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Non è un Pnrr per giovani e donne: nel 70% degli appalti quote non rispettate

In ben 51 mila appalti su 75 mila, scrive Anac,, vengono aggirate le regole d'ingaggio fissate dal Governo, che nel 2021 si era impegnato a "condizionare l’esecuzione dei progetti all'assunzione di giovani e donne". Lettera morta, secondo l'Autorità anticorruzione

Gli appalti del Pnrr non rispettano le regole sul lavoro di giovani e donne. Su 75.109 affidamenti relativi al Piano nazionale di ripresa e resilienza, ben 51.850 “prevedono una deroga totale alla clausola che obbliga le imprese che si aggiudicano la gara a occupare almeno il 30 per cento di giovani under 36 e donne”. In termini percentuali, quasi sette appalti su dieci non rispettano le indicazioni. A metterlo nero su bianco è l’Autorità nazionale anticorruzione (Anac), nella relazione 2022 presentata nei giorni scorsi al Parlamento. Per altri 1.900 appalti (il 2,5 per cento) è stata richiesta “una deroga parziale, ovvero un abbassamento della clausola del 30 per cento”, mentre soltanto 21 mila (il 28 per cento) “prevedono il rispetto della quota di giovani e donne prescritta dalla legge”. Di fatto, secondo Anac, vengono aggirate le regole d’ingaggio fissate dal Governo Draghi, che nel 2021 si era impegnato a “condizionare l’esecuzione dei progetti del Piano all’assunzione di giovani e donne”, in modo da perseguire “pari opportunità generazionali e di genere”. Impegno che, dati alla mano, non viene mantenuto nella maggior parte dei casi.

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La normativa del Pnrr

A chiarire i contorni normativi è la stessa Anac, nel capitolo della relazione dedicato alla contrattualistica pubblica. A dettare le quote minime di occupazione di giovani e donne è il Decreto legge 77/2021, che all’articolo 47 prevede esplicitamente “misure volte a promuovere le pari opportunità, generazionali e di genere, in relazione alle procedure afferenti gli investimenti pubblici finanziati, in tutto o in parte, con le risorse del Pnrr”. Indicazioni recepite dalla stessa Autorità anticorruzione, che con le delibere 154/2022 e 332/2022 “ha provveduto ad un aggiornamento del disciplinare-tipo, al fine di garantire il pieno recepimento delle misure volte alla promozione della parità di genere e generazionale nel settore dei contratti pubblici”. Per realizzare questo obiettivo, precisa inoltre Anac, sono state effettuate delle modifiche al Sistema informativo monitoraggio gare (Simog), “ai fini dell’acquisizione dei dati riferiti ai requisiti occupazionali”, e sono state pubblicate raccomandazioni “in ordine alla previsione, nei bandi di gara, negli avvisi o negli inviti, dei criteri premiali in relazione al possesso della certificazione della parità di genere”.

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I numeri degli appalti

A dispetto dell’impegno profuso, la normativa appare trascurata. Anac ha verificato il rispetto dei requisiti “in più occasioni nel corso del 2022”, vagliando le gare a procedura aperta, ristretta e negoziata, oltre a eventuali affidamenti diretti. I risultati, come detto, fotografano un Piano di ripresa per il quale le pari opportunità non sono la priorità. Le motivazioni fornite sono diverse. Si va dal “ridotto importo del contratto” (23.372 affidamenti, 38,8 per cento) alla “necessità di esperienza o di particolari abilitazioni professionali” (4.619 affidamenti, 7,67 per cento). E ancora, si deroga alle regole a causa della “scarsa occupazione femminile nel settore” (3.873 affidamenti, 6,43 per cento), per peculiarità del “mercato di riferimento” (2.189 affidamenti, 3,63 per cento), o per via del “numero dei lavoratori inferiore a tre” in azienda (2.066 affidamenti, 3,43 per cento). Nella maggior parte dei casi, tuttavia, “le stazioni appaltanti non hanno specificato il motivo della deroga”. Secondo Anac, ciò è accaduto per ben 23.666 affidamenti, pari al 39,29 per cento del totale, senza che si conoscano le ragioni precise della mancata applicazione della norma.

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Più soldi, più diritti

Il rispetto della quota di donne e giovani, osserva Anac, potrebbe essere legato al “peso” degli appalti. Nel rapporto dell’Autorità nazionale anticorruzione, infatti, si osserva che con l’aumentare dell’importo “cresce, ma in maniera contenuta, anche il rispetto delle quote per l’occupazione di giovani e donne”. Infatti su 27.420 affidamenti di importo superiore ai 40 mila euro “il 51,55 per cento prevede una deroga totale, il 6,48 per cento una deroga parziale mentre nel 41,65 per cento dei casi la clausola giovani e donne è rispettata”. Per quanto riguarda i 12.638 contratti di importo superiore ai 150 mila euro, “il 31,63 per cento prevede una deroga totale, il 12,58 per cento una deroga parziale mentre il 55,5 per cento rispetta la clausola”. Infine, considerando i 4.328 appalti superiori al milione di euro, “il 59,4 per cento rispetta la quota del 30 per cento di occupazione di giovani e donne, il 23,31 per cento prevede la deroga totale, il 17,14 per cento la deroga parziale”. Più è ricco l’affidamento, insomma, più le pari opportunità verrebbero tenute in considerazione.

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Valerio Musumeci
Valerio Musumeci
Valerio Musumeci, giornalista e autore. Nel 2015 ha esordito con il pamphlet storico-politico "Cornutissima semmai. Controcanto della Sicilia buttanissima", Circolo Poudhron, con prefazione della scrittrice Vania Lucia Gaito, inserito nella bibliografia del laboratorio “Paesaggi delle mafie” dell'Università degli Studi di Catania. Nel 2017, per lo stesso editore, ha curato un saggio sul berlusconismo all'interno del volume "L'Italia tradita. Storia del Belpaese dal miracolo al declino", con prefazione dell'economista Nino Galloni. Nel 2021 ha pubblicato il suo primo romanzo, "Agata rubata", Bonfirraro Editore.

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