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Oltre il 55% dei laureati siciliani trova lavoro entro un anno. I dati Almalaurea

Più della metà di chi ha ottenuto il titolo ha trovato un impiego entro 12 mesi. La maggior parte si iscriverebbe nuovamente allo stesso Ateneo. Il Rapporto 2021 sul profilo dei laureati

Oltre metà dei laureati nelle Università di Palermo, Catania e Messina ha trovato lavoro entro un anno dal conseguimento del titolo. La maggior parte di loro, inoltre, si iscriverebbe nuovamente nei rispettivi atenei. Sono i dati del Rapporto 2021 sul profilo dei laureati di Almalaurea. A confermare la scelta dell’Università di Palermo sarebbe oltre il 76 per cento dei laureati nel 2020. Il numero di occupati a un anno dal titolo, calcolato sui laureati di secondo livello del 2019, sfiora il 58 per cento. Per quanto riguarda l’Università di Catania, il 69 per cento dei laureati nel 2020 si riscriverebbe. Il 57 per cento dei loro colleghi del 2019 ha trovato un lavoro entro 12 mesi dal titolo. A confermare l’iscrizione all’Università di Messina, infine, sarebbe il 71 per cento degli ex studenti. Il 59,5 per cento dei laureati del 2019 ha trovato lavoro entro un anno.

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I dati dell’Università di Palermo

Per quanto riguarda l’Università di Palermo, il 90 per cento dei laureati nello scorso anno accademico si dichiara “complessivamente soddisfatto” dell’esperienza, mentre l’87 per cento da un giudizio positivo sul rapporto con i docenti. Ancora, l’83 per cento ritiene adeguato il carico di studio, mentre il 72 per cento giudica positivamente gli investimenti in acquisti e manutenzione ordinaria e straordinaria. Questo dato, sottolineano dall’Ateneo palermitano, è in crescita rispetto alle precedenti rilevazioni del 2020 e del 2019. Soddisfatto il Rettore Fabrizio Micari. I dati del Rapporto dimostrano “la qualità della formazione e della didattica erogata”, confermata anche “dall’importante trend di crescita delle immatricolazioni registrato negli ultimi anni”.

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“Laurea efficace per il lavoro svolto”

A mostrare una contrazione è il tasso di occupazione dei laureati entro i 12 mesi dal conseguimento del titolo. Il dato è più basso delle precedenti rilevazioni, ma per Micari ha influito “un contesto economico fortemente segnato dalla pandemia e dalle sue conseguenze”. Il 73 per cento degli ex studenti reputa la propria laurea “molto efficace per il lavoro svolto” a un anno dal conseguimento, percentuale che scende al 72 per cento a cinque anni dal titolo. Per il Rettore ciò dimostra “come la formazione avanzata sia determinante per la costruzione del proprio futuro”. Soprattutto in un momento caratterizzato dalla forte crisi economica innescata dalla pandemia, sottolinea Micari, “le imprese, la politica devono collaborare con gli Atenei per concretizzare un’autentica rinascita a partire dai nostri giovani”.

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Unict, gradimento studenti in crescita

Ai piedi dell’Etna, soltanto il 7,5 per cento degli ex studenti cambierebbe corso di laurea. Gli altri confermerebbero sia l’Ateneo che gli studi effettuati. Quasi il 90 per cento dei laureati nel 2020 si dichiara complessivamente soddisfatto dell’esperienza, mentre l’87 ritiene positivo il rapporto con i docenti e l’82 per cento ritiene adeguato il carico di studio. Dati che dimostrano “la crescita del gradimento complessivo dei neolaureati sia sul piano didattico e formativo, sia delle strutture”, commenta il Rettore Francesco Priolo. I laureati catanesi hanno in media 26,4 anni, dato più alto della media nazionale che si attesta a 25,8 anni. Sul valore, commentano da Unict, incide il ritardo nell’iscrizione al percorso universitario: “Non tutti i diplomati, infatti, si immatricolano subito dopo aver ottenuto il titolo di scuola secondaria superiore”.

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La strategia per migliorare

Per Priolo i dati del rapporto mostrano che la laurea “si conferma fondamentale per accedere al mondo del lavoro”, valore che può essere implementato “definendo nuovi percorsi virtuosi in sinergia tra comunità accademica, istituzioni e imprese”. L’Ateneo catanese si propone di incrementare ulteriormente le immatricolazioni, “confermando la ‘no tax area’ fino a 20 mila euro e aumentando il numero dei corsi di studio ad accesso libero”. Inoltre Università sta lavorando in sinergia con altri enti istituzionali e di ricerca “per rendere l’Ateneo e il territorio etneo più attrattivi e anche per favorire l’inserimento nel mondo del lavoro dei nostri laureati grazie ai tirocini formativi nelle aziende e ai programmi di interscambio internazionale”.

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I dati dell’Università di Messina

Per quanto riguarda l’Università di Messina, la quota dei laureati nel 2020 che si dichiarano soddisfatti del percorso effettuato supera il 92 per cento. “Le valutazioni degli studenti appaiono migliori rispetto alla media regionale, con la sola eccezione del giudizio espresso sulla qualità delle aule”, commenta il Rettore Salvatore Cuzzocrea. Il dato, prosegue, potrebbe migliorare alla luce degli interventi posti in essere per il miglioramento delle strutture didattiche”. Oltre il 74 per cento dei laureati triennali messinesi ad un anno dal titolo ed il 71 per cento a cinque anni dal titolo ritiene che la laurea “abbia giocato un ruolo fondamentale nel mondo del lavoro”. Numeri che rappresentano “un ulteriore stimolo per continuare nel progressivo processo di miglioramento della qualità dei servizi erogati”, conclude Cuzzocrea.

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Valerio Musumeci
Valerio Musumeci
Valerio Musumeci, giornalista e autore. Nel 2015 ha esordito con il pamphlet storico-politico "Cornutissima semmai. Controcanto della Sicilia buttanissima", Circolo Poudhron, con prefazione della scrittrice Vania Lucia Gaito, inserito nella bibliografia del laboratorio “Paesaggi delle mafie” dell'Università degli Studi di Catania. Nel 2017, per lo stesso editore, ha curato un saggio sul berlusconismo all'interno del volume "L'Italia tradita. Storia del Belpaese dal miracolo al declino", con prefazione dell'economista Nino Galloni. Nel 2021 ha pubblicato il suo primo romanzo, "Agata rubata", Bonfirraro Editore.

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