Mancano i medici, le mosse in Sicilia: no al numero chiuso, sì agli specializzandi

Mancano i medici, le mosse in Sicilia: no al numero chiuso, sì agli specializzandi

In Sicilia sarà eliminato il numero chiuso per l’accesso allefacoltà di Medicina. Almeno ci si prova. Laquinta commissioneFormazione, Cultura, Scuola dell’assemblea regionale haapprovato all’unanimità un disegno di leggein merito. I proponenti – tra questi i deputati Giovanni Burtone e Calogero Leanza, entrambi del Pd – hanno chiesto al presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno di calendarizzare al più presto i lavori per cercare di aprire unanuova stagione per il reperimento di mediciin Sicilia. si vuole affrontare così la gravissima carenza di sanitari in molti ospedali delle province. Nel Catanese addirittura c’è l’ospedale diMilitello Val di Cataniache per il pronto soccorso prevede in organico otto medici di emergenza, ma nella realtà non ne ha neanche uno. Per soddisfare la richiesta di assistenza della popolazione i medici di altri reparti sono chiamati a fare servizio di Pronto soccorso condoppi turni, sforando spesso l’arco di impegno previsto dalle norme. Tutti gli ospedali della provincia etnea soffrono delle stessecarenzesoprattutto in reparti nevralgici come Pronto soccorso, Anestesia, Chirurgia d’urgenza, Medicina e Cardiologia, come abbiamo scritto suquesto giornale. Dalla Regione stanno provando a afre alcune mosse strategiche ma c’è il rischio boomerang. La Regione per cercare di trovare unasoluzione veloce che possa quantomeno tamponare questa scarsità di personale. Attraverso l’assessorato regionale alla Salute, ha emanato un provvedimento urgente volto a“garantire personale dirigente medico nelle aree dell’emergenza-urgenza e nei piccoli ospedali di provincia”. Nel documento, inviato a tutti i responsabili delle aziende sanitarie, si fa riferimento alla direttiva assessoriale del 21 luglio 2023 con la quale si autorizzano le aziende ad assumere personale in questi reparti di emergenza. Si aggiunge che “nello specifico, per le aziende territoriali che registrano unaforte criticitànelle predette aree, quantificabile in unapercentuale di personale medico in servizio inferiore al 50 per cento della dotazioneorganica prevista dalle medesime UO è stato previsto che potranno attingere in via prioritaria alle graduatorie vigenti dispecializzandiproprie e a quelle formulate dalle aziende ricadenti nelle aree metropolitane per il reperimento temporaneo di personale medico nella specifica area di riferimento, fatto salvo il diritto dello specializzando al mantenimento del posto in graduatoria presso l’Azienda che ha bandito il concorso per l’eventuale assunzione a tempo indeterminato, una volta conseguito il titolo di specializzazione”. Leggi anche –Sanità, Schifani: “Meno liste d’attesa, migliorare i servizi di emergenza” Il provvedimento pone precise direttive. Accanto alla possibilità di impiegare gli specializzandi per chi ha un organico al di sotto del 50 per cento “al contempo è stato previsto che non potranno essere autorizzate assunzioni in ruolo di medici dell’emergenza-urgenza da parte di Aziende che dispongano una copertura di organico pari o superiore all’80 per cento”. La nota prosegue fissando precisi paletti anche sulladestinazionedi queste nuove figure professionali. “Si precisa che rientrano nell’ambito applicativo della predetta direttiva non solo le specialità dell’anestesia e di medicina d’urgenza, matutte le discipline mediche riconducibili all’area dell’emergenza-urgenza: medicina interna, cardiologia, gastroenterologia, chirurgia generale, neurologia con stroke unit, ortopedia e traumatologia”. Oggi ci ritroviamo con all’incirca 41 mila sanitari in meno rispetto al 2008 nella Sanità pubblica. Con l’aggravante che quelle figure altamente professionali che ogni anno vanno in pensione, per la legge Madia non possono essere riassunte perché andrebbero a minare il ricambio generazionale. Così l’Italia è costretta a ricorrere ai medici stranieri. Leggi anche –Sanità, Schifani: “Meno liste d’attesa, migliorare i servizi di emergenza” Sembra tutto risolto e invece questo nuovo provvedimento rischia di diventare un boomerang se non pilotato con estrema attenzione. In primis, per legge,i medici specializzandi assunti non possono svolgere servizio in corsia se non in presenza di un tutor,un medico esperto che possa visionare e sovraintendere al loro operato. Ora visto e considerato che in molti reparti di ospedali della provincia manca del tutto l’organico il rischio sarebbe quello di non consentire agli ospedali si assumere specializzandi.Il secondo nodo da tenere in considerazione riguarda icircuiti formativi dei corsi universitari. Le Università. Infatti, proprio per consentire agli specializzandi di formarsi nelle corsie hanno stipulato accordi con le aziende, soprattutto quelle grandi, per consentire all’allievo di svolgere il tirocinio pratico accanto a numerosi dirigenti medici e primari. Da quello che emergerebbe sono pochissimi gli ospedali delle province che fanno parte delle reti formative. In definitiva lo specializzando non sarebbe per nulla invogliato a farsi assumere in queste realtà. Leggi anche –Sanità e autonomia differenziata: per la Sicilia la strada è tutta in salita E allora che si fa? PerRaffaele Lanteri, segretario regionale aggiunto della Ugl Sanità,l’ultimo provvedimento della Regione è comprensibile “nelle motivazioni, ma non nei risultati”. Il problema, secondo Lanteri è nelle norme. “Se lo specializzando deve stare nella rete formativa, bisognerebbe ampliare la rete favorendo la stipula diaccordi tra gli ospedale e l’Università“. Non solo. Lanteri sottolinea come occorre avere la certezza della preparazione dei tutor. Un ragionamento che nasce anche dalla nuova linea della Regione di accoglierein organico medici stranieri.“Per prima cosa vorrei sapere che genere di formazione questi colleghi hanno e se qualcuno prima di assumerli ne ha preso contezza”, afferma il sindacalista. E poi aggiunge: “In ultimo “Mi si permetta di ricordare sempre a chi governa che noi dobbiamo dare non maggiori, maquantomeno pari opportunità ai nostri figli. Non possiamo chiudere ai nostri ragazzi le porte delle scuole di specializzazione, quelle delle Facoltà di Medicina e poi andare a prendere i medici dall’estero. È paradossale che i nostri figli rimangano per strada e noi andiamo a prenderci la manodopera sanitaria fuori dall’Europa”. Leggi anche –Sanità in Sicilia: alte spese ma troppe carenze. E un lungo elenco di urgenze Per Fortunato Parisi, segretario regionale Uil Sanità, il problema è molto più ampio di quello che si creda e non può riguardare solo al tema dei medici stranieri. Parisi pone due problemi che stanno aggravando una “situazione sanitaria già di per sé gravissima”. La mancata nomina deinuovi direttori generali nelle aziendee il nodo deimedici gettonisti. “Per quanto riguarda i direttori – spiega – giungono notizie non confortanti. Il secondo nodo è quello relativo ai medici gettonisti che vengono chiamati quando servono e percepiscono 100 euro a ora. Si tratta di figure che stanno prendendo piede e che rischiano di provocare uno scollamento tra le strutture e i sanitari. Infine – conclude Parisi – mi soffermo sui medici stranieri. Ma lo sapete che a Caltagirone sui cinque argentini attesi due hanno rifiutato l’incarico perché hanno saputo che avrebbero dovuto lavorare anche di sabato e domenica?”.