Mario Draghi, figura di alto profilo come definito e nominato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, lungimirante e sommo cultore per eccellenza dell’economia e della finanza. Discipline queste, ben nobilitate infatti dall’ex presidente della Banca Centrale Europea, adesso neo Premier del Governo Italiano. Colui che ha salvato l’Euro, dando una grande lezione del suo sapere. Conosciuto ed apprezzato per le sue doti di leadership, subentra con un po’ di ritardo nel contesto politico italiano alla dirigenza del Paese. Professori come lui sarebbero dovuti sopraggiungere sin dal primo istante per poter guidare politicamente una nazione in notevole difficoltà come l’Italia. La pandemia per il nostro Paese è stata la punta dell’iceberg, facendo emergere tanta polvere nascosta sotto al tappeto da diversi anni.
“Effetto Draghi” sui mercati
Non era di certo questo il momento più opportuno per far cadere il Governo capitanato dall’oramai ex Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il quale verrà ricordato per il suo difficile incarico in un periodo storico così sofferto e colpito da una grave crisi economica, sociale e sanitaria. Su Draghi le aspettative sono molto alte e per risanare le sorti di un Paese, era doverosa una figura del suo calibro. Con la sua discesa in campo si evidenziano i primi significativi effetti sullo spread, vale a dire 1 miliardo di risparmi potenziali. Dando uno sguardo al movimento dei mercati finanziari, il 5 febbraio 2021 Piazza Affari spicca il volo. La Borsa di Milano ha guadagnato il 4,6 per cento contro l’1,7 per cento medio europeo e il differenziale BTp-Bund è sceso ai minimi dal 2015.
Sostenibilità, ricerca, innovazione
Chiusura in rialzo anche per Wall Street con il Dow Jones che guadagna lo 0,30 per cento a 31.148,11 punti, il Nasdaq lo 0,57 per cento a 13.856,30 punti e l’indice S&P500 lo 0,39 per cento a 3.886,80 punti. Fino a raggiungere l’11 febbraio il rendimento al minimo storico sotto quota 0,50 per cento. Si delineano, inoltre, i piani del nuovo esecutivo con un’Irpef progressiva mutando le aliquote e meno tasse sul lavoro; combattere l’evasione fiscale, nessuna nuova imposta e fermare la flat tax. Si fanno strada svolte decisive anche in tema di sostenibilità, ricerca, innovazione e digitalizzazione. Argomenti a cuore delle imprese e delle nuove generazioni. Gestire gli oltre 200 miliardi di euro del Recovery plan è questione altrettanto delicata e la preoccupazione recente di Carlo Cottarelli, poco prima dell’ufficiale nomina di Draghi, era che la gestione dei fondi potesse finire nelle mani sbagliate in mancanza di una valida governance.
“Whatever it takes”
In un quadro così presentato, è opportuno fare delle riflessioni. Ossia, quando dal Premier verranno promulgate determinate scelte che richiederanno ulteriori sforzi e sacrifici agli Italiani, è giusto comprenderle. Dietro una decisione dettata da un grande economista come Draghi, ci sono conoscenze e studi di politica economica e monetaria che vanno ben oltre le ideologie di alcuni. In quanto tali, certi insegnamenti vanno rispettati, capiti e messi in atto da tutti. Noi per primi dovremmo dare il buon esempio. Per noi giovani studiosi di queste discipline sarà più semplice ed immediato capirne l’efficacia. La speranza risiede nell’animo di ciascuno e questa non deve mai essere calpestata dagli errori di chi non conosce. Forse sarà un Presidente per pochi, ma ciò che conta è che lo sia per un periodo lungo “Whatever it takes” (costi quel che costi), citando una sua celebre affermazione.
Il discorso di Rimini
L’estate scorsa durante il Meeting di Rimini, Draghi rivolge un messaggio molto importante puntando proprio su istruzione, giovani e crescita: “La situazione presente rende imperativo e urgente un massiccio investimento di intelligenza e di risorse finanziarie in questo settore. La partecipazione alla società del futuro richiederà ai giovani di oggi ancor più grandi capacità di discernimento e di adattamento. […] Il debito creato con la pandemia è senza precedenti e dovrà essere ripagato principalmente da coloro che sono oggi i giovani. È nostro dovere far sì che abbiano tutti gli strumenti per farlo pur vivendo in società migliori delle nostre. Per anni una forma di egoismo collettivo ha indotto i governi a distrarre capacità umane e altre risorse in favore di obiettivi con più certo e immediato ritorno politico: ciò non è più accettabile oggi. Privare un giovane del futuro è una delle forme più gravi di diseguaglianza”.
Federica Costanzo