Occhipinti e l’appello a Musumeci: “Aspetto un confronto”

Giovane, donna, siciliana. Ha studiato a Milano ed è tornata per produrre vino. Ha scritto al presidente della Regione perché intervenga contro “il far west”. È arrivata una telefonata, ma niente di più Arianna
Occhipinti si occupa da ormai 16 anni dell’azienda agricola che
porta il suo nome e che si estende tra i filari di vite in contrada
Fossa di Lupo, vicino Vittoria. Conclusi i suoi studi in Enologia a
Milano, ha deciso di tornare nella sua terra per produrre vini.
“All’inizio è stata una sfida
parecchio dura”, racconta. “Arrivavo come giovane donna in un
settore come quello dell’agricoltura, popolato quasi esclusivamente
da uomini”. Al primo ettaro di terra ne sono seguiti altri.
L’azienda oggi si estende anche nelle contrade Bombolieri,
Bastonaca e Pettineo. Arianna Occhipinti è riuscita a conquistare il
rispetto prima e l’autorevolezza poi, ponendosi fianco a fianco con
chi ogni giorno lavorava con lei: “Questo è indispensabile, in
agricoltura così come in ogni altro settore”. Oggi le difficoltà
sembrano essersi appianate, “anche se i pregiudizi nei confronti
delle donne rimangono e credo che l’unico modo per superarli sia
lavorare duramente”. La
Sicilia è spesso ripudiata da chi desiste nel cercare lavoro in un
luogo che sembra non saperne offrire. Chi rimane prova a
reinventarsi: “Ci sono limiti
economici che hanno radici lunghe e che non possono essere superati
con l’assistenzialismo o con soluzioni tampone”, afferma
l’imprenditrice. Se da una parte servirebbe una responsabilità
politica forte, dall’altra occorre che questa sia sostenuta da una
mentalità nuova da parte di tutti: “Io credo che la mia
generazione in parte ce l’abbia. Siamo in tanti ad aver deciso di
scendere in campo personalmente per creare un progetto di lavoro che
fa parte della nostra vita e con cui metterci a disposizione del
territorio per farlo crescere”. Serve, “anzitutto formarsi, fare
esperienza nel mondo e poi, con un pizzico di coraggio, scegliere
quale dei tanti doni di questa terra si sente proprio e scommetterci.
Io l’ho fatto con l’agricoltura”. L’agricoltura, uno dei settori più sviluppati in Sicilia, è anche fra i più complicati in cui investire: “Le campagne sono un far west”, scriveva Arianna Occhipinti nella sua lettera-denuncia pubblicata lo scorso ottobre sul suo profilo Facebook e indirizzata al presidente dell Regione Nello Musumeci. Nelle tante contrade in cui mancano le istituzioni e i controlli, si sono create altrettante giurisdizioni. I raccolti sono devastati a turno dai pecorai, le strade sono invase dall’immondizia, “la gente fa un po’ quel che vuole”.Occhipinti chiede che siano controllati i fascicoli aziendali dei pecorai, il registro di carico e scarico dei sottoprodotti di lavorazione dei produttori serricoli per contrastare il fenomeno delle fumarole, che si faccia il censimento dei tanti albanesi e rumeni sfruttati nelle campagne, che si lotti contro il lavoro nero, che ci si sieda attorno a un tavolo e vengano predisposti interventi straordinari per ripristinare l’ordine.“Se verrete ad aiutarci, noi tutti ci saremo”, aveva dichiarato in chiusura del post. Musumeci ha risposto con una telefonata, ma non c’è stato ancora modo di incontrarsi: “Aspetto sia lui a cercare nuovamente il confronto, non tanto con me quanto con questo territorio che aspetta delle risposte”. Nel
2018, la produzione dell’Azienda agricola Arianna Occhipinti ha visto
un calo del 20 per cento. Con le piogge inattese di agosto, è stato
necessario selezionare l’uva quando la vendemmia era ancora
lontana: “Siamo passati due, tre volte a pulire a seconda delle
vigne, perdendo un 15-20 per cento nelle diverse parcelle, ma l’uva
era buona ed è stato fatto un bel lavoro, una di quelle vendemmie
che invecchieranno bene nel tempo”. La prima cosa che Arianna dice
di aver imparato nel suo mestiere è stata l’accettazione: della
diversità del suolo, dell’inclinazione del terreno,
dell’altitudine, dell’originalità di ciascun vigneto. Perché
accettare significa anche rispettare la terra e i suoi equilibri. Nel
2019 le cose sono andate nettamente meglio: “Le uve sembravano già
in grande stato di salute una volta raccolte e selezionate. Dagli
ultimi assaggi in vasca – racconta – i vini mi hanno mostrato
grande finezza e croccantezza, con un frutto più scuro rispetto
all’annata precedente. Tutto questo ci fa pensare ai vini austeri
che tanto ci piacciono”. Leggi anche–Vigne dell’Etna, prezzi in ascesa. Ma l’ettaro più caro è tropicale Gli ingredienti per un’azienda di successo devono abbinarsi alle caratteristiche del territorio in cui si opera: “In Sicilia – commenta Occhipinti – difficilmente possono sopravvivere e crescere progetti importati o imposti con logiche lontane da quelle del territorio”. Arianna ha instaurato un dialogo silenzioso con la sua terra, fino a una profonda conoscenza dei suoi bisogni. Il terreno è lavorato a mano e le uve crescono organicamente, senza l’uso di pesticidi, fungicidi, erbicidi, fertilizzanti chimici o sintetici. Anche la raccolta viene fatta a mano, così da scegliere i grappoli migliori, più sani e più maturi. “Ogni progetto deve essere autentico, in quanto deve misurarsi con le difficoltà e le potenzialità del luogo: testardo – lo definisce Occhipinti – perché in Sicilia, qualunque cosa tu faccia, serve una buona dose di coraggio e resistenza, e visionario”. Il suo segreto sta nella consapevolezza di ciò che fa e nel non aver mai aspirato a null’altro di più: “Ho sempre provato a ricercare il perché delle mie scelte e il successo non è mai stato un desiderio”.