Un patrimonio poco digitalizzato, scarsamente attrezzato per i più piccoli e carente sotto il profilo dell’assistenza ai disabili. È il quadro che emerge, relativamente alla Regione siciliana, dall’ultimo rapporto Istat sui musei italiani, pubblicato nelle scorse ore. La Regione che da sola conta sette Patrimoni dell’Umanità Unesco (al pari di nazioni come Egitto, Danimarca e Finlandia) non sembra curarli a dovere, almeno dal punto di vista museale: solo due siciliani su dieci visitano i musei, mentre sono poco di più (tre su dieci), ad aver almeno comprato un libro. Forse per questo il flusso di visitatori risultava in calo già prima della pandemia. Ad entrare nei musei siciliani, nel 2019, sono state circa 6 milioni e 665 mila persone, contro i 7 milioni e 621 mila persone del 2018. Un calo di quasi il 13 per cento, e questo in era pre-Covid.
La distribuzione delle strutture
Il rapporto esamina la situazione di musei e istituti “similari”, che fanno capo a diversi enti pubblici e privati. Per la Sicilia si parla di 241 strutture, di cui 177 musei e gallerie (73,4 per cento), 34 aree e parchi archeologici (14,1 per cento), 30 monumenti o complessi monumentali (12,4 per cento). Di queste realtà, 88 sono gestite dalla Regione siciliana (36,5 per cento), 4 dalle Province o Città metropolitane (1,7 per cento), 71 dai Comuni (29,5 per cento). E ancora, 6 sono appartengono a scuole e università (2,4 per cento), 34 a enti ecclesiastici o religiosi (14,1 per cento), 21 ad associazioni riconosciute e non (8,7 per cento), 12 a fondazioni o privati cittadini (5 per cento), 5 ad altri soggetti (2 per cento). Non c’è una sola testa a decidere, insomma, fatto che potrebbe influire sulla gestione delle strutture stesse.
Paganti e non paganti
L’Istat esamina anche le modalità d’accesso ai musei. 99 risultano essere a completamente gratuiti (41,1 per cento), 131 prevedono un accesso anche a pagamento (54,4 per cento), 11 non comunicano il dato (4,6 per cento). Per quanto riguarda il numero di ingressi, 65 registrano fino a mille visitatori all’anno (27 per cento), 96 da 1001 fino a 10mila (39,8 per cento), 52 da 10mila e 1 a 100mila (21,6 per cento), 4 da 100mila e 1 a 500mila (1,7 per cento) e 4 da 500mila in su (1,7 per cento). Infine 20 strutture (8,3 per cento) non comunicano i dati. Di questi visitatori 4.307.490 sono paganti e 2.349.969 non paganti, per un totale di 6.657.459. La media di visitatori è di 29.989 per singola struttura, alle spalle di Veneto (34.069), Toscana (42.643), Campania (64.785) e Lazio (99.226).
Musei poco “smart”
Ma è scorrendo le slide sull’organizzazione interna che si incontrano i dati più interessanti. I musei siciliani risultano scarsamente tecnologici: solo il 46,6 per cento ha un proprio sito internet, mentre il 29,5 ne è sprovvisto e il 24,1 non comunica i dati. Sovrapponibile la percentuale della presenza sui social: ad essere sulle principali piattaforme (Facebook, Twitter, YouTube, Instagram, Flikr, etc.) è appena il 43,6 per cento, mentre il 32,4 per cento è assente e il 24,1 non risponde. La situazione non migliora guardando alla fruizione digitale dei contenuti: ad aver digitalizzato le collezioni è meno di un terzo delle strutture, (29,4 per cento), mentre oltre due terzi non l’ha fatto o non lo comunica (70,7 per cento). Appena il 16,6 per cento offre una connessione wi-fi gratuita per i visitatori, mentre il 62,2 per cento non lo fa e il 21,2 per cento non risponde.
Musei sì, ma non per tutti
Poco confortanti anche i dati sull’accoglienza nei confronti dei più piccoli e dei diversamente abili. Se ad offrire visite guidate è quasi il 60 per cento delle strutture, ad ospitare laboratori didattici per bambini, ragazzi e scolaresche è solo il 35,3 per cento, mentre il 41,5 per cento non lo fa e il 23,2 per cento non risponde. Dispone di spazi e strutture adeguate per i visitatori disabili (bagni attrezzati, rampe, elevatori, etc.) il 40,7 per cento dei musei, mentre un altro 40,7 per cento non offre servizi adeguati e il 19,1 per cento non comunica i dati. Per quanto riguarda le persone con disabilità, l’assistenza è garantita solo dal 22,4 per cento delle strutture, mentre il 53,5 per cento non lo fa e il 24,1 per cento non risponde. Musei sì, ma non per tutti.