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La storia dell’arte a portata di foto: l’app Mereasy del catanese Enrico La Malfa

Un algoritmo che "legge" gli scatti fornendo informazioni sull'opera fotografata. E che si propone di valorizzare le realtà artistiche e culturali meno note. L'intervista allo sviluppatore

Un’app che permette di riconoscere un’opera d’arte attraverso una semplice foto. E anche di valorizzare borghi, piccoli musei, artisti e mostre, che spesso non riescono a emergere, soprattutto nelle realtà più piccole. È lo scopo della start up innovativa Mystart, proprietaria del brand Mereasy, ideata dal catanese Enrico La Malfa. Cinquant’anni, laureato in Economia e Commercio nel 1995 e dottore commercialista, poi laureato in Giurisprudenza nel 2007 e adesso pure avvocato del lavoro, ha creato un’app che che si pronuncia Merisi come il Caravaggio, ma è anche easy, quindi facile. Il nome è tutto un programma.

Come è nata l’idea di questa applicazione?
Ero in Olanda nel 2016 e stavo visitando il Rijksmuseum di Amsterdam. Al momento di entrare, le guide in italiano erano terminate, pertanto visitai il museo leggendo le sintetiche didascalie delle targhe sotto ogni dipinto. In quel momento, mentre tutti i turisti si accalcavano di fronte alle opere d’arte più famose per scattare fotografie, mi venne in mente l’idea di realizzare un’applicazione che con una semplice foto mi restituisse poche ma sufficienti informazioni sull’opera d’arte che stavo ammirando.

Tecnicamente, come funziona?
È una applicazione gratuita per iOS e Android che utilizza un algoritmo per riconoscere le opere d’arte – pittura, scultura, architettura – attraverso una semplice foto. Ma anche una moderna guida digitale, disponibile in più lingue, per il turista che vuole informazioni rapide ed aggiornate sui principali attrattori turistici presenti nel territorio.

C’è pure dell’altro, mi sembra.
All’interno di Mereasy si trova una particolare sezione dedicata ai borghi, ai piccoli musei, agli artisti e alle mostre: è la sezione “Extra” che permette ai soggetti interessati di avere un proprio spazio dedicato, in cui esporre le proprie opere d’arte e il proprio patrimonio artistico-culturale.

Insomma, vi proponete come strumento digitale di valorizzazione del patrimonio artistico.
La sezione è proprio dedicata ai piccoli borghi i quali, all’interno dell’app, possono esporre tutti i punti d’interesse storico/artistico/museale/paesaggistico/culturale presenti nel loro territorio. I piccoli Comuni spesso non riescono a realizzare contenuti in grado di valorizzare il territorio e i loro siti web non sempre sono realizzati in maniera adeguata allo scopo. La nostra app è multi-lingue. I contenuti possono essere in inglese, francese, spagnolo e tedesco.

In che modo vi differenziate dai competitors?
Il mondo delle applicazioni è pieno di strumenti digitali che operano nel mondo del turismo, ma la nostra è una piattaforma digitale integrata dedicata ai soggetti che, a vario titolo, sono impegnati nel settore del turismo, dell’arte e della promozione del territorio. Anziché scaricare tante applicazioni, ognuna per ciascun museo o borgo, con Mereasy il turista avrebbe un’unica app per tutti i borghi. Ma il nostro target sono anche gli artisti e le gallerie d’arte che vogliono proporre le loro opere ad un pubblico più vasto.

In che modo comunicate?
Mereasy è presente nei principali canali social con una discreta diffusione; l’app ha un buon numero di download anche se, naturalmente, l’attuale emergenza sanitaria e la impossibilità di viaggiare ne ha rallentato notevolmente la crescita. Inoltre, il blog ha una frequenza di visitatori molto elevata (che ha raggiunto anche i 30 mila contatti durante la pubblicazione degli articoli), che ci pone ad un buon livello di diffusione. Uno strumento utilizzato per diffondere in maniera divertente ed economica il nostro brand è la gamification.

Di che si tratta esattamente?
L’idea di sviluppare il gioco è nata tre anni fa. Sin dall’inizio della mia avventura ero consapevole che Mereasy rappresentava un bellissimo strumento digitale, ma con un utilizzo limitato. Veniva, infatti, usato dall’utente solo nel momento della vacanza o del suo “bisogno” di conoscenza di un’opera d’arte. Una volta terminato questo bisogno, l’applicazione non veniva più utilizzata e finiva per aggiungersi all’infinito elenco delle app inutilizzate, presenti nei nostri smartphone. Ecco, allora, l’idea di creare un prodotto che potesse tenere “incollato” l’utente a Mereasy, anche quando la vacanza termina o quando non si è più di fronte ad un’opera d’arte.

Come è stato realizzato il gioco?
Il gioco, da me ideato, è stato realizzato con un carissimo amico di Milano, David, grande esperto di programmazione e sviluppo software. Non avendo le caratteristiche di “Fortnite”, con Mereasy Gameabbiamo puntato moltissimo sulla user experience del giocatore, in modo da creare un prodotto esteticamente bello, divertente, ma allo stesso tempo giocabile e creativo. Abbiamo, quindi, lavorato tanto sugli aspetti grafici, in maniera quasi maniacale.

Il gioco potrebbe servire anche per apprendere?
Vorrei tanto che Mereasy Game possa diventare uno strumento di didattica che stimola le capacità logico-intuitive del giocatore. All’interno del gioco, infatti, si trovano le biografie degli artisti, le informazioni sulle città e la storia dei musei. Inoltre, ci sono contenuti che riguardano le opere d’arte: la data di creazione e il luogo dove sono conservate.

Ritiene che il mondo dei professionisti, come lo è lei, possa avvicinarsi con interesse al mondo delle start up?
La mia età e la professione non mi hanno aiutato, se non in brevi situazioni e contesti. Il mondo delle start-up è “popolato” in gran parte da una generazione completamente diversa dalla mia, fatta per lo più da giovani cresciuti nell’era della comunicazione social e con competenze nuove e sconosciute. Le professioni che hanno caratterizzato per anni il mercato del lavoro oggi stanno scomparendo o si stanno evolvendo così velocemente che anche la mia professione sta subendo questa metamorfosi.

Però Lei crede fortemente a questa iniziativa.
Vorrei dedicarmi a tempo pieno a Mereasy ma non mi è possibile per due ordini di motivi. Primo, la mia professione finanzia il progetto. Secondo, Mereasy non ha ancora sviluppato un adeguato livello di revenue stream (non sono ancora rientrato dall’investimento di circa 150 mila euro).

In che modo monetizzate?
Il target di riferimento è rappresentato da una parte dai turisti, ai quali è dedicata la funzione “Intorno a Te” (con le guide e le informazioni sui principali attrattori turistici delle città), e dall’altra dagli operatori del settore ai quali è dedicata la sezione Extra. Con il pagamento di una piccola commissione periodica, i piccoli musei possono avere uno spazio dedicato dove valorizzare il proprio patrimonio artistico-culturale. Viene proposto di integrare le funzionalità di Mereasy nei siti degli operatori turistici convenzionati, mediante accordo di co-marketing. Per quanto riguarda i borghi è prevista la implementazione contenuti customizzati sulla base delle informazioni fornite da Regioni e Comuni.

Pensa che Catania possa diventare un ecosistema fertile per start up e innovazione?
Non conoscendolo direttamente, non riesco a dare un giudizio sulla bontà di funzionamento dell’ecosistema start-up a Catania, ma vedo che c’è grande fermento e ci sono le condizioni per raggiungere ottimi risultati. Tuttavia, a mio parere scontiamo la lontananza dal mondo finanziario e dagli investitori che, a vario titolo, possono fornire supporto alle idee imprenditoriali locali.

Parliamo allora dell’ecosistema di Mereasy, quindi del mondo della cultura in Sicilia.
Forse i soggetti che amministrano e che gestiscono il settore pubblico dei beni culturali e del turismo non sono ancora “pronti” (per usare un eufemismo); ho la sensazione inoltre che quando verrà il “Google” o “Amazon” di turno (con un potere economico importante) tutte le realtà che stanno crescendo nel settore – come la mia – verranno di colpo travolte. I Comuni, a noi è successo a Scicli, preferiscono acquistare applicazioni realizzate all’estero piuttosto che fare partnership con un’app siciliana come la nostra che favorisce, con la promozione dei borghi e dei comuni, un’azione di sistema.

Prossime tappe di Mereasy?
Nel futuro c’è innanzitutto la creazione di un team in grado di fornire un contributo alle strategie di crescita di Mereasy. Attualmente della start up io sono socio insieme alla dottoressa Claudia La Porta. Non posso seguire tutto, non ne ho la possibilità il tempo e, soprattutto, le competenze. Le potenzialità sono enormi e, in questa fase, ritengo di fondamentale importanza per lo sviluppo dei progetti allargare la compagine societaria con l’inserimento di competenze e figure professionali in grado di fornire un supporto qualificato, in linea con il settore di riferimento. Tra i progetti che mi piacerebbe realizzare c’è quello di creare una community dove la gente può condividere le proprie esperienze turistiche come fosse un social dedicato (con foto, commenti, giudizi, suggerimenti ecc.). Sempre all’interno dell’applicazione.

Rosario Faraci
Rosario Faraci
Rosario Faraci è Professore Ordinario di Economia e Gestione delle Imprese all’Università degli Studi di Catania e tiene gli insegnamenti di Principi di Management, Marketing, Innovation and Business Models. È delegato del Rettore aIl’Incubatore di Ateneo, Start-up e Spin-off, presidente del comitato scientifico di Start Cup Catania e consigliere nazionale dell’associazione PNI Cube. E’ stato Visiting Professor di Strategic Management alla University of Florida. È giornalista pubblicista dal 1987.

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