Intelligenza artificiale: l’allarme del Garante per i diritti fondamentali e la Privacy

Intelligenza artificiale: l’allarme del Garante per i diritti fondamentali e la Privacy

Sulla gestione dell’Intelligenza artificialeoccorre fare presto, perché impatterà in modo sempre più incisivo sufisco, salute e cultura.E senza misure adeguate potrebbe mettere in discussione “i diritti e le libertà fondamentali dei singoli”, ma anche la natura stessa degli Stati, a partire dalla“democraticità degli ordinamenti”.Per evitare che ciò accada occorre “individuare un punto di equilibrio tra innovazione e regolazione”, come tenta di fare un documentoappena approvato a Bruxelles,che però entrerà in vigore dal 2026 e “troverà comunque applicazione graduale”. È quanto si legge nellarelazione annuale 2023 del Garante della privacy,presentata in Parlamento. Uno dei capitoli più corposi è dedicato proprio all’Intelligenza artificiale. Il Garante, pur riconoscendo l’importanza dellanuova normativa comunitaria,non risparmia critiche nel merito. “Non si può non rilevare che il regolamento lascia aperta la questione delleautorità nazionali competentie delle funzioni di controllo”. Il rischio, insomma, è nonandare al nocciolo della questione. Leggi anche –L’Intelligenza artificiale cambia il lavoro, ma la Sicilia non è pronta Eppure l’IA impatta su quasi tutti gli aspetti della società. Inmateria fiscale,per esempio, è previsto nel prossimo futuro “l’utilizzo sempre maggiore delle tecnologie digitalianche supportate dall’intelligenza artificiale”, per ottenere risultati attesi da tempo come “la pienainteroperabilità tra le banche dati“. In ambito medico, il peso dell’IA è così importante che il Garante della privacy, a settembre dello scorso anno, ha realizzato un apposito decalogo. Nel documento è messo nero su bianco che unServizio sanitario con strumenti di intelligenza artificialedeve essere preceduto “da una valutazione di impatto ai sensi delRegolamento generale sulla protezione dei dati“, perché potrebbe esserci “un rischio elevato per i diritti e le libertà dei soggetti vulnerabili”. Anche in campo culturale, si va nella direzione dimisurare il livello di gradimento della rete museale“tramite un sistema di intelligenza artificiale capace di individuare i volti dei visitatori e interpretarne il comportamento durante lafruizione delle opere“.Nessun ambito, insomma, può farne a meno. Leggi anche –Intelligenza artificiale, la sfida tra uomini e macchine sarà sulle parole IlGarante della privacyha ricordato alcuni interventi effettuati di recente in materia di intelligenza artificiale. Il più noto è il“blocco” deciso nel marzo 2023nei confronti diChat Gpt,un programma diIA ad apprendimento automaticosviluppato dalla società OpenAI per la “conversazione” con gli utenti umani. L’Autorità non fa nomi, ma ricorda di essere intervenuta “nei confronti di unasocietà statunitenseche gestisce un noto modello diintelligenza artificiale relazionale” e di avere adottato un provvedimento urgente “di limitazione provvisoria deltrattamento dei dati personalidegli interessati stabiliti nel territorio italiano”. Tra le contestazioni mosse al garante nei confronti dell’azienda, “l’assenza di una informativa agli utenti, l’assenza di unabase giuridica idonea a giustificare la raccolta e la conservazione massiva di dati personali,la non corrispondenza di alcune delle informazioni fornite dal servizio al dato reale, nonché l’assenza di qualsivoglia filtro per laverifica dell’età degli utenti“. Questioninon di poco conto. Leggi anche –L’intelligenza artificiale non è sparita in Italia: Linkdelta usa Gpt La decisione, ricorda ancora il Garante, è stata sospesa “a fronte delleinformazioni acquisitee delladisponibilità manifestata dal titolarea porre in essere una serie di misure concrete. A tutela dei diritti e delle libertà degli interessati”. Promesse che vanno verificate sul campo, visto che “nei confronti dello stesso titolarel’Autorità sta proseguendo l’attività istruttoria.Anche nell’ambito di una task force costituita ad hoc in seno al Comitato europeo per la protezione dei dati personali”. Propriol’Europa, secondo il Garante, dovrebbe essere il contesto adattoper intervenire su una materia così complessa. Nel rapporto viene ribadita “larilevanza transnazionale del tema“, anche se il nuovo regolamento Ue rimette la questione “in misura non trascurabile all’intervento dei legislatori nazionali“. Su questo fronte il Garante della Privacy rivendica un ruolo di primo piano. L’Autorità sottolinea “la stretta connessione tra iltrattamento dei dati personalie il funzionamento dei sistemi di IA, non di rado ad alto rischio”.Toccherà al Governo italiano decidere come agire.