La Tari in Sicilia è carissima. Costo rifiuti da record a Catania, Trapani e Messina

La Tari in Sicilia è carissima. Costo rifiuti da record a Catania, Trapani e Messina

Dal 2018 al 2023 la tassa sui rifiuti (Tari) a Catania è aumentata del 39%. Il capoluogo etneo è muno dei più cari in Italia per i costi dello smaltimento dei rifiuti, conuna media per cittadino di 475 euro annui, il settimo in Italia. Nel 2018 la “Tari” media era di poco meno di 342 euro. Sui costi della Tari in Sicilia,Trapanifa poco meglio, con472 euro annui, seguita daMessina a quota 470. Tutte e tre le città siciliane rientrano nella “top ten” italiana dei capoluoghi con la Tari più cara, all’ottavo e nono posto, secondo icalcoli effettuati dal Servizio Fisco e Previdenza della Uil. Se si considerano solo i dati delle Città metropolitane, Catania e Messina sono rispettivamente terza e quarta tra le più care,precedute solo da Genova (508 euro annui) e Napoli (495 euro). Restando al costo dellaTariin Sicilia, cara quasi quanto Catania, Trapani e Messina c’èAgrigento con 467 euro, seguita a poca distanza daSiracusa a quota 464 europer il 2023.Ragusa è a quota 434 euro. Tra le più economiche in Sicilia vi è invecePalermo, dove laTari media è di 323 euro, peraltro in calo rispetto al dato del 2022 (era 331,54). SegueEnna, dove la Tari costa314 euro, e infineCaltanissettache con250 euroha una delle tariffe più basse del Sud Italia, dove la media annuale si avvicina ai 400 euro. Leggi anche –Inceneritori in Sicilia con Fondi Fsc? La Regione stessa dice che non si può Nel Mezzogiorno d’Italia infatti la tassa sui rifiuti è mediamente molto più alta che nel resto del Paese.L’esborso medio nazionale per la Tari nel 2023 è di 330 euro, una cifra che sale fino a394 euro nel Sud Italia. L’area più economica è il Nord-Est, con una media di292 euro annui, seguita dalNord Ovest (287 euro), e dalCentro con 347 euro. Non stupisce quindi chele dieci città meno care d’Italia, tutte sotto quota 200 euro annui, siano sianotutte al Nord, con i primi tre posti occupati da Belluno (178 euro annui), Novara (183 euro), e Pordenone (186 euro). Come sottolinea Uil, quindi,nelle aree economicamente più povere la Tari è più cara. Comportando un “peso” nettamente maggiore per le disponibilità reddituali delle famiglie. A fronte di un reddito netto familiare al Sud di poco più di 29 mila euro, la Tari pesa per una famiglia delMezzogiorno in media l’1,35%del totale del reddito. Una incidenza percentuale che, sia per le tariffe molto più basse che per un reddito medio più alto di oltre il 50% (41.224 euro al 2022), nel Nord Est cala allo 0,64%. “Lo studio sulla Tari –ha dichiarato la Segretaria confederale Uil Vera Buonomo– che mette in luce un aumento del carico fiscale sulle famiglie italiane, a seguito diun incremento medio del 9,69% di questa tassa nell’ultimo quinquennio. Ancora una volta sono le famiglie meno abbienti a sopportare un peso fiscale maggiore. È evidente – ha sottolineato la Buonomo – che il sistema attuale non solo fallisce nel garantire equità e giustizia sociale, ma acuisce le diseguaglianze,creando disparità tra le diverse aree geografiche del Paese“.