 questo percorso si è affievolito, e nel 2018 si è arrestato sul fronte dei lavoratori dipendenti con 50mila dipendenti in meno. “Questo ci preoccupa – ribadisce il direttore regionale dell’Inps – e un altro dato preoccupante è relativo alla gestione dei commercianti: mentre prima compensavano la diminuzione degli artigiani oggi vediamo un ulteriore calo”. Il settore privato “non va bene, con un dato in leggera diminuzione. Se prima c’erano circa 600 mila dipendenti, ora sono 550mila, per un calo di quasi il 10 per cento. Se nel settore pubblico la flessione è causato dal mancato rinnovamento del turn over – conclude – nel privato testimonia un’economia che non funziona”.

Pensioni, un milione in Sicilia, in calo quelle private

In Sicilia nel 2018 sono state 1.027.170 le pensioni vigenti tra settore pubblico e privato, con quest’ultime nettamente in calo. Nel privato, il 56 per cento è rappresentato da quelle di vecchiaia-anzianità, il 33 per cento da quelle ai superstiti e l’11 per cento dalle pensioni di invalidità. Il numero maggiore di trattamenti pensionistici è nelle tre province più grandi (Palermo, Catania e Messina), che insieme rappresentano il 57,4 per cento delle pensioni vigenti nell’Isola. Sempre nell’ambito della gestione privata, lo studio mette in risalto come la Sicilia sia la Regione d’Italia con il minor numero di pensioni previdenziali per residente (171 pensioni ogni mille residenti), preceduta dal Lazio con 179 pensioni e dalla Campania con 180 pensioni. Rispetto alla media del Paese l’Isola ha l’importo medio pensionistico più basso riguardo le pensioni di invalidità (641,22 euro contro i 705,95 del dato nazionale), mentre sul fronte dei trattamenti di vecchiaia e ai superstiti si attesta al penultimo posto. Per quando riguarda invece la gestione pubblica al 31 dicembre 2018, sono 241.956 le pensioni ancora vigenti. Di queste ben il 68 per cento è rappresentato da pensioni di vecchiaia/anzianità, il 24 per cento da quelle ai superstiti e l’8 per cento dalle pensioni di invalidità. Anche nella gestione pubblica Palermo, Catania e Messina detengono la maggioranza delle pensioni vigenti in Sicilia (circa il 60 per cento). A differenza della gestione privata, però, l’Isola presenta l’importo medio più basso d’Italia nella categoria vecchiaia e superstiti, mentre per quelle di anzianità l’importo medio è pari a quello dell’area Sud (2.248,43 euro rispetto a 2.248,89 euro), che risulta il più alto a livello nazionale.

Reddito di Cittadinanza: 300 mila domande

La Sicilia è la seconda regione con il numero più alto di richieste, dopo la Campania: circa 300 mila domande, che coprono 500 mila beneficiari. A livello provinciale, è Palermo la provincia che fa registrare il più alto numero di istanze, quasi 100 mila. E al crescere delle domande si espande l’ombra delle truffe. Un sospetto in parte confermato dal presidente del Comitato di indirizzo e vigilanza Inps nazionale, Guglielmo Loy. Che puntualizza: “Va da sé che più lavoro nero c’è, più furbetti si possono trovare tra le pieghe del reddito di cittadinanza. Non è un mistero che, nonostante le forti sanzioni penali, il livello dei controlli non può essere così ampio. Quindi, in quelle realtà in cui c’è più lavoro nero, ci sono sicuramente più furbetti”. Eppure nessuna regione sembra distinguersi più di altre in negativo: “Gli episodi hanno riguardato tanto il Nord quanto il Sud” conferma.

Naspi: 170 mila domande

Prosegue l’emorragia di posti di lavoro in Sicilia. Lo si evince dall’aumento costante di domande di Naspi, l’assicurazione sociale per l’impiego riconosciuta, a determinate condizioni, ai lavoratori dipendenti del settore privato che abbiano perduto involontariamente il lavoro. Nel 2018 in Sicilia sono state presentate complessivamente 167.923 domande, la maggior parte delle quali hanno interessato le province più grandi (Catania, Messina e Palermo), che da sole raggiungono il 60 per cento del totale delle domande definite. Da segnalare il costante incremento di richieste rispetto al periodo precedente: il 2017 rispetto al 2016 ha fatto registrate un +7,14 per cento e il 2018 un +11,14 per cento. In controtendenza l’andamento della Cassa integrazione guadagni. Nel 2018 le ore autorizzate di Cig ordinaria sono state poco più di un milione e 900mila, a fronte degli oltre 8 milioni e 700mila del 2013. Quelle di Cig straordinaria si sono assestate su poco più di 4 milioni e 100 mila (a fronte di oltre 13 milioni e 200mila del 2013). Appare quasi del tutto scomparsa, invece, la Cig in deroga, per la quale siamo passati da oltre 13 milioni e 650 mila ore autorizzate nel 2013 a quasi 353mila ore autorizzate nell’ultimo anno preso in esame. In totale, nel 2018 sono state concesse 6.389.003 ore tra ordinaria, straordinaria e in deroga: è netto, quindi, il calo rispetto al 2013, quando ne sono state concesse oltre 35 milioni.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui