Morti sul lavoro, la Sicilia sfiora la zona rossa. Edilizia più a rischio

Incidenti mortali sul lavoro: laSiciliasi conferma in “zonaarancione” e cresce negli anni l’incidenza dei casi per milione di occupati. L’Isola è infattia un passo dalla zona rossae con un trend in crescita che potrebbe farla tornare ai livelli ancora piùpreoccupantidel 2020. Questi i dati dell’ultimorapportodell’osservatorio Sicurezza e AmbienteVega. Emerge come l’Isola sia all’ottavo postoper infortuni mortali sul lavoro, la prima d’Italia classificata comearancione. Le tre regioni dove lavorare è più pericoloso sono inveceUmbria, Basilicata e Campania. Qui l’incidenza di mortalità rilevata nel quadriennio, infatti, posiziona le regioni inzona rossa per tre anni su quattro. È invece laToscanaa far emergere il risultato migliore con tre anni in zona bianca. Qui le incidenze di mortalità sul lavoro sono ben inferiori rispetto alla media del Paese. SeguonoFriuli–VeneziaGiuliaeLazio, per due anni in zona bianca. L’incidenza degliinfortunimortaliindica il numero di lavoratoridecedutidurante l’attività lavorativa in una data area (regione o provincia)ogni milione di occupatipresenti nella stessa. Questo indice consente di confrontare il fenomeno infortunistico tra le diverse regioni, pur caratterizzate da una popolazione lavorativadifferente. “Il primo risultato è già un violentotuffonell’emergenza. Perché sono 4.622 le vittime sul lavoro da gennaio 2020 a dicembre 2023. Ciò significa oltre 1.150 decessi all’anno: 1.004 in itinere e 3.618inoccasionedi lavoro. Ed è quest’ultimo il dato più preoccupante, perché è quello che definisce la qualità dellaquotidianitàlavorativadegli italiani”, osserva MauroRossato, presidente dell’Osservatorio Sicurezza e Ambiente Vega. Osservarel’andamentoinfortunisticoper settore significa ripercorrere unquadrienniomolto complesso per la salute e per l’economia del Paese. Nel caso di denunce di infortunio con esito mortale, a fine2023sono leCostruzionia far registrare il maggior numero di infortuni mortali (150). Sono sempre le Costruzioni a detenere il triste primato di morti in occasione di lavoro lungo tutto ilquadriennioconsiderato (522 decessi). Seguono leAttivitàmanifatturiere(459) e daiTrasportie Magazzinaggio (435 vittime).  Nel 2020, anno della pandemia del Covid, le Attività Manifatturiere e la Sanità riscontrano un picco se confrontati con il 2022 e il 2023. Nel 2023 è il settore delle Attività Manifatturiere quello che registra il valore maggiore di denunce di infortunio, sebbene su valori inferiori al 2020, seguito daSanità, Costruzioni e Trasporti. Oltre alla definizione dellivello di sicurezzaper ciascuna regione, l’Osservatorio individua nel corso del quadriennio 2020 – 2023l’identikitdeilavoratoripiù a rischioper fascia d’età. E lo fa sempre attraverso le incidenze di mortalità. Un dato, quest’ultimo, che continua ad essere sempre più preoccupante tra i lavoratorianziani. Proprio nella fascia dei lavoratoriultrasessantacinquennil’incidenza nei quattro anni va da un minimo di 96 morti per milione di occupati relativo al 2022 ad un massimo di 188 nel 2020. A seguire, la fascia di lavoratori compresi tra i 55 e i 64 anni (da 61 a 96). Ma c’è un altro dato molto significativo e altrettanto scoraggiante. Quello che riguarda igiovanissimilavoratorie che, purtroppo, si ripete anno dopo anno; ovverol’elevataincidenzadi mortalità tra i 15 e i 24 anni. Il rischio di morire sul lavoro per loro, che nel quadriennio considerato va da 23 morti per milione di occupati a 28, è ben superiore rispetto ai colleghi che hanno un’età compresatra i 25 e i 34 anni(da 13 a 16 infortuni mortali ogni milione di occupati). Capitolo a parte quello deilavoratoristranieri. Anche per loro si parla di incidenze di mortalità elevate rispetto a quelle dei colleghi italiani. E nell’ultimo biennio considerato dall’Osservatorio Vega Engineering è diventato addiritturapiù che doppio. Questo si evidenzia sia nelle morti in occasione di lavoro che in quelle in itinere. Le incidenze di mortalità inoccasionedilavorotra ilavoratoristranieri vanno dunque da un minimo di 63,9 morti per milione di occupati nel 2022 a 65,3 nel 2023, mentre per gli italiani si va da 31,1 nel 2023 a 44,1 nel 2020. Nel 2023il rischio di morte sul lavororisulta essere più che doppio rispetto agli italiani: gli stranieri, infatti, registrano 65,3 morti ogni milione di occupati, contro i 31,1 italiani cheperdono la vitadurante il lavoro ogni milione di occupati.