Liste d’attesa troppo lunghe. In Sicilia sanità negata. Le armi dei cittadini

Oggi la sanità è ancora per tutti? La teoria dice di sì, ma i fatti sembrano raccontare un’altra storia e in alcune regioni in particolare. Perché se le liste d’attesa sono lunghe, troppo lunghe come in Sicilia, il diritto alla salute e l’accesso alla sanità, possono risultarne compromessi. Si ricorre al privato se si è in grado di sostenere la spesa. I seconda istanza si passa alprivatoaccreditato e addirittura, comeultima chance, si rinuncia alle cure. Sono circa 4 milioni di persone pari al 7% della popolazione secondo l’ultimo report diFederconsumatoridal titolo “La salute non può attendere – Monitoraggio sulle liste di attesa”. È stato realizzato in collaborazione con Fondazione Isscon (Istituto studi sul consumo) e con il contributo dell’Area stato Sociale e Diritti Cgil. Una tendenza che sembra sempre più in aumento come testimoniato da Giorgio Martinico, coordinatore dellaRete degli ambulatori popolari di Palermo. “Oggi, chi non può permettersi cure, viene tagliato fuori. Dobbiamo mettere un freno a tutto questo, dobbiamo farlo già adesso perché di fatto il diritto, anche se riconosciuto, ci è negato”. Per la difesa della sanità pubblica e del diritto alla salute dei cittadini il Forum sanità pubblica Palermo e provincia ha organizzato unsit-indavanti la sede dell’Assessorato regionale alla Salute. L’occasione è stata la Giornata europea contro la commercializzazione della sanità. L’articolo 32 della Costituzionetutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e laLegge 833/1978, che ha istituito ilSSN(Servizio Sanitario Nazionale), ne stabilisce i principi fondamentali di universalità, uguaglianza e equità. Eppure, come detto, non è proprio così. In questo contesto si inserisce l’iniziativa del Forum sanità pubblica Palermo e provincia. “Abbiamo messo a disposizione le nostre sedi sindacali o gli ambulatori sociali per la raccolta delle prescrizioni delle visite. Poi ci occuperemo noi, – spiega Martinico – attraverso la nostra struttura legale, che è quella diFederconsumatori, a inoltrare le pec alle aziende ospedaliere per far valere i nostri diritti. Cioè per farci avere la visita nei tempi richiesti dalle nostre ricette, chiedere il rimborso o la messa in mora dell’azienda nel caso in cui appunto la risposta non avvenga nei tempi corretti e nei tempi dovuti”. Leggi anche –Sanità, dalla Regione ai privati 15,8 milioni per “ridurre le liste d’attesa” “Siamo di fronte a una situazione oltre al drammatico nella nostra provincia”, commenta Laura Di Martino, della segreteriaCgil Palermocon delega a Welfare e Sanità. “Leliste d’attesasono veramente interminabili, anche per le visite urgenti, ed è per questo che siamo qui”. La battaglia non sembra arrestarsi nei prossimi mesi. “Metteremo in mora i direttori generali delle aziende ospedaliere in quanto c’è una normativa che stabilisce i tempi di attesa delle visite: da quelle urgenti a quelle programmabili o differite.La maggior parte delle tempistiche viene abbondantemente superata nella nostra provincia”. Mettendo in mora i direttori generali, le organizzazioni chiederanno che cittadini e cittadine costrette a rivolgersi al privato per effettuare una visita, ricevano un rimborso dovuto dall’ASP. “Perché è il pubblico che deve garantire in maniera gratuita l’assistenza e la cura a tutti e tutte”. Oggi invece la sanità in Sicilia è bloccata insieme alle liste d’attesa. Leggi anche –Visite mediche rinviate per Covid: metà recuperate, ma liste d’attesa infinite Il problema non è solo provinciale o siciliano, dati parlano chiaro. Itaglidegli ultimi anni hanno progressivamente indebolito e impoverito quello che per anni è stato considerato uno dei miglioriservizi sanitari pubblicia livello mondiale. Tra io 2010 e il 2020 sono stati disinvestimenti trentasette miliardi di euro dal SSN. Decisioni che si sono tradotte in: tagli al personale, ai posti letto, alle cure, all’assistenza ospedaliera e territoriale, alla prevenzione e all’aumento esponenziale dei tempi di attesa per visite, esami e prestazioni. E in futuro non sembra esserci un cambio di rotta. LaLegge di bilancio 2024-2026continua nel progressivodefinanziamento del servizio pubblico. Con molta probabilità, le risorse non saranno sufficienti neanche a coprire gli effetti dell’inflazione. E invece dovrebbe coprire pure i rinnovi contrattuali del personale sanitario e le ulteriori nuove spese vincolate. Un dato che preoccupa molto è il rapporto tra Fondo Sanitario Nazionale e PIL (Prodotto Interno Lordo). Dal 6,3% del 2024 scende ulteriormente fino al 5,9% nel 2026: il valore più basso degli ultimi decenni. Leggi anche –Cure private, famiglie più povere. Il malato grave è il sistema pubblico E se il problema è di tutti, in alcune regioni come la Sicilia, la situazione appare più grave. Fa parte di quel meridione che registra la più alta migrazione sanitaria, la minore aspettativa di vita, il maggiore invecchiamento della popolazione e la più bassa capacità economica di accesso a pagamento a cure private. Un esempio del malfunzionamento della sanità in Sicilia, contenuto del report di Federconsumatori, è legato alla provincia di Messina. Si attendono 612 giorni in classe B per una visita endocrinologica nell’ASL di Messina Poliambulatorio di Portorica. Altri 545 giorni per una ecografia all’addome in classe B nel presidio Ospedaliero di Milazzo nell’Azienda di Messina.