Opere pubbliche, in Sicilia un quarto delle incompiute d’Italia

Sono novemila e novecento le opere pubbliche completate in Sicilia dal 1990 al 2019. E per realizzarne una il tempo medio è stato di cinque anni e quattro mesi. Lo scrive laBanca d’Italia nel suo ultimo report sull’economia dell’Isola, evidenziando come il tempo medio sia “del 60 per cento superiore alla media”. Ovvero nel resto d’Italia la stessa opera pubblica si fa in 40 mesi, 24 meno che in Sicilia. I dati provengono dalla Banca dati delle Amministrazioni pubbliche (Bdap) della Ragioneria generale dello Stato. Nel biennio 2017-2019 le opere approvate hanno raggiunto i 14,8 miliardi, ovvero l’8,5 per cento del totale nazionale, e nella maggioranza dei casi sono lavori decisi da Comuni e dai grandi concessionari come Rfi. Ma mentre aumentano gli investimenti in programma, negli ultimi dieci anni la lentezza nella realizzazione è peggiorata. Le opere approvate dal 2011 al 2019 sono “concluse o in fase di conclusione in poco meno del 40 per cento dei casi. In corso di esecuzione o in fase di progettazione nel 30 per cento circa”. E nella maggioranza dei casi si tratta di interventi di manutenzione o comunque di “opere concluse mediamente meno costose e meno recenti”. Leggi anche –Liquidità, imprese siciliane a secco: a Trapani il rischio più alto Secondo il report di Bankitalia le ragioni dei lentissimi iter per il completamento non è praticamente quasi mai attribuibile a problematiche tecniche: il tempo si spreca “nell’attraversamento tra una fase operativa e la successiva”, in media il 36 per cento. Un’opera in Sicilia passa più tempo nella fase di progettazione (28 mesi in media), che in quelle di esecuzione esecuzione e conclusione, che hanno entrambe una durata media di poco inferiore a un anno e mezzo. Un ulteriore intoppo è rappresentato dall’affidamento dei lavori, con tempi superiori nel caso degli interventi di ristrutturazione e ampliamento o delle nuove realizzazioni, per le opere di competenza dei Concessionari di reti e per quelle di importo maggiore. E per la Sicilia, si legge nel report “il peso degli interventi al di sopra dei 500 mila euro è maggiore della media italiana di 24 punti percentuali”. Leggi anche –Ponte Himera “il 31 luglio”. L’annuncio di Cancelleri a difesa di Anas Alla lentezza delle opere si affianca anche la presenza delle incompiute. Secondo i dati pubblicati dal Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, e ripresi da Bankitalia, un quarto delle opere incompiute censite a fine 2017 era localizzato in Sicilia. Un totale che, secondo i dati del database pubblico del Bdap,conta attualmente 11 mila 225 opere, e fra queste ben dodici sono in stato “attivo” dal 2003, oltre mille quelle risalenti al 2010. L’avanzamento finanziario delle stesse era in media del 40,7 per cento, contro il 57,8 italiano, e questo nonostante la media di opere con un avanzamento superiore al 75 per cento sia nell’isola superiore alla media nazionale. Secondo Bankitalia questa situazione è frutto del maggior limite delle opere in Sicilia: la fine dei fondi di finanziamento, con una media rispetto al nazionale inferiore sia in motivazioni tecniche o al mancato interesse al completamento. Leggi anche – Sicilia, terra d’incompiute: sono 154 i cantieri bloccati I dati di Bankitalia ribadiscono quanto sottolineato negli scorsi mesi dallo studio dell’osservatorio di Ance Sicilia sulle costruzioni. Seppur in aumento negli ultimi anni (nel 2019 erano 228 i bandi di gara di competenza regionale, il 4 per cento in più sul 2018), le opere pubbliche sono comunque ben inferiori a quelle realizzate nel corso degli anni ’90 e dei primi anni 2000. Tanto che rispetto al 2007, quando le opere messe a bando dalla Regione erano per un valore superiore al miliardo e 200 milioni, resta un calo dell’81,6 per cento per importi proposti al mercato, fermi nel 2019 a 357 milioni. Un dato che vede comunque un aumento rispetto agli anni precedenti (nel 2018 le opere messe a bando avevano un valore di 288 milioni, 176 nel 2017). E un censimento svolto dall’assessorato regionale alle Infrastrutture lo scorso anno contava in 154 i cantieri bloccati, con solo un quinto dei cantieri oltre la metà dell’iter realizzativo. Leggi anche –Musumeci contro Anas, annuncia una battaglia legale E se lo sguardo si allarga dai soli bandi di competenza regionale a quelli che fanno capo allo Stato e alle sue partecipate, la situazione non sembra migliorare. Tanto che lo scorso maggio l’assessore regionale alle Infrastrutture Marco Falcone insieme al presidente della Regione siciliana Nello Musumeci annunciavano una causa miliardaria ad Anas per i danni arrecati all’isola per il mancato completamento dei lavori lungo la A19 Palermo-Catania (l’annosa questione del cedimento del viadotto Himera), oltre che per gli appalti non ancora attivi relativi ad altre opere attese come la Ragusa-Catania. L’ammontare del contenzioso doveva essere reso pubblico lo scorso 15 giugno, data nella quale un pool di legali esperti nella materia nominati dalla Regione avrebbe dovuto fornire documenti a supporto. L’ipotesi, alla quale erasubito seguita una dura risposta della società di gestione delle strade, non sembra comunque andata perduta: “Siamo attualmente in fase istruttoria”, fanno sapere dall’assessorato.