Niente lavoro sotto l’albero: il Natale di chi rischia il posto
Per centinaia di lavoratori questo sarà
un Natale senza festa. Tra la cassa integrazione e lo spettro di
nuovi licenziamenti, dalle fabbriche alla grande distribuzione sono
decine le vertenze aperte o che potrebbero esplodere nei primi mesi
del nuovo anno lasciando a casa migliaia di persone. Casi emblematici
di un’economia che, soprattutto in Sicilia, ristagna da tempo
nonostante le risorse pubbliche, impiegate spesso senza sortire alcun
effetto. Su tutti, il caso più emblematico è
forse quello dello stabilimento industriale Blutec. Dopo l’addio di
Fiat, oggi Fca, per l’ottavo anno consecutivo gli operai sono rimasti
a casa e i cancelli dello stabilimento saldamente chiusi. E se una
parte di loro, 665 tute blu ex Fiat, potranno contare sulla cassa
integrazione almeno fino al 18 ottobre 2020, per i lavoratori
dell’indotto il futuro appare ancor meno roseo. Su circa 300 unità,
infatti, i 60 di Manital Ssa sono da mesi fuori da ammortizzatori
sociali, mentre per i 66 di BN Sud, ditta che a Termini Imerese
produceva i parafanghi per la Fiat, scadranno a marzo. Il tema
centrale, tuttavia, rimane l’assenza di un piano industriale: per
via delle note vicende giudiziarie che hanno coinvolto la proprietà
del gruppo, al momento Blutec si trova in amministrazione giudiziaria
straordinaria, e ora la palla passa al ministero. Ma in assenza di
investitori credibili è difficile pensare a un futuro diverso per lo
stabilimento: “Al momento mi risulta che ci siano dei contatti con
un grande gruppo – dice Roberto Mastrosimone, alla guida della Fiom
Cgil Sicilia – ma troppo spesso, in passato, abbiamo sentito queste
voci poi rivelatesi infondate. Intanto, auspichiamo che subito dopo
Capodanno si trovino le risorse per l’indotto. E poi si guardi al
futuro: non solo automotive ma anche altri settori: il nostro impegno
è di ricollocare tutto il personale”. Cattive notizie anche per i 2600 operatori Almaviva di Palermo. Già provati dai continui tagli alle commesse da parte dei due principali committenti (Tim e Wind), ora è in arrivo una nuova tegola. Sky ha annuncaito una contrazione dei volumi, pari al 36 per cento, per i primi tre mesi del 2020. Un taglio che potrebbe mettere a repentaglio l’intera commessa. Il quadro si tinge a tinte ancora più fosche per i lavoratori del call center Almaviva, già provati da riduzioni e con lo cassa integrazione straordinaria in scadenza a marzo. Sul piede di guerra i sindacati: “Gli ultimi due tavoli al ministero del Lavoro – afferma Max Fiduccia della Slc Cgil Palermo – sembravano andare verso una direzione in cui, fronteggiando la crisi con ammortizzatori sociali, si evitavano licenziamenti. L’ulteriore aggravarsi della situazione di Palermo per la commessa Sky dà meno certezze. Dal tavolo a gennaio, ci aspettiamo ulteriori risposte e atti concreti da parte del governo”. Leggi anche–Sedi, sportelli, lavoro: avanza la desertificazione bancaria Tra i settori più colpiti dalla crisi,
c’è sicuramente quello della grande distribuzione. Tanti tra
grandi e piccoli gruppi, negli ultimi mesi, hanno deciso di dare
forfait mietendo non poche vittime nell’Isola. A preoccupare
maggiormente è il personale dei punti vendita Auchan coinvolti nel
macchinoso passaggio di proprietà al consorzio Conad, con l’annuncio
di oltre 3100 esuberi in Italia. Ieri i dipendenti dei supermercati
presenti nell’Isola – due a Palermo e a Catania e uno a Siracusa –
hanno incrociato le braccia e sono scesi in piazza chiedendo certezze
sul loro futuro, dato che il nuovo piano industriale è ancora
sconosciuto. Unica certezza: una riduzione fino al 50 per cento delle
superfici di vendita in Sicilia entro i primi sei mesi del 2020. Un
dato che, secondo i sindacati, potrebbe tradursi in un dimezzamento
per i circa 800 dipendenti del marchio. Altra vertenza in Sicilia è
quella che riguarda il gruppo Papino. Attualmente sono 268 i
lavoratori in cassa integrazione mentre si attende che il tribunale
dia il via libera per il passaggio al nuovo acquirente. Caos anche
per quanto riguarda la grave crisi del gruppo Meridi, di cui fa parte
la società che gestisce i supermercati a marchio Forté. In questo
caso, sono circa 500 i dipendenti per cui il futuro appare a rischio.
Per i prossimi giorni è prevista una nuova mobilitazione regionale.
In gravi difficoltà anche il personale dei punti vendita Centro
Convenienza. Per evitare la bancarotta la società proprietaria del
marchio ha presentato domanda di concordato preventivo. Intanto,
però, i negozi di Palermo e Catania rimangono chiusi e i lavoratori,
circa 300, da alcuni mesi non percepiscono più lo stipendio senza
alcun sostegno al reddito. “Nel settore del commercio siamo in
piena emergenza – dice Marianna Flauto, al vertice della Uiltcus
Sicilia – il governo regionale e nazionale dovrebbero assumere
decisioni straordinarie per una situazione senza precedenti. È
necessario istituire un tavolo e creare un bacino di crisi dal quale
poi le nuove aziende che decidono di investire in Sicilia possano
attingere lavoratori”. Dopo quasi due anni di stop, l’Ippodromo della Favorita potrà tornare alle normali attività sportive. Nei giorni scorsi, il Comune di Palermo ha ultimato le procedure per l’aggiudicazione della gara, che è stata affidata alla Sipet Srl di Monsummano Terme, in provincia di Pistoia, per trent’anni. La Sipet adesso dovrà presentare un cronoprogramma, così come era specificato nel bando, per il recupero della struttura, compresi i locali che ospitavano un ristorante e tutte le aree di pertinenza. Si apre così una nuova fase di rilancio per l’impianto di viale del Fante, dopo un lungo periodo di chiusura a causa di infiltrazioni mafiose nelle scommesse. Si apre uno spiraglio per 50 dipendenti ex Ires rimasti nel frattempo a casa. Tra le disposizioni contenute nel bando, infatti, c’è anche l’introduzione di una clausola sociale di salvaguardia per i lavoratori. Nei prossimi giorni, la Slc Cgil chiederà un incontro con la nuova società “per ridare certezza ai dipendenti rimasti a casa per tanti mesi”.