L’Etna è ormai un vulcano esplosivo. Behncke: “La cenere non si fermerà”

L’attività dell’Etna“negli ultimi anniè diventata più esplosiva“, e fenomeni un tempo rari stanno diventando frequenti, “come questiparossismi a raffica,che creanofontane di lavae colonne dimateriale piroclastico, lapilli e cenere“. Quest’ultima “ricade nelle zone sottovento e può creare problemi”, ma soltanto perché manca “un sistema di gestione a cui si fa appello da vent’anni”.Boris Behncke– vulcanologo dell’Osservatorio etneo dell’Ingv,Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia – fa il punto sulleattività del vulcano,che nelle ultime settimane ha tenuto gli abitanti di Catania e della provincia col fiato sospeso per lefrequenti eruzionie lepiogge di cenere.Per l’esperto non c’è da avere paura, ma occorre cambiare approccio nei confronti dellaMuntagna, come la chiamano gli abitanti etnei. “Qui si sta vivendo come se l’Etna non fosse quel vulcano esplosivo che effettivamente è diventato. Dovremmo cambiare modo di vivere. È difficile, ma bisogna cominciare“. In altre parole, occorre passare dall’emergenza allaconvivenza. Leggi anche –Cenere dell’Etna: è rifiuto (a caro prezzo) ma potrebbe essere risorsa Il vulcanologo entra nel dettaglio delleultime eruzioni.“Si tratta di unatipica attività sommitale,che da alcuni decenni si manifesta sotto forma dibrevi parossismi“. Fenomeni esplosivi che ormai “sono una caratteristica dell’Etna”, e che possono verificarsidecine di volte l’anno,“come nel 2021, quando furonocirca una sessantina“. Nulla di strano, dunque, anzi no. “Nell’attività delle ultime settimane la cosa caratteristica è che il protagonista è ilcratere Voragine, o cratere centrale,il più pigro, ma potenzialmente anche il più violento dei crateri dell’Etna”. Lo dimostrano “iparossismi delle ultime settimane“, dice ancora l’esperto, “anche se certamente non sono stati i più volenti che abbiamo mai visto”. Il superlavoro, in ogni caso, ha fatto “crescere” ancora ilvulcano più alto d’Europa.“Il cratere più attivo degli ultimi anni, quello diSud-Est,si era attestato a 3.354 metri a dicembre 2023.Voragineoggi è arrivata a 3.370 metri, anche se questa misura precede gliultimi parossismi,durante il quale saràcresciuta ulteriormente“. Leggi anche –Cenere, Roma scorda l’Etna. Nessun decreto e fondi esclusi dalla Finanziaria Un’attività intensa, che grazie alleimmense dimensioni del vulcanonon rappresenta unpericolo per la popolazione.“Se l’Etna fosse il Vesuvio, molto più piccolo e snello, con la popolazione più vicina, questa stessa attività sarebbedisastrosa“, precisa Behncke. L’unico segnale visibileresta dunque la cenere. Secondo quanto riferito aFocuSiciliadall’ex assessore all’Ambiente del Comune di CataniaSalvo Tomarchio,la quantità caduta dopo il parossismo del 5 luglio scorso èstimata in circa 17 mila tonnellate.Per fare un paragone, circa un quarto della quantità di rifiuti urbani prodotta a Catania in un intero anno (220 mila tonnellate, dati Ispra 2022).La raccolta procede tra mille difficoltà,ma per il vulcanologoè l’approccio che deve cambiare.“Se raccolta in tempi brevi, prima che si mischi con lamunnizza, la cenere può essere utilizzata per una varietà di cose, per esempio come fertilizzante omateriale da costruzione“. Certo, ci vorrà un trattamento, “che deve funzionarea prescindere dall’amministrazionedi turno, o dallasingola eruzione“. Leggi anche –Etna, la cenere riutilizzata per creare mattoni. E per restaurare i beni culturali Se ci fosse un sistema adeguato distoccaggio della cenere,insiste il vulcanologo, “si ridurrebbe ilrischio di incidenti stradali“. Nonché la generazione dipolveri sottili respirabili, “che si creano quando i mezzi passano sulla cenere”, e che secondo alcuni studi analizzati anche daquesto giornale“potrebbe essere lacausa di alcune patologieche si concentrano nellearee più frequentemente colpiteda queste ricadute”. Il fatto che non si riesca a creare unprotocollo di gestione,secondo Behncke, ha radici profonde. “Una caratteristica della gente di qui è ladifficoltà di mettersi insieme a fare le cose,a livello individuale come di amministrazione. Occorre fare pressione affinché il primo interesse pubblico sia ilmanagement di questo materiale,che potrebbe essere anche una risorsa”. Andando avanti così il rischio è quello di essere travolti, perché l’esperto ribadisce chelaMuntagnanon si fermerà.“Ormai bisogna contare che questa attività dell’Etnaandrà avanti così“, conclude Behncke. “Non c’è da avere paura,mabisogna organizzarsi“.