Tutto aumenta. Anche gli stipendi dei 70 deputati regionali, che percepiranno 900 euro in più grazie all’adeguamento alla variazione dell’indice Istat del costo della vita e potranno raggiungere così i 12 mila euro al mese, lordi. “L’aumento deciso dell’inflazione nell’anno trascorso ha portato a una rimodulazione in aumento della spesa – si legge nella nota integrativa al bilancio 2023-25 dell’Assemblea regionale siciliana, approvato il 7 febbraio – da 10.450.000 euro del 2022 a 11.200.000 euro previsti nel 2023”. La maggiore spesa di circa 750 mila euro è resa possibile dalla legge regionale 1/2014 che stabilisce il tetto massimo del compenso percepito dai deputati, lo fissa a 11.100 euro lordi mensili, composto da due voci, un’indennità e una diaria, ma prevede la possibilità di adeguarlo “secondo la variazione dell’indice Istat del costo della vita”. Così è avvenuto. Saranno 892 euro in più a deputato al mese, e il ‘tetto’ di indennità più diaria salirà a 11.992 euro, giusto per essere precisi. Importi lordi, è bene precisarlo. Per ottenere il netto, vanno sottratte le imposte: nella più conveniente delle ipotesi, un’aliquota fiscale del 23 per cento.
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Spese per oltre 133 milioni di euro
L’indice nazionale dei prezzi al consumo per famiglie di operai e impiegati (Foi) è aumentato dell’11,3 a dicembre 2022 rispetto allo stesso mese dell’anno scorso e così l’Assemblea si è adeguata. Il bilancio interno dell’Ars, approvato il sette febbraio, prevede spese per 133,5 milioni di euro che sono diminuite di mezzo milione di euro rispetto allo scorso anno, secondo un percorso virtuoso di riduzione della spesa iniziato già nel 2013 e confermato anche dall’accordo Stato-Regione del 14 gennaio 2021. Nel 2012 il bilancio ‘pesava’ con spese per oltre 162 milioni di euro. Le entrate provengono fondamentalmente dalla dotazione stabilita nel bilancio della Regione Siciliana.

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Le pensioni sono il costo maggiore per l’Ars
La maggiore spesa prevista nel bilancio interno dell’Ars è quella per il pagamento di pensioni e stipendi. Per le pensioni, che sono ancora a carico del parlamento, attraverso le proprie casse di quiescenza per il personale e per i deputati, in vista di una migrazione verso un fondo pensioni da istituire, quasi 49 milioni di euro l’impegno nel 2023. A seguire, quasi 27 milioni di euro per il personale in servizio: 171 dipendenti, 11 segretari parlamentari assunti nel 2022, 51 unità necessarie secondo la pianta organica del 2018. Proseguendo, l’altra grande voce di spesa riguarda le pensioni degli ex deputati: 17,5 milioni di euro. Poi 11,2 milioni di euro per il trattamento economico spettante agli attuali deputati. L’Ars ha confermato l’entità del contributo per il funzionamento dei gruppi parlamentari, 5,9 milioni di euro, mentre è stato ridotto del 15 per cento lo stanziamento previsto per il rimborso missioni dei deputati: da 35 mila euro a 30 mila euro.
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Rimborso collaboratori e indennità di funzione
Ciascun deputato, oltre alle due voci di indennità e diaria, ha diritto inoltre a 3.180 euro lordi mensili per remunerare i propri collaboratori. A questo si aggiungono le indennità di funzione, sempre mensili e lorde, in base alle eventuali cariche ricoperte in parlamento: 2.700 euro in più per il presidente dell’Ars, 1.800 euro per i vice presidenti, 1.622 euro per i deputati questori, 1.160 euro per i deputati segretari, i presidenti di commissione e di gruppi parlamentari, 290 euro per i vice presidenti di commissione e 145 euro per i segretari di commissione. Sull’indennità parlamentare lorda si calcola l’assegno di fine mandato (una mensilità di indennità per anno di mandato parlamentare, senza superare i dieci anni.
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Incrementi anche per gli amministratori comunali
Novità anche per i sindaci, gli assessori, i consiglieri comunali: durante l’esame della Legge di stabilità all’Ars, sono stati stanziati sei milioni di euro per coprire l’incremento delle indennità di carica degli amministratori nei 391 Comuni siciliani. Le risorse consentiranno di finanziare il 70 per cento della spesa necessaria. Come spiegato in un recente approfondimento di FocuSicilia, gli adeguamenti, scaglionati in tre anni, sono previsti dalla Legge di bilancio 2022 del governo nazionale. Però, mentre nelle Regioni a statuto ordinario vengono coperte dal ministero dell’Interno, in Sicilia si rischiava che restassero a carico delle casse comunali. L’Associazione nazionale dei Comuni aveva chiesto più volte l’intervento del governo regionale, ma l’assessore regionale delle Autonomie locali, Andrea Messina, non l’aveva considerata una strada facilmente percorribile. Nel corso dell’ultima assemblea dell’Anci, che ha eletto il nuovo presidente Paolo Amenta, i presidenti della Regione Schifani e dell’Ars Galvagno avevano dato rassicurazioni ai sindaci. L’Aula non ha avuto nulla in contrario. “Un primo importante segnale di attenzione alla dignità istituzionale dei sindaci e degli altri amministratori locali”, l’ha definito Paolo Amenta, presidente dell’Anci Sicilia.
Una vera vergogna!! Ebbene lo stato centrale non deve più erogare questo tipo di privilegi, sono indignata, di fronte alla crisi economica, sanità, scuola, servizi vari lasciano a desiderare.
Tanti lavorati vivono con redditi insufficienti
È questi Boiardo di stato autonomo si permettono un simile schifo. Siciliani svegliatevi!! DOVETE INSORGERE NE VA DELLA VOSTRA È NOSTRA DIGNITA’