Da 57 a oltre 7 mila pratiche in quattro anni: sono i numeri di Irfis-FinSicilia, la finanziaria interamente di proprietà della Regione siciliana. Nata nel 1954 come “Istituto regionale per il finanziamento alle industrie in Sicilia”, da cui l’acronimo Irfis, è arrivata all’assetto attuale dopo quasi 70 anni di travagliata storia societaria, che ha visto la maggioranza prima della Cassa del Mezzogiorno, poi del Banco di Sicilia fino ad arrivare a Unicredit. La costante è sempre stata la partecipazione al capitale societario della Regione, che dal 2012 è socio unico. “Abbiamo ereditato un istituto bancario poco competitivo, e per volontà del presidente Nello Musumeci l’abbiamo trasformato in una finanziaria che ha come mission quella di aiutare le imprese siciliane. Una trasformazione talmente radicale che potremmo oggi non chiamarci più nemmeno Irfis”, ha spiegato ieri in diretta a FocuSicilia il presidente, l’avvocato e docente di Diritto amministrativo all’università Kore di Enna Giacomo Gargano. L’istituto ha una dotazione di circa 200 milioni di euro e una possibilità di “attivare con le leve finanziarie fino a 3,5 miliardi di euro”.
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Finanziamenti e contributi a fondo perduto
Una dotazione, quella di Irfis, che è composta al momento in buona parte dal Fondo Sicilia. “Si tratta – spiega Gargano – di una somma depositata da circa 40 anni nelle casse di Irfis e lievitata negli anni, e sbloccata dall’assessore Gaetano Armao”. Il Fondo consentirà da fine agosto di accedere a dei contributi alle imprese a fondo perduto, un passaggio legato naturalmente alla richiesta di ristori per la pandemia, e che si lega a un’altra iniziativa già in corso, ovvero l’erogazione di prestiti a partite iva e imprese a tasso agevolato fino a 25 mila euro. Domande da presentare “senza clickday, grazie alle sinergie trovate con le associazioni datoriali. Sono 40 che hanno aderito, e la richiesta si può presentare anche tramite i loro canali. Le richieste scadranno il 9 settembre, ma abbiamo già 400 domande”.
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Fondi per imprese giovanili e femminili
Quello che Gargano ritiene però più centrale nell’attività dell’istituto è la crescita delle imprese giovanili. Nei giorni scorsi Irfis insieme alla Regione siciliana ha premiato dieci idee di impresa a Catania, donando a dieci vincitori 10 mila euro ciascuno. Una somma che, promette l’istituto, può essere rimpinguata con delle procedure semplici. “Si è deciso di utilizzare 84 milioni per creare dei finanziamenti specifici e mirati all’imprenditoria giovanile, all’imprenditoria femminile e alle startup”, tutte categorie con difficoltà di accesso al credito. Irfis promette un accesso basato sulla valutazione del singolo business plan, senza dover presentare le garanzie “che magari può offrire un genitore con un’ipoteca”, prosegue Gargano. “Abbiamo già creato un prodotto con un pre-ammortamento che può arrivare fino a 3 anni che significa che tu avvii la tua attività e paghi solo gli interessi interessi che sono calcolati allo 0,25 per cento”. Il fondo, racconta il presidente di Irfis, è già stato tutto utilizzato “ma ci sono domande per ulteriori 40 milioni di euro”.
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Il futuro di Irfis dopo Musumeci
Irfis oltre che istituto di credito soggetto al controllo della Banca d’Italia, è anche un soggetto in house della Regione. Si tratta di un assetto simile a quello di altri istituti regionali come Finlombardia, ed è stato dato all’istituto fin dal governo regionale di Raffaele Lombardo, dove assessore all’Economia era allora come oggi Gaetano Armao. E il tutto è legato evidentemente a una visione della parte politica oggi al gioverno. Ma cosa succederà in caso di cambio di colore politico a Palazzo D’Orleans? “Il mio è un incarico fiduciario datomi dal presidente Musumeci, il cui governo durerà in carica ancora un anno e mezzo, e sono pronto a rimetterlo in ogni momento se lo vorrà”, premette Gargano, il cui mandato scadrà naturalmente nel 2024. “Credo di aver sempre lavorato con l’idea che non dovesse mai finire. Non so cosa accadrà se dovesse cambiare il governo, ma certamente fino ad allora c’è da vincere la sfida dell’informatizzazione, perché Irfis ha al momento 60 dipendenti che lavorano anche giorno e notte per espletare le pratiche. Spero di poter comunque lasciare qualcosa da poter portare avanti, non ci sono le condizioni per l’interruzione di una Irfis che è diventata uno strumento utile”, conclude Gargano.