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Nuove imprese, il Sud meglio del Nord. Ma la Sicilia è sotto la media

Tra aprile e giugno 2020 il numero di nuove imprese nel meridione cresce più che al Nord. Ma non in Sicilia: a Siracusa, unico caso insieme a Gorizia, le imprese sono diminuite

Mesi difficili per le imprese italiane, confermate dai numeri di Infocamere e Unioncamere. Nel periodo tra aprile e giugno 2020, caratterizzato dal lockdown dovuto alla pandemia da Covid-19 e dalle successive prime riaperture per le attività, rallentano le nuove iscrizioni alle Camere di commercio rispetto al 2019. Ma, insieme a queste, anche le cessazioni. Tra aprile e giugno il saldo in Italia è stato positivo di 19 mila e 885 imprese, con 57 mila e 922 iscrizioni contro 38 mila e 67 cessazioni, lo 0,33 per cento di crescita. Ma nel 2019 il saldo era superiore del 32 per cento, con 29 mila e 227.

Al Sud più iscrizioni, ma la Sicilia è sotto la media

In questo contesto, secondo il dati di Movimprese diffusi dall’Unione delle camere di commercio italiane, è però il Nord a risentire maggiormente della crisi. Il saldo positivo di 8 mila e 905 imprese nate nel secondo trimestre 2020 rappresenta infatti il 45 per cento del totale nazionale, con un dinamismo superiore alle atre aree del Paese, anche in termini percentuali. Sul totale degli oltre 2 milioni di imprese, la crescita è dello 0,44 per cento. Segue il Centro, con un saldo di 4 mila e 150 (più 0,3 su un milione e 300 mila), il Nord-Ovest (3.837, lo 0,25 per cento del totale di un milione e mezzo), e infine il Nord-Est (un saldo di 2.963, 0,26 punti in più su un milione e centomila). In questo contesto sono soprattutto Campania (più 3.143 imprese, una crescita dello 0,53 per cento) e Puglia (più 1859, lo 0,49), a trainare la crescita del meridione. La Sicilia invece è sotto la media nazionale, con 0,29 punti percentuali su un totale di circa 467 mila e 773 imprese registrare. Con un saldo di 1.375 imprese, dovuto a 3.932 iscrizioni e a 1375 cessazioni.

Caltanissetta cresce più di tutte. Siracusa perde 92 imprese

Nel contesto siciliano ci sono però molte differenze. La provincia che, in termini assoluti, pesa più nel conteggio è Catania, con 1.355 nuove iscrizioni al fronte di 1.120 cessazioni. Il saldo, di 235 imprese, rappresenta però solo lo 0,23 per cento di crescita, un dato inferiore alla media siciliana e superato da Palermo con lo 0,3 per cento di crescita (più 294 imprese, a fronte di 1057 iscrizioni e 763 cessazioni). Ma a crescere è soprattutto da Caltanissetta. La provincia nissena segna un più 0,68 per cento, con un saldo di 172 nuove imprese, dovuto a 279 iscrizioni e a 107 cessazioni. Seguono in termini percentuali Agrigento, con lo 0,55 per cento e un saldo di 220 (401 nate, 181 cessate), Ragusa con più 0,46, ovvero 349 iscritte e 178 cessate, un saldo positivo di 171 imprese, e Trapani con più 0,42 per cento, con un saldo positivo di 195 imprese dovuto a 472 iscrizioni e a 277 cessazioni. Enna è invece la provincia con meno imprese nate (159) e cessate (108), ma con un saldo comunque in positivo dello 0,34 per cento (più 51). Sotto la media è invece Messina, che cresce dello 0,21 per cento: le cessazioni sono state 584, le nuove iscrizioni 713, con un saldo di 129. Siracusa è invece l’unica provincia in Italia (insieme a Gorizia), ad avere un saldo negativo: le imprese iscritte tra aprile e giugno 2020 (522), sono meno delle cessate (614), per un totale di meno 92, ovvero una flessione dello 0,24 per cento.

Cresce il commercio, ma diminuiscono le società di persone

Nell’analisi a livello settoriale, fornita da Unoncamere e Infocamere solo a livello nazionale, si registrano saldi attivi per tutti i macro-comparti. Guida il commercio (saldo positivo di 6.291), seguito dalle costruzioni (più 5.222) e dai servizi di alloggio e ristorazione (3.425). In termini percentuali, l’avanzamento più sensibile (più 1,4 per cento su base trimestrale), si registra nei servizi alle imprese (2.944 le imprese in più), seguiti dalle attività professionali, scientifiche e tecniche (più 1,3 per cento l’incremento nel trimestre, pari a 2.828 imprese in più) e dalle attività finanziarie e assicurative (più 1,1 per cento corrispondente ad un aumento di 1.366 unità). Per le forme giuridiche, il 65 per cento delle poco meno di 20 mila imprese in più hanno la forma dell’impresa individuale in 12.972 casi. E, sottolinea lo studio, rispetto ai periodi più recenti l’analisi della nati-mortalità delle imprese per forme giuridiche segnala nel secondo trimestre 2020 un rallentamento della dinamica delle società di capitale. Pur aumentando di 7.938 unità, il loro tasso di crescita trimestrale (più 0,45 per cento), è più che dimezzato rispetto allo stesso periodo del 2019, quando fu pari all’1,03 per cento. Unica forma giuridica in arretramento, nel trimestre aprile e giugno, è quella delle società di persone (meno 1.230 unità), pari ad una riduzione dello 0,13 per cento dello stock di imprese di questo tipo.

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Leandro Perrotta
Leandro Perrotta
Catanese, mai lasciata la vista dell'Etna dal 1984. Dal 2006 scrivo della cronaca cittadina. Sono presidente del Comitato Librino attivo, nella città satellite dove sono cresciuto.

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