Dubbi sulla tempistica, sul metodo e sul merito. E persino sui diritti da accordare agli artisti, messi in difficoltà da mesi di stop forzato dovuto alla pandemia. Sono alcune delle questioni legate a “ITsART”, la piattaforma digitale per la promozione di teatro, musica, cinema e danza voluta dal ministro della Cultura Dario Franceschini. L’idea, lanciata nel 2020, si è concretizzata soltanto a maggio di quest’anno, ma non sembra incontrare i favori degli artisti. Molti di loro hanno scelto di non partecipare. “Personalmente non ho presentato nessun progetto, e non conosco colleghi che lo abbiano fatto”, dice a FocuSicilia Alessandro Idonea, attore e regista catanese, figlio dell’indimenticato Gilberto. ITsART è costato complessivamente “circa 30 milioni”, che per Idonea sarebbero stati spesi meglio “per sostenere i teatri, sul piano logistico ed economico”.
Oltre un anno di attesa
Anzitutto la tempistica. Era il 18 aprile 2020 quando il ministro Franceschini lanciava in diretta televisiva l’idea di “una sorta di Netflix della cultura, che può servire in questa fase di emergenza per offrire i contenuti culturali con un’altra modalità”. L’Italia era in “lockdown” dai primi di marzo, e ne sarebbe uscita soltanto dopo diverse settimane. I primi dieci milioni di euro per finanziare la piattaforma sarebbero stati inseriti già nel decreto Rilancio (maggio 2020), ma la concretizzazione dell’idea del Ministro sarebbe arrivata oltre un anno dopo. “Forse sarebbe stato meglio dare quelle risorse direttamente al settore, visto che da allora i teatri hanno riaperto, richiuso nell’autunno 2020 e nuovamente riaperto”, ricorda Idonea.
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La struttura finanziaria
Non si tratta di pochi soldi. Il finanziamento complessivo di ITsART è stato imponente. Come detto, il ministero della Cultura ha stanziato dieci milioni con il decreto Rilancio. Cassa Depositi e prestiti, società controllata dal ministero delle Finanze, ha messo sul piatto nove milioni e la società Chili, che si occupa della gestione tecnica, altrettanti. Dal punto di vista giuridico, la piattaforma è di proprietà al 51 per cento di Cdp e al 49 per cento di Chili, “tech media company” attiva in cinque Paesi europei, Italia, Inghilterra, Germania, Austria e Polonia. La società afferma di avere circa cinque milioni di abbonati, ma soltanto nel 2020, secondo il Sole24 Ore, è riuscita a chiudere il bilancio in attivo. Nello stesso anno, a dicembre, è stata selezionata come partner industriale per la realizzazione di ITsART.
Come funziona la piattaforma
Secondo la presentazione sul sito ufficiale, la piattaforma rappresenta “un’innovativa occasione di contatto tra produttori e pubblico, tra artisti e spettatori, tra opere d’arte e visitatori”. “Peccato che, scorrendo la home, ci si imbatta soprattutto in fondazioni ed enti lirici, dove di solito entra la politica”, fa notare Idonea. Delle piccole realtà dello spettacolo, quelle più colpite dallo stop forzato della pandemia, si vede poco. Una apposita sezione offre la possibilità proporre contenuti, eventi e manifestazioni culturali. Il proponente deve garantire la titolarità del materiale presentato, insieme alla manleva legale per ITsART in caso di eventuali contenziosi. Allo stesso tempo, però, la piattaforma non fornisce dettagli sui diritti corrisposti agli artisti.
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La questione dei diritti
Secondo la cooperativa “Artisti 7607”, che tutela i diritti d’autore degli artisti del settore audiovisivo, molte piattaforme streaming attualmente sul mercato non garantiscono agli artisti corrispettivi adeguati. La questione è stata posta al ministro Franceschini, con una lettera di qualche settimana fa. “Artiti 7607” denuncia “uno sfruttamento sempre più massiccio da parte delle piattaforme, che sostanzialmente si sottraggono agli obblighi di legge pur generando ingenti profitti”. La questione è tornata d’attualità con l’exploit dello streaming durante l’anno della pandemia. Secondo i dati forniti dalla cooperativa, il colosso Netflix è passato da 150 milioni di abbonati nel 2019 a oltre 200 milioni nel 2020. Incremento importante anche per Prime Video, da 75 a 150 milioni di abbonati, e per Tencent Video, da 94 a 120 milioni. “All’aumento esponenziale in streaming della diffusione di opere protette non corrisponde il dovuto riconoscimento dei diritti di chi le interpreta”. Al momento non è chiaro neppure quale sia il metodo scelto da ITsART per i pagamenti degli artisti.
“Favoriti solo i big”
Diritti a parte, secondo Idonea, il metodo scelto dalla piattaforma è “discriminatorio” nei confronti delle piccole realtà. Il motivo è semplice. “A differenza di Netflix, dove si paga un abbonamento e poi si hanno a disposizione tutti i contenuti, su ITsART si acquista singolarmente ogni opera”. I prezzi degli spettacoli, si legge sul sito ufficiale, sono compresi tra 2,90 e 12,90 euro. “È ovvio che così facendo si creino delle disparità. Comprando sul momento, il cliente sarà propenso ad acquistare i contenuti degli artisti più famosi. Se avesse a disposizione un’offerta ampia su abbonamento, invece, magari potrebbe scoprire artisti meno noti”. Il modello Netflix, appunto, che Idonea giudica vincente sul piano della fruizione dell’utente. “Magari si parte per guardare ‘La casa di carta’, ma poi si passa a produzioni meno conosciute, che hanno interesse a stare lì perché possono essere scoperte dal grande pubblico”.
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“Impossibile registrare il teatro”
Anche tralasciando questi aspetti, per Idonea resta una incompatibilità di base tra il teatro e la trasmissione in streaming. “C’è un motivo se il nostro si chiama ‘spettacolo dal vivo'”, dice il regista. “Secondo me può essere fatto soltanto in un modo, su un palco e in presenza. È uno scambio di energie tra spettatore e attore. Se non c’è questo, non c’è il teatro”. Un’alternativa migliore dello streaming, spiega il drammaturgo, sono gli sceneggiati in televisione. “In passato si sono fatte delle cose ottime, soprattutto sulla Rai. Si prende un soggetto teatrale, lo si adatta al linguaggio televisivo, e si crea un buon prodotto”. Cosa ben diversa da mettere le telecamere ai lati del palcoscenico e riprendere. “Così il teatro perde la magia, diventa qualcos’altro”.
La concorrenza a Raiplay
Le perplessità non finiscono qui. “Vorrei chiedere al ministro Franceschini che senso abbia avuto spendere milioni di euro per una piattaforma uguale a Chili”, prosegue Idonea. In effetti, anche dal punto di vista grafico, ITsART è molto simile al partner. A proposito di Rai, inoltre, diversi contenuti presenti sulla piattaforma sono già disponibili su Raiplay, la struttura digitale della televisione di stato, a cui ITsART finisce per fare concorrenza. La vicenda è stata al centro di alcune interrogazioni parlamentari, presentate da diversi partiti. L’ultima in ordine di tempo è stata presentata dalla senatrice del Movimento 5 stelle Granato, e chiede al ministro Franceschini “quale sia la motivazione per la quale il servizio di promozione della cultura italiana nel mondo non potesse essere affidato a Raiplay”.