Digital Transformation ed ecosostenibilità sono le parole chiave per le esigenze lavorative dei prossimi anni. Peseranno per almeno il 30 per cento dei lavoratori e sia nel settore pubblico che in quello privato. Un quarto delle nuove assunzioni è previsto in cinque filiere: salute e benessere, education e cultura, meccatronica e robotica, mobilità e logistica ed energia. In generale si cercheranno più addetti nelle professioni commerciali e dei servizi (circa il 25 per cento del totale), seguite dalle professioni tecniche (17 per cento) e da quelle specialistiche (16). Unioncamere e Anpal, attraverso il sistema informativo Excelsior, hanno fatto una analisi delle previsioni sul fabbisogno occupazionale a medio termine, ovvero tra il 2019 e il 2023. Emerge un gap tra titoli universitari e offerta. Potrebbe essere in parte colmato dai diplomati, ma “con possibili conseguenti effetti di skill-gap”. Ovvero di qualifiche non su sufficienti.
Da 374 mila a 559 mila nuovi occupati
Con una disoccupazione di circa il 10 per cento che sale al 33 in riferimento ai soli giovani e soprattutto, con una percentuale di inoccupati che supera i 37 punti, le prospettive per l’Italia non sono di certo rosee. Anche per questo Unioncamere e Anpal hanno messo nero su bianco previsioni che possano consentire di anticipare e interpretare le tendenze del mercato del lavoro, perché “solo preparando i lavoratori a affrontare il cambiamento si giocherà la sfida di rendere possibile una crescita dell’occupazione”. Si prevede che tra il 2019 e il 2023 gli occupati in Italia possano crescere da 374 mila ai 559 mila “a un tasso medio annuo che potrà quindi variare tra lo 0,3 e lo 0,5 per cento”. Il tasso complessivo di fabbisogno è più alto per il settore pubblico rispetto a quello privato, “data la sua maggiore necessità di sostituire il personale in uscita”.
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Competenze trasversali
Si stima che imprese e amministrazioni pubbliche avranno bisogno di lavoratori con specifiche competenze matematiche e informatiche, digitali o connesse all’Industria 4.0. Esperti nell’analisi dei dati, nella sicurezza informatica, nell’intelligenza artificiale e nell’analisi di mercato sono dunque le figure professionali più richieste. Per avere maggiori possibilità di trovare un lavoro, secondo le analisi eseguite è bene approcciarsi alle nuove professioni come data scientist, big data analyst, cloud computing expert, cyber security expert, business intelligence analyst, social media marketing manager, artificial intelligence systems engineer. Tutte e figure professionali comunque, vecchie e nuove, devono fare i conti con le nuove tecnologie: “Oramai a oltre nove profili su dieci è associata la richiesta di competenze digitali”. Un aspetto per cui alcune aziende farebbero fatica già adesso a trovare personale sia per “una insufficiente offerta quantitativa”, che per “non adeguati livelli di preparazione, riconducibili anche a carenze del sistema formativo”. Al contempo, a chi si occupa di lavori prettamente tecnici è richiesta una maggiore competenza di carattere relazionale.
I settori con più fabbisogno
Nel prossimo quinquennio le imprese italiane cercheranno tra 518 e 576 mila lavoratori con competenze green “per cogliere al meglio le opportunità offerte dall’economia circolare”. Le competenze di tutela ambientale sono richieste praticamente in ogni ambito e a ogni livello di specializzazione. Dalle professioni ad elevata specializzazione alle professioni tecniche, ma anche per gli impiegati e gli addetti ai servizi, alla persona e turistici. Sono inoltre cinque le filiere tradizionali che avranno bisogno di personale e che nel complesso rappresentano circa il 25 per cento del fabbisogno occupazionale previsto. Salute e benessere avrà un fabbisogno fra 362 e 381 mila unità, soprattutto medici, infermieri, fisioterapisti e tecnici di laboratorio medico. Education e cultura avrà un fabbisogno compreso fra 140 e 161 mila unità, rivolto prevalentemente a figure quali docenti, progettisti di corsi di formazione, traduttori, progettisti e organizzatori di eventi culturali, esperti in comunicazione e marketing dei beni culturali. Il settore meccatronica e robotica guarderà a una platea compresa tra 69 e 83 mila lavoratori in qualità di tecnici per l’automazione e i sistemi meccatronici, tecnici per la gestione e manutenzione ed uso di robot industriali, progettisti di impianti industriali e addetti alla programmazione di macchine a controllo numerico. Nel settore mobilità e logistica serviranno tra 85 e 98 mila unità di addetti alla logistica, controllori del traffico aereo, navale e ferroviari, nonché conducenti di mezzi pesanti. Infine, il settore dell’energia avrà un fabbisogno di circa 40 mila tra tecnici della produzione di energia elettrica, addetti ai controlli chimici e conduttori di impianti di recupero e riciclaggio dei rifiuti e trattamento e distribuzione acque.
Competenze non sempre disponibili
Le capacità e le prestazioni richieste dovrebbero essere soddisfatte, per circa il 60 per cento, da laureati, ma “non c’è una corrispondenza precisa tra le figure professionali e i livelli di istruzione”. Se ci sono pochi laureati che riescono a rispondere alle esigenze delle aziende, i diplomati sono invece troppi. Unioncamere e Anpal sottolineano che nel prossimo futuro diminuirà il numero totale dei laureati in Italia e, dato che si allungano i tempi di conseguimento del titolo, alcuni lavorano già. Insomma, non ci sarà la disponibilità necessaria. Una situazione che non porterà all’assunzione immediata dei circa 35 mila laureati-disoccupati perché accanto a un ragionamento prettamente numerico, va guardato l’aspetto qualitativo. Va quindi considerato “se i laureati già presenti sul mercato del lavoro e quelli che vi entreranno nei prossimi anni, hanno o avranno le caratteristiche richieste, innanzitutto per indirizzo di studio, ma anche per distribuzione territoriale e secondo altre caratteristiche e competenze personali e professionali che le imprese e il mondo del lavoro in genere richiedono”. Un ragionamento che vale anche per chi ha il diploma. In base alle professioni prima citate i corsi più papabili per trovare presto un lavoro sono legati alle aree economica-sociale, umanistica, ingegneria-architettura, medico-sanitaria, scientifica e giuridica.