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La sanità digitale frenata da personale vecchio e “paura della firma”

Il Pnrr ha dato una forte accelerata al settore, ma la classe dirigente, amministrativa e medica in Sicilia ha un'anzianità non indifferente. "Il cambiamento richiede tempo per essere assimilato", dice Ferro, responsabile area Sistemi informatici della Regione

Tra non molto, presentarsi in studio dal medico di famiglia senza appuntamento e attendere il proprio turno o chiamare il professionista e prenotare una visita sarà solo un ricordo dei vecchi tempi. Adesso c’è il digitale: app, messaggistica istantanea ed email stanno soppiantando le sale d’aspetto sovraffollate e i lunghi tempi di attesa. In quest’ottica, il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) ha dato una forte accelerata al settore. Ma anzianità e “paura di firma” sono i due talloni di Achille della Regione siciliana nell’attuazione del Next Generation Eu Italia in quest’area. “Il problema di fondo è che nell’ambito della sanità dobbiamo sempre operare con un’idea strabica”, dice Federico Ferro, dirigente responsabile dell’area “Sistemi informatici statistica e monitoraggio” del dipartimento Pianificazione strategica della Regione Sicilia nell’ambito del convegno “Transizione 4.0 – Quali opportunità per l’industria e la sanità” L’evento, svolto a Palermo, è stato organizzato dagli Ordini dei periti industriali e periti industriali laureati di Palermo e Trapani, insieme al Cnpi (Consiglio nazionale dei periti industriali e periti industriali laureati). “Da una parte lavoriamo secondo una logica aziendalistica. Però, noi forniamo un prodotto/servizio particolare che è la salute, e non può essere sempre misurato con indicativi quantitativi di tipo economico”.

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Svecchiare il personale e aumentare l’organico

La classe dirigente, amministrativa e medica in Sicilia ha un’anzianità non indifferente. “Il cambiamento richiede tempo per essere assimilato”, sottolinea Ferro. Nuove mansioni e nuove tecnologie richiedono skill diverse rispetto a quelle tradizionali. “I ‘vecchi’ primari, oggi direttori dell’Uoc (Unità operative complesse), hanno iniziato ad acquisire competenze e ‘incombenze’ più di tipo amministrativo – spiega il dirigente – Non sono più chiamati a svolgere solo le funzioni di medici ma devono, tra le altre cose, controllare il budget e verificare se le procedure di gara sono state attivate. Questo si traduce – aggiunge – in un appesantimento che non era previsto nella fase iniziale della sua attività”. Spostando lo sguardo al medico di pronto soccorso: “La carenza di personale incide soprattutto nel fascicolo sanitario elettronico. Un medico che si trova da solo al pronto soccorso ha l’obbligo di prendere (se c’è) la scheda di dimissione ospedaliera, prendere il verbale, indicizzarlo, inserirlo nel sistema e mettere la firma elettronica. Un lavoro – conclude – che comporta grosse difficoltà”.

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Il funzionario pubblico e lo spettro della “paura di firma”

Dirigenti restii alla firma, questa un’altra delle criticità riscontrate. “Anche qui non voglio nascondermi dietro un dito. Questo è un fenomeno – dichiara Ferro – Parliamo di molti soldi: 30 milioni di euro spesi in formazione nell’ambito del fascicolo sanitario elettronico, altri 30 milioni di euro sugli applicativi e 500 milioni di euro per le strutture territoriali, l’assistenza territoriale e molto altro. Tutto ciò crea delle resistenze. Ma si è in parte superato – continua il dirigente – grazie alla lungimiranza del legislatore. Nell’ambito degli investimenti del Pnrr si è di molto attenuata la colpa grave”. La Corte dei conti ha istituito il Collegio del controllo concomitante. L’obiettivo è intervenire in itinere durante l’attuazione di un piano, programma o progetto. L’organo collegiale può accelerare e dare impulso all’azione amministrativa e assicurare che le risorse siano state impiegate in modo corretto. “È stata un’ottima intuizione”.

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Riorganizzare: un’irripetibile occasione

La riorganizzazione è la parola d’ordine del Pnrr sulla medicina territoriale: case di comunità, ospedali di comunità e centrali operative territoriali. Un’occasione irripetibile. “Sono stati affidati già gli incarichi – fa sapere Ferro – Si è voluto evitare che si potesse ripetere l’eccessiva congestione dei nosocomi creando delle strutture più vicine al territorio. Abbiamo deciso di creare un Fascicolo sanitario elettronico 2.0, cioè di andarlo ad implementare”. La logica che sta dietro il Fse è il concetto di portabilità. Per esempio, il paziente che si ammala fuori dalla regione in cui risiede, non ha bisogno di presentare un documento. Basta accedere al fascicolo per leggere il cosiddetto “nucleo minimo”, che in questo momento è costituito dai referti di laboratorio e di diagnostica, schede di dimissione ospedaliera e verbali di pronto soccorso. “Rispetto al Fascicolo sanitario unico e alle altre regioni, abbiamo inserito il Patient Summary, una sorta di scheda sintetica che i medici di medicina generale hanno già fatto”, sottolinea il dirigente.

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L’archiviazione dei dati solo nelle “nuvole informatiche”

Negli ultimi anni si sente spesso parlare di cloud (server a cui si accede tramite Internet e software e database che si eseguono su quei server). Nel Pnrr sono previsti 200 milioni di euro per migrare in cloud dati e servizi di Asl e Aziende ospedaliere. Le strutture possono scegliere se archiviare dati e servizi verso il Psn (Polo strategico nazionale), infrastrutture della Pubblica amministrazione adeguate e/o verso soluzioni cloud qualificate o di scegliere una soluzione mista. “Sulla scorta di questo avviso – dice Ferro – abbiamo considerato le Aziende ospedaliere (da noi Asp) in base ai posti letto, per le aziende sanitarie, invece, per bacino di utenza. Le aziende sanitarie hanno l’obbligo di inserire da un minimo di 3 fino a un massimo di 15 servizi ordinari e da un minimo di 3 a un massimo di 26 servizi classificati come critici. Abbiamo individuato 28 servizi critici e 17 servizi ordinari. Tra questi, assistenza distrettuale e ospedaliera e sanità pubblica”.

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Mario Catalano
Mario Catalano
Giornalista freelance, sono nato a Termini Imerese. Ho conseguito un Executive master in "Scrivere e Fare Giornalismo Oggi: il Metodo Corriere - 6^ Edizione" alla Rcs Academy Business School. Nel 2018 ho vinto il Premio Cristiana Matano (sezione giornalista under 30) e sono stato finalista dell'ottava edizione del Premio Roberto Morrione per il giornalismo investigativo. Mi occupo di economia, ambiente e sanità. Mi piace raccontare storie e andare oltre la realtà che ci circonda.

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