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Mancano i medici, ma intanto l’Asp di Catania ne manda in pensione 17

L'età della pensione per i medici può raggiungere i 70 anni. Sono pochi e la legge prevede il possibile rinvio della pensione. All'Asp di Catania però sembra che questo principio non sia applicato. Nonostante la carenza di personale, a 17 medici sarebbe stato negata la possibilità di continuare e quindi comunicata la quiescenza obbligatoria per avere raggiunto i 67 anni. Parisi della Uil "Siamo davvero al paradosso"

Mandare in pensione d’ufficio 17 medici per raggiunti limiti d’età. Se ci fossero giovani medici dietro la porta delle aziende sanitarie pubbliche allora l’ultimo provvedimento della direzione strategica dell’Asp avrebbe un senso, se non altro per rispettare la legge Madia sul personale che ha raggiunto i limiti di età. Ma l’ultima notizia che arriva dall’Asp Catania rappresenta, invece al primo impatto, un paradosso. Diciassette medici, impegnati anche in discipline delicate, hanno ricevuto una lettera della direzione dell’azienda che preannuncia il loro “collocamento a riposo d’ufficio”. Allo stesso tempo boccia la richiesta del mantenimento del lavoro oltre il limite di età previsto dalla normativa. Si tratta di sanitari esperienti e responsabili di settori nevralgici.

I medici possono rimanere in servizio fino a 70 anni

Infatti i medici che intendano rimanere in servizio, ma stanno per raggiungere il limite d’età previsto dalle norme che è quello di 67 anni, possono fare espressa richiesta alla direzione di appartenenza. Cosa che tutti i 17 medici raggiunti adesso dalla lettera avevano fatto per tempo alla propria direzione. Ma proprio in questi giorni è arrivata la risposta che lascia allibiti, visto il grande problema della carenza di medici in moltissimi settori anche nevralgici dell’assistenza sanitaria. Nella lettera c’è scritto che “la direzione strategica di questa azienda ha provveduto con analoghe fattispecie, alla restituzione motivata delle relative proposte. In considerazione di quanto sopra esposto si rappresenta che la s.s. verrà collocata d’ufficio in pensione per raggiunti limiti di età dal primo giorno del mese successivo al raggiungimento dell’età di vecchiaia, prevista dalla normativa vigente”. Non solo. La lettera si conclude invitando i medici “ad usufruire delle ferie residue, rappresentando che al mancato godimento delle stesse entro la data di collocamento in quiescenza, ne comporterà l’automatica perdita”.

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Contrasto con la direzione sanitaria

Dalle notizie che trapelano dall’azienda sanitaria sembra che alcuni distretti sanitari, con questa decisione, si troverebbero a non avere un solo medico in servizio. Addirittura anche la Chirurgia ospedaliera in alcuni presidi subirebbe contraccolpi pesanti. Sembra anche che moltissimi responsabili sanitari abbiano avversato fortemente la decisione e hanno manifestato il rischio della sospensione dell’assistenza sanitaria. La vicenda avrebbe anche causato una presa di posizione dei vertici della direzione sanitaria che avrebbero manifestato al commissario, con lettera interna, il proprio disappunto al provvedimento appena adottato. Di certo il direttore sanitario Antonino Rapisarda ha inviato una lettera al commissario straordinario Maurizio Lanza in cui dice chiaramente di essere contrario a un provvedimento simile e invita il responsabile a prendere la decisione di mantenere “in servizio i dirigenti sanitari che ne hanno fatto richiesta e che posseggono i requisiti previsti dalla norma”.

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Pochi medici decisione inspiegabile per Uil

Sarebbe utile comprendere la logica di questa decisione. Ci si augura non abbia nulla a che vedere con questione di bilanci. Va considerato infatti che meno di un mese fa proprio per sopperire alla cronica assenza di figure mediche in alcuni settori l’Asp ha sottoscritto cinque contratti con altrettanti medici extracomunitari. “In effetti la decisione della direzione Asp lascia sbalorditi – spiega Fortunato Parisi, segretario regionale Uil Sanità -. Tutti i medici raggiunti dal provvedimento avevano fatto domanda proprio per continuare a lavorare. Non solo la loro domanda è stata bocciata, ma non sarebbe stata ancora motivata”. “Io avrei potuto capire la decisione se l’Asp – ha aggiunto Parisi – si fosse trovata davanti a una abbondanza di medici pronti a prendere servizio. Ma al contrario non vediamo alcuna giustificazione che possa legittimare questa decisione”.

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Il nodo dei medici gettonisti

Parisi poi si sofferma sui costi delle prestazioni aggiuntive. “Il rischio è che poi qualche collega posto in pensione possa ritornare in servizio per urgenza ed essere pagato a gettone. Noi sappiamo che questa soluzione è davvero assurda. Il medico gettonista non è realmente motivato, ma viene al lavoro per guadagnare una “barca” di soldi. A Caltagirone abbiamo avuto colleghi che sono stati in servizio a gettoni solo per 8, 10 giorni di seguito, guadagnando intorno a 20, 22mila euro. Ma è così che vogliamo ridurre la sanità pubblica?”.

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Giuseppe Bonaccorsi
Giuseppe Bonaccorsi
Giornalista professionista con un passato di redattore esperto per molti decenni al quotidiano "La Siclia". Ha collaborato attivamente con diverse testate regionali e nazionali e per anni con l'agenzia stampa "Quotidiani associati". Attualmente collaboratore di diverse testate giornalistiche nazionali e regionali e in particolare de "Il dubbio", il "Fatto quotidiano" e "Domani".

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