Il 13 gennaio, la giunta ha firmato il proprio appoggio a uno studio per valutare “i costi dell’insularità”. Spesa prevista: tra i 150 e i 170 mila euro. Passano pochi giorni e la Regione emana un comunicato in cui dà già i numeri: “La condizione di insularità potrebbe costare alla Sicilia tra i 4 ai 5 miliardi di euro l’anno”.
Stime a spanne e dati puntuali
Ci sarebbe da chiedersi perché spendere fino a 170 mila euro di fondi europei per una ricerca, definita “complessa e multidisciplinare” dalla stessa amministrazione, se già si conoscono i risultati. In realtà la Regione, con un singolare ghirigoro verbale, parla di “una stima presunta di una ricerca valutativa che il governo Musumeci condurrà”. L’assessore all’Economia, Gaetano Armao, ha spiegato che “lo studio fornirà il dato puntuale del costo occulto dell’insularità”. Il “dato puntuale” sarà di certo più preciso, ma pare difficile che si possa scostare dalla “stima presunta”. A indicarla è infatti la Regione, che presiederà (tramite l’assessorato all’Economia) il gruppo di lavoro composto da 12 persone incaricato di redigere lo studio. Se ne saprà di più a fine lavori, cioè a luglio. Chissà se il team guidato da Armao (o chi per lui) smentirà quanto hanno detto oggi Armao e Musumeci. Il dubbio c’è. Delle due l’una, quindi: o quei 150-170 mila euro sono uno spreco o la “stima presunta” è fatta a spanne.
I contenuti dello studio
“Lo studio del costo dell’insularità per la Sicilia – fa sapere la Regione – parte dalla valutazione di alcuni parametri come l’accessibilità e i relativi i costi di tempo dovuti al fatto che quasi tutte le isole dipendono dal trasporto pubblico, i consequenziali costi monetari che derivano dall’assenza di valide alternative di collegamento e trasporto, i costi delle infrastrutture e dei servizi, che devono essere forniti singolarmente a ciascuna isola senza possibilità di realizzazioni sinergiche e i costi che, in conseguenza dei fattori elencati, gravano sugli abitanti isolani”.