L’Ue pensa a deroghe sul debito, ma solo per le armi. Nulla per sanità e welfare

Sì allederoghe sullespese in debito,purché servano ad acquistarenuove armi. Per l’Italia si tratta soprattutto diimportazioni, quindi di “regali” ad altri Paesi produttori.Per sanità, welfare e istruzione, invece, restano i “paletti” di sempre.È ciò che sta valutando l’Unione europea, che potrebbe escludere le spese per gli armamenti dai vincoli di bilancio degli Stati membri. Lo si evince dalleconclusioni del Consiglio europeo del 21 e 22 marzo,che si è aperto con un’analisi dellaguerra tra Russia e Ucraina.Nel contesto del conflitto i Paesi europei si sono impegnati ad “aumentare in modo sostanziale la spesa per la difesa”, nonché a “migliorare l’accesso dell’industria europea della difesaai finanziamenti pubblici e privati”. Per farlo, dovranno “esaminare tutte le opzioni per mobilitarefinanziamenti“, compresa l’esclusione delle spese militari daivincoli di bilancio.Al momento non c’è nulla di definitivo, ma Consiglio e Commissione dovranno “riferire in meritoentro giugno“. Poche settimane per decidere qualisacrificiè disposta a fare l’Europain nome delle armi. Leggi anche –Glifosato, l’Europa vota il rinnovo. Timori per gli effetti su Dna e sviluppo A fissare ivincoli di bilanciodei Paesi membri dell’Unione europea è ilPatto di stabilità e crescita(Psc), approvato nel lontano 1997. Questo accordo prevede la possibilità di attivare una“procedura per deficit eccessivo”se ildisavanzodi uno Stato – cioè il rapporto tra debito e Pil – supera il 3%, e se ildebito pubblicosupera il 60% del Pil e non mostra una tendenza al rientro. Più volte nel passato l’Ue ha avviato procedure nei confronti degli Stati membri, con una relazione formale dellaCommissione europea.Come ricorda ilportale specializzato Openpolis,“l’Italia è il Paese per cui è stato approvato il numero maggiore di relazioni, bennove,ma solo in due casi (nel2005e nel2009) il Consiglio ha poi dato seguito alla cosa, approvando una decisione sulla presenza di un deficit eccessivo”. Gli ultimi due episodi – prima dellasospensione di tre annidel Psc dovuta allapandemia da Covid-19– si sono verificati nel2018 e 2019.In entrambi i casi il governo in carica all’epoca, ilConte I,adottò gli aggiustamenti necessari a evitare che laprocedura di infrazioneandasse avanti. Leggi anche –Abusi su minori online in aumento. Ma in Europa la denuncia è solo volontaria IlPatto di stabilità e crescitasarà riattivato a breve, con regole pressoché uguali a quelle precedenti. Dopo gli anni della pandemia, in cui laspesa pubblicaè stata molto più larga del solito, gli Stati dovranno nuovamente mantenere il deficit di bilancio entro la soglia del 3%. Conconseguenze immediate per l’Italia.Il ministro dell’EconomiaGiancarlo Giorgetti,in audizione alleCommissioni riunite Bilancio di Camera e Senatosulla riforma del Patto di Stabilità, ha annunciato infatti che “in base all’indebitamento netto registrato dall’Italia lo scorso anno (7,2 per cento del Pil secondo le prime stime Istat) è scontato che la Commissione raccomanderà al Consiglio di aprire unaprocedura per disavanzo eccessivo“. Di conseguenza le prossime politiche di bilancio del Governo Meloni conterranno “aggiustamenti utili asuperare le criticitàdell’assetto contabile interno”. Nessuna speranza di investimenti in deficit susanità, welfare e istruzione,insomma. Mentre per l’acquisto di nuove armi,come detto, si valuta una deroga alle regole contabili. Leggi anche –Euro7: l’Europa temporeggia, la Sicilia “festeggia”. Troppe auto vecchie Non che le spese effettuate finora sianotrascurabili. Secondo ilrapporto “Arming Europe”diGreenpeace, in un decennio l’Italia “ha aumentato la spesa militare reale del 30%”, con un conto complessivo che “ha raggiunto i5,9 miliardi di euro“. I numeri sono più modesti rispetto ad altre nazioni, “a causa dei problemi di finanza pubblica”, e generano unindotto più basso.Se in Germania “una spesa di mille milioni di euro per l’acquisto di armi porta a unaumentodella produzione internadi 1.230 milioni”, in Italia l’incremento “è di soli 741 milioni, poiché una parte maggiore della spesa èdestinata alle importazioni“. I debiti, insomma, serviranno a finanziare soprattuttoindustrie belliche straniere.Gli investimenti “green”, osserva Greenpeace, renderebbero molto di più. A fronte di una spesa di mille milioni per la protezione ambientale, si avrebbe “unaumento della produzione di 1.900 milioni“. Quanto agliinvestimenti in istruzione e sanità,“la produzione aggiuntiva varia da 1.190 a 1.380 milioni”.