Il management e la leadership sono tra gli argomenti più discussi sia a livello accademico che aziendale. Qui, talvolta, si sente parlare di management e leadership (o manager e leader), come sinonimi: partiamo col dire che i due termini non sono interscambiabili, evitando in tal modo il rischio di associarli a uno stesso ruolo. Il termine management ha un significato tutt’altro che univoco e il suo campo di applicazione è molto ampio. È sufficiente aver letto alcuni libri in materia organizzativa aziendale per rendersi conto di come ogni autore ne dia una definizione propria. A seconda degli ambiti prevale ora il significato di guida, controllo, gestione o amministrazione.
Comunicare, gestire e motivare
Ripercorrendo la storia delle organizzazioni, il management e il lavoro presentano una evoluzione strettamente ricollegabile all’evoluzione dei mercati e delle tecnologie, allo sviluppo sociale, culturale ed economico. Da un modello di management e di lavoro rigido e controllato si parla oggi di un modello (di management e di manager) a cui viene chiesto di possedere competenze e abilità sempre più specifiche e diversificate: dalla capacità di comunicare, al gestire e motivare il proprio team, programmare le strategie aziendali e, ad una tipologia di lavoratori che devono essere essi stessi dei manager, esprimendo autonomia e responsabilità in quel che fanno.
Le competenze di manager e leader
Uno dei più importanti fattori critici di successo del management è la leadership: “la capacità d’influire su altre persone in vista del raggiungimento di obiettivi” (Quaglino & Ghislieri, 2000). Spesso tale concetto è usato in relazione al management. In realtà se il management può essere definito un far fare le cose da altri (il termine management deriva dal verbo inglese to manage, che significa gestire), la leadership è un convincere gli altri a fare le cose (“leadership” deriva da to lead; condurre, guidare). Da questa prima definizione si capisce, dunque, quali possano essere le principali competenze di un manager e quali di un leader. Ai manager viene richiesto di esprimere competenze di gestione, di pianificazione, organizzazione e controllo, di conseguire obiettivi organizzativi “con e attraverso” i propri collaboratori (Mintzberg, 2009).
Una differenza importante
Nello sviluppo della leadership, le competenze su cui concentrarsi, per accrescere l’efficacia, sono principalmente quelle comportamentali, le cosiddette “soft skill” o “competenze trasversali” non legate ad uno specifico settore o lavoro, che favoriscono la crescita delle aziende e l’occupabilità delle persone. I leader hanno la capacità di riconoscere i bisogni dei propri follower i e definire piani d’azione. Al concetto di leadership si attribuisce un significato molto più ampio. La leadership “accade” ogni volta che qualcuno guida il comportamento di una o più persone a prescindere dal motivo. I leader ottengono seguaci, a differenza dei manager che invece possiedono collaboratori. La differenza va ben oltre il significato semantico del termine dal momento che i leader, a differenza dei manager, non hanno un potere gerarchico diretto sulle persone, e questo ovviamente rende il loro lavoro più visionario e sfidante.
Abbattere l’assolutismo
Col passare del tempo, da un lato i cicli di innovazione si sono drammaticamente accorciati, dall’altro i livelli di scolarizzazione e di competenza dei collaboratori sono cresciuti, in questa nuova prospettiva non esiste più la figura del leader tradizionale, ma emerge l’idea di una leadership diffusa (Fullan, 2011), di un leader che non sia il solo ad avere una visione e a generare un pensiero prospettico, o quantomeno che non lo faccia più da solo. Il manager orientato alla leadership è in grado di affrontare ben oltre la semplice gestione della propria azienda, guarda agli obiettivi organizzativi “con i suoi stessi occhi”. La leadership diffusa rappresenta oggi decisamente un vantaggio competitivo per le aziende. Nell’industria 4.0 non ci sono più manager e non ci sono più leader. Anche in questo caso, dunque, sarebbe ora di imparare ad abbattere l’assolutismo della «o» e a passare al vantaggio competitivo della «e», imparando a saper essere leader e manager allo stesso tempo.