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La medicina “di genere” per migliorare la salute e risparmiare denaro pubblico

Il Piano regionale varato nel 2021, linee-guida e un Tavolo tecnico di coordinamento. Partendo dalle differenze biologiche tra uomini e donne, l'obiettivo è migliorare la salute di tutti "attraverso una medicina realmente personalizzata"

Le donne hanno bisogno di cure specifiche e la Giornata mondiale della menopausa lo ricorda. Perciò esiste la “medicina di genere” attiva anche in Sicilia con un Piano regionale varato nel 2021, linee-guida e un Tavolo tecnico di coordinamento. Partendo dalle differenze biologiche tra uomini e donne, l’obiettivo è migliorare la salute di tutti “attraverso una medicina realmente personalizzata – sottolinea la Regione nel sito ‘Costruire salute‘ – con cure sempre più appropriate che, in ultima analisi, possano permettere risparmi notevoli ai sistemi sanitari“. Già nel 2020 le strutture sanitarie provinciali sono state invitate ad attivare specifici gruppi di lavoro con funzioni di osservatorio locale e di supporto alle azioni del Tavolo regionale. Le differenze di genere sono infatti notevoli e il Piano ne fa una panoramica. Si va dall‘aspettativa di vita alla nascita alle cause di morte, dalla predisposizione verso alcune patologie alla vulnerabilità rispetto alla violenza fisica.

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Donne: vivono di meno, si ammalano di cuore e diabete

Il Piano regionale per la medicina di genere evidenzia le differenze nell’aspettativa di vita e nelle malattie. Nel 2018 per gli uomini l’aspettativa è stata di 79,9 anni. Per le donne, 84 anni. Il genere femminile sembra in vantaggio. Ma a vedere i dati sulla crescita dal 2004 ad oggi, l’aspettativa si è incrementata del 2,1 per cento tra gli uomini e solo dell’1,5 per cento tra le donne. Inoltre, “la mortalità generale, come esito sfavorevole di salute, è al di sopra di quella nazionale, in particolare nelle donne”, scrivono gli esperti. Tra le malattie, quelle del sistema circolatorio sono la prima causa di morte in Sicilia, come nel resto d’Italia. Ma rispetto ad altre regioni, c’è un eccesso nell’Isola, in entrambi i sessi, con una media annua di 20.116 decessi e tra questi il 55,4 per cento riguarda proprio le donne. Una ricerca pubblicata sul Journal of the American heart association stima che dopo la la menopausa una donna su quattro possa sviluppare ritmo cardiaco irregolare (fibrillazione atriale). “Fino agli anni ’90 – ricorda il Piano – l’importanza delle patologie cardiovascolari nelle donne è stata poco considerata”. La donna può ad esempio presentare sintomi dell’infarto differenti e mentre l’incidenza di patologie cardiovascolari è inferiore rispetto all’uomo durante l’età fertile, va ad eguagliare l’uomo dopo la menopausa, fino a “superarlo dopo i 75 anni. Le giovani donne presentano minori probabilità di ammalarsi – osserva il Piano – ma maggiore mortalità e complicanze in caso di insorgenza della patologia ischemica”.

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Massa corporea e mortalità: donne penalizzate

Le malattie del metabolismo, come il diabete, sono distribuite in modo diverso nei due sessi. La composizione corporea di uomini e donne è infatti molto diversa. Le donne hanno una maggior percentuale di massa grassa e gli uomini più massa muscolare. Le donne sono più propense a depositare grasso sottocutaneo e sugli arti inferiori, mentre gli uomini sono più propensi ad accumulare grasso viscerale. Dopo la menopausa, la distribuzione del tessuto adiposo delle donne si modifica. “Sebbene gli uomini e le donne siano entrambi suscettibili all’obesità, le conseguenze sulla salute differiscono tra i sessi. Il legame tra mortalità ed indice di massa corporea è più forte nella donna che nell’uomo. A causa della loro maggior propensione ad essere sovrappeso e della caduta degli estrogeni, la prevalenza di diabete mellito di tipo due è maggiore tra le donne che tra gli uomini solo dopo i 70 anni”, sottolinea la Regione. Però le donne diabetiche, rispetto agli uomini, “hanno un rischio doppio di cardiopatia. Una più precoce incidenza di infarto miocardico con maggior mortalità. Un aumentato rischio d’insufficienza cardiaca e ictus”.

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Donne ammalate più esposte alla violenza

Da studi epidemiologici di incidenza e prevalenza delle malattie neurologiche nei due sessi emerge come Alzheimer, sclerosi multipla e depressione colpiscano più frequentemente le donne. La menopausa incide sulle modificazioni cerebrali che si associano all’invecchiamento. C’è poi l’osteoartrosi. “In Italia colpisce oltre quattro milioni di persone, con costi associati di oltre 6,5 miliardi di euro”, ricorda il Piano regionale, e “uomini e donne prima dei 50 anni ne soffrono in percentuale simile. Superati però i 60 anni, le donne sono progressivamente più a rischio. Soffrono il doppio degli uomini, con un crescente numero di articolazioni coinvolte”. Inoltre, le donne che affrontano patologie sono anche maggiormente esposte a episodi di aggressione o violenza. Questa vulnerabilità ha una misura notevole: circa il doppio rispetto a chi invece non soffre di malattie. La Commissione europea, nel documento “Un’unione dell’uguaglianza: la strategia per la parità di genere 2020-2025” dichiara che “il 34 per cento delle donne con problemi di salute o disabilità ha subito violenza fisica o sessuale dal proprio partner, contro il 19 per cento delle donne che non hanno problemi analoghi”.

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Agostino Laudani
Agostino Laudani
Giornalista professionista, nato a Milano ma siciliano da sempre, ho una laurea in Scienze della comunicazione e sono specializzato in infografica. Sono stato redattore in un quotidiano economico regionale e ho curato la comunicazione di aziende, enti pubblici e gruppi parlamentari. Scegliere con accuratezza, prima di scrivere, dovrebbe essere la sfida di ogni buon giornalista.

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