La Processionaria conquista l’Etna. Infesta i pini e “passeggia” indisturbata
Sull’Etna,nelle ultime settimane, si stanno moltiplicando lesegnalazioni di Processionaria del pino.Sui social la situazione è descritta come “veramente inquietante” a Monte Gemmellaro, nel territorio di Nicolosi, dove “l’aumento della temperatura ha permesso ai bruchi dilasciare in gran parte i propri nidi”. A Linguaglossa “boschi, parchi e giardini sono già pieni”, segno che “quest’anno la processionariadarà filo da torcere”. Segnalazioni di“file di larve in aree pubbliche”arrivano anche da Belpasso. “Vi chiediamo di prestare attenzione, soprattutto per i vostri amici animali, in quanto la processionaria può provocarereazioni epidermiche urticanti”, ha detto il sindacoCarlo Caputo.L’exploit del bruco potrebbe essere legato alle alte temperature, conferma aFocuSiciliaSalvatore Bella, entomologo delCrea, Consiglio per la ricerca in agricolturae l’analisi dell’economia agrariadi Acireale. “I picchi potrebbero portare a un’accelerazione dei ritmi vitalidel lepidottero, mentre i suoinemici naturalipotrebbero diventare meno efficaci”. Leggi anche –Sicilia, centinaia di specie aliene. E il “cimicione” minaccia il pistacchio L’ipotesi, insomma, è che ilcambiamento climaticopossa influenzare anche la processionaria, come avviene per diverse altre specie.Thaumetopoea pityocampa, questo il nome scientifico dell’insetto, èdiffuso in tutta la Sicilia e in particolare sull’Etna,dove abbondanopini e conifere,di cui si nutre e su cui realizza il nido. “Al momento non ci sono abbastanza dati sull’impatto del cambiamento climatico, ma è verosimile che possa incidere sullosviluppo di questa speciee soprattutto dei suoipredatori e parassitoidi”. Un problema dal momento che, com’è noto, la processionaria può essere pericolosa. “I peli del bruco sonourticantie possono provocareacuti eritemi.Inoltre, se ingeriti o inalati,allergie egonfioridelle parti interessate potendo mettere a rischiola respirazione”. I rischi riguardano soprattutto gli animali, precisa l’esperto del Crea. “Accade spesso che i cani giochino con i nidi caduti o con le larve al suolo in‘processione‘. Icasi gravi nell’uomoinvece sono poco frequenti, anche se l’argomento non va sottovalutato. Particolarmente importante informare i bambini che possonoentrare in contatto con le larvedurante il gioco,anche in ambiente urbano.”. Leggi anche –Apicoltura, produzione a rischio. Il caldo “dopa” il killer delle arnie Dopo aver trascorso l’inverno dentro icaratteristici nidi di seta bianca,in primavera i bruchi scendono dai pini per interrarsi, costruire il bozzolo e trasformarsi in crisalidi. Proprio questo cammino – con le classiche“processioni” che attraversanoboschi e strade,dando il nome alla specie – può essere pericoloso. Un aumento eccessivo della popolazione, osserva Bella, potrebbe innescare altri problemi. “Se i nidi aumentano oltremodo, superando le dieci unità per albero,la gestionediventa complessa.In particolari condizioni di forte vento è possibile che i peli urticanti siano trasportati dall’aria, con tutte le conseguenze del caso”. Allo stesso tempo, secondo l’esperto, “non bisogna creare allarmismo,perché se affrontata nel modo giusto la processionaria non rappresenta un’emergenza”. Con latrasformazione in farfalladurante l’estate, del resto, i rischi terminano. “Il bruco diventa una falena notturna, assolutamenteinnocua per gli animali e per l’uomo”. Leggi anche –“Insetti siciliani in tutta Italia”. La svolta della biofabbrica di Ramacca Durante la stagione delle processioni, però, la specieva tenuta sotto controllo.Si tratta di un precisoobbligo di legge.IlDecreto 30 ottobre 2007del ministero dell’Ambiente chiarisce che “la lotta contro la processionaria del pino è obbligatoria”, e che per portarla avanti le regioni possono avvalersi “delCorpo forestale dello Statoo dei Corpi o Servizi forestali regionali nonché di altri idonei soggetti”. Il bruco, evidentemente, non distingue traalberi in aree pubbliche e private.In queste ultime “gli interventi sono effettuati a cura e a spesa dei proprietari”. In caso di inadempienza, sono previste “sanzioni amministrative” e nei casi più gravi “l’applicazione dell’articolo 500 del Codice penale” (Diffusione di una malattia delle piante o degli animali, ndr). Gli interventi, chiarisce la norma, devono “prevenire rischi per lasalute delle persone o degli animali”. Da parte loro, le autorità devono garantire “massima divulgazione sulletecniche di contenimento”. Leggi anche –Formica di fuoco, allerta in Sicilia. Corsa per evitare l’effetto granchio blu Le modalità di contrasto, spiega Bella, sono soprattutto due, da fare eseguire in sicurezza a ditte specializzate. “Da una parte c’è lalotta biologica,condotta attraverso l’utilizzo del batterioBacillus thuringiensiskurstaki, che attacca le larve della processionaria uccidendole in qualche giorno”. Se la zona colpita dall’insetto è molto ampia, come nel caso di boschi, “l’insetticida naturale può esserespruzzato con gli elicotteri,mentre se si tratta di pochi alberi può essere applicato direttamente sulla parte di chioma attaccata”. Il batterio si trova in commercio a un costo dicirca 20 euro al litro,sotto forma di soluzione che va diluita per essere poi applicata alle piante. C’è poi il metodo dellarimozione dei nidi,utilizzato soprattutto nelle aree private. “Bisogna procedere al taglio fisico dei rami su cui si trovano i nidi, che vanno successivamente eliminati. Il problema è che i rami colpiti si trovano a notevole altezza, raggiungibili esclusivamente mediante unelevatore con cestello“. I costi, conclude l’esperto, “variano a seconda della difficoltà e ampiezza dell’intervento, ma di solito ammontano adiverse centinaia di euroe possono essere insostenibili per i cittadini”.