Occupazione in crescita, ma anche il precariato: più 4% di contratti a termine
Aumentail tasso d’occupazione in Italia nel 2023. Ma il mercato del lavoro è ancora caratterizzato dall’ampio ricorso ai contratti a termine. Secondo i dati sul precariato diffusi da Inps, relativi ai primi nove mesi del 2023,diminuiscono sensibilmente le assunzioni a tempo indeterminato, precisamente del 5 per cento. Nei primi 9 mesi del 2023 le nuove assunzioni sono state circa6,3 milioni. In leggera flessione rispetto allo stesso periodo del 2022 (-0,3 per cento) ma comunque superiori al livello prepandemico, vale a dire il corrispondente periodo del 2019. Aumenta il lavoro intermittente (più 4 per cento), così come il ricorso a stagionali e tempo determinato (più 2 per cento). Per quanto riguarda le tipologie orarie l’incidenza del part time è rimasta pressocché stabile sia per l’insieme delle assunzioni a termine (45 per cento) che per quelle a tempo indeterminato (32 per cento). Sono6.272.000i nuovi contratti attivati nei primi mesi del 2023. Quelli atempo indeterminato sono però poco più di un milione in totale, meno di un sesto. E in continua flessione nel corso dell’anno: il primo trimestre si chiudeva con 404 mila nuovi indeterminati, il secondo con 332 mila, il terzo è sceso a quota 298 mila. Nel contempo la quota di “altri contratti” nel 2023 si è mantenuta stabile, passando da un milione e 537 mila del periodo gennaio-marzo a 1 milione 629 mila dei mesi estivi. Il picco è stato invece nel secondo trimestre, caratterizzato dalle assunzioni per la stagione turistica, con oltre 2 milioni e 70 mila contratti di lavoro attivati. Ilsaldo annualizzato,vale a dire la differenza tra i flussi di assunzioni e cessazioni negli ultimi dodici mesi, identifica lavariazione tendenzialesu base annua delle posizioni di lavoro (differenza tra le posizioni di lavoro in essere alla fine del mese di settembre rispetto al valore analogo alla medesima data dell’anno precedente). A settembre 2023 si registra un saldo positivo pari a508.000 posizioni di lavoro. Per il tempo indeterminato la variazione risulta pari a+373.000unità mentre per l’insieme delle altre tipologie contrattuali la variazione è pari a+135.000 unità(dettagliatamente: +49.000 per i rapporti a tempo determinato, +37.000 per gli intermittenti, +30.000 per gli apprendisti, +23.000 per gli stagionali e -4.000 i somministrati). In questo contesto il Meridione vede un saldo positivo sul 2022 di 147 mila nuove assunzioni, la maggioranza delle quali (più di 86 mila) contratti a tempo indeterminato. I dati sono stati commentati daIvana Veronese, segretaria confederale di Uil. “I dati dell’Osservatorio sul precariato sono una dimostrazione plastica di quanto è importante la posizione della Uil sul contrasto al lavoro precario in Italia. Continuiamo a sostenere che anche nel nostro Paese,per abbattere la curva della precarietà, occorra una riforma sul modello di quella spagnola, dove la regola per le assunzioni è quella del tempo indeterminato, lasciando alla contrattazione eventuali flessibilità. Contestualmente, bisogna far pagare molto più di ora le assunzioni con contratti temporanei, utilizzando l’extra gettito per costruire una pensione digaranzia per i giovani con carriere discontinue. Purtroppo, però, il Governo non la pensa allo stesso modo e nella manovra economica ha cancellato gli unici strumenti per sostenere le assunzioni a tempo indeterminato: sono stati tolti per il 2024 gli incentivi rafforzati per giovani under 36 e donne”, conclude Veronese.