Nicola Pietrangeli, ultime parole da brividi: ha parlato della morte | Confessione prima della fine

Nicola Pietrangeli, ultime parole da brividi: ha parlato della morte | Confessione prima della fine

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Quelle frasi intime, quasi profetiche, che Nicola Pietrangeli aveva confidato parole forti, oggi assumono un peso diverso dopo la sua scomparsa.

Ci sono dichiarazioni che, nel momento in cui vengono pronunciate, sembrano soltanto una nota di colore di un personaggio brillante e diretto come Nicola Pietrangeli. Ma quando quel personaggio se ne va, quelle stesse parole tornano a galla con una forza inaspettata, quasi dolorosa. È ciò che sta accadendo oggi, all’indomani della morte della leggenda italiana del tennis, spentasi a 92 anni. In molti stanno infatti rileggendo ciò che Pietrangeli aveva confidato in un’intervista ad Aldo Cazzullo nel 2023: un passaggio che, riletto ora, assume una luce quasi premonitrice.

“Ogni sera prima di addormentarmi mi faccio il segno della croce. Spero, come tutti, di morire nel sonno. Ma finora mi sono sempre svegliato”. Parole che allora suonavano come una battuta graffiante, nello stile di un uomo abituato a vivere tra ironia, orgoglio e disincanto. Oggi, però, diventano uno specchio intimo di un campione che non ha mai avuto paura di raccontare le proprie fragilità, confessando perfino il pensiero – immediatamente sdrammatizzato – di gettarsi dal sesto piano, o la tentazione della cremazione contro la paura stessa del fuoco.

Sotto quella corazza di sicurezza e carisma c’era un uomo che, più volte, aveva ricordato di essere sfuggito alla morte da bambino: prima durante un bombardamento a Tunisi, poi in un campo minato dove si era ritrovato camminando tra i resti di una battaglia. “L’angelo custode esiste di sicuro”, aveva detto. E per chi oggi ripercorre la sua storia, quelle frasi sembrano custodire il filo di una vita che, più volte, si era trovata sull’orlo dell’irreparabile.

Un uomo libero, tra rivalità, vittorie e ferite mai davvero chiuse

Nel ricordare Pietrangeli, tornano anche le sue parole taglienti sui tennisti italiani di oggi, giudizi che non si era mai trattenuto dal pronunciare con la sincerità spiazzante che lo ha sempre contraddistinto. Diceva che Musetti era quello che “giocava meglio”, che Sinner aveva “tutte le qualità per vincere a lungo”, mentre su Berrettini scherzava sulle “gambette” che non reggevano il busto. Una franchezza che si ritrovava anche nelle sue ferite più profonde, come quella legata a Adriano Panatta, definito “il fratello più piccolo che non avevo mai avuto”, ma con il quale il rapporto si spezzò nel 1978 in un episodio che Pietrangeli non aveva mai veramente superato.

Rievocando quel momento, raccontava di essere stato convocato in un hotel, messo davanti a un “plotone d’esecuzione”, e di essersene andato sbattendo la porta dopo un duro scambio. Un duello umano che, come tutti i suoi, aveva continuato a farsi sentire negli anni nelle sue parole pungenti, affettuose e a tratti nostalgiche.

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Amori, conquiste e quel mito che non ha mai smesso di seguirlo

La sua vita privata, raccontata con lo stesso tono disincantato, era una sequenza di amori intensi e finali dolorosi. Smentiva categoricamente di aver avuto 1.400 donne, ironizzando sul paragone con Califano e ricordando invece solo “quattro grandi amori”, ognuno chiuso con un abbandono. E in quella sua sincerità, c’era il ritratto di un uomo che non aveva mai temuto di mostrarsi per quello che era: brillante, complesso, talvolta ruvido, sempre profondamente autentico.

Oggi, mentre l’Italia del tennis saluta la sua icona più longeva e ingombrante, quelle sue parole sulla morte nel sonno tornano a bussare alla memoria collettiva. Non per creare mistero o enfasi, ma perché rivelano l’ultimo tratto di un campione che non ha mai smesso di guardare la vita con lucidità, ironia e un pizzico di sfida. Un uomo che ha fatto grande il tennis italiano e che, fino all’ultimo, ha raccontato se stesso senza filtri. Anche quando parlava di un sonno da cui, un giorno, non avrebbe più voluto svegliarsi.